L’appello del Papa per il piano Trump
Cronaca di Amedeo Ardenza
Testata: Libero
Data: 01/10/2025
Pagina: 8
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: L’appello di Papa Leone per il piano Trump: «Hamas accetti la pace»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 01/10/2025, a pag. 8, con il titolo "L’appello di Papa Leone per il piano Trump: «Hamas accetti la pace»", la cronaca di Amedeo Ardenza.

Anche Papa Leone XIV lancia un appello a Hamas perché accetti il piano di pace di Trump e Netanyahu. L'appello si unisce al coro di paesi arabi che vogliono la fine della guerra, accettando le condizioni di Israele. I pro-Pal sono circondati.

Il giorno dopo Donald Trump incassa un coro di sì. Il suo piano per fermare le ostilità fra Hamas e Israele, liberare gli ostaggi, deradicalizzare e ricostruire Gaza piace a tutti. A cominciare da un Vladimir Putin sollevato: l’attenzione sul Medio Oriente fa scemare quella sul conflitto russo-ucraino. Così la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, ha ricordato che «la Russia ha sempre chiesto un cessate il fuoco e la fine dello spargimento di sangue a Gaza. Crediamo che tutte le misure e le iniziative in questo senso meritino di essere sostenute e speriamo che portino a una stabilizzazione duratura nell’enclave palestinese». Senza dimenticare l’obiettivo ultimo: «Una soluzione politica globale di tutte le questioni controverse sulla base giuridica internazionale riconosciuta, che prevede la creazione di uno stato palestinese indipendente che viva in pace e sicurezza con Israele». Più asciutta, Pechino ha fatto dire al portavoce del ministero degli Esteri Guo Jiakun che «la Cina accoglie con favore e sostiene tutti gli sforzi che favoriscono l’allentamento delle tensioni tra Palestina e Israele». Poche parole in linea con il pensiero cinese secondo cui le guerre creano tensioni e disarmonie lesive, in primo luogo, dei commerci su scala globale, strategici per il Celeste impero. E poi una breve dichiarazione alla stampa non basterebbe per spiegare, come fa lo Stimson Center di Washington DC usando dati del segretariato Usa al Tesoro, che mentre i traffici globali lungo le coste del Mar Rosso e attraverso il Golfo di Aden si sono contratti dell’85% nel 2024 causa gli attacchi degli Huthi contro i cargo che incrociano nella regione, il traffico marittimo cinese è aumentato del 66% nell’area «grazie al coordinamento fra la Cina, l’Iran e gli Huthi».
Meglio fare il pesce nel barile mostrandosi a favore dell’iniziativa trumpiana, che riceve il plauso anche del Papa («Una proposta realista ha detto Leone XIV - È importante che ci sia il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Spero Hamas accetti nel tempo stabilito») e del segretario generale dell’Onu. Antonio Guterres ha «accolto con favore l’annuncio del presidente degli Stati Uniti Trump», apprezzando in particolare «l’importante ruolo degli stati arabi e musulmani: ora è fondamentale che tutte le parti si impegnino per un accordo e la sua attuazione», ricordando a tutti che è inutile fare i conti senza Hamas. Su come il gruppo terrorista palestinese sta reagendo ha parlato Mohammed al-Thani, sceicco e primo ministro del Qatar, fra i paesi arabi e musulmani citati da Guterres quello più direttamente coinvolto nel piano per Gaza. Rivolto ad Al Jazeera, al-Thani, ha dichiarato di aver «girato» il piano di Trump alla delegazione negoziale di Hamas. «Noi e l’Egitto - ha spiegato- abbiamo chiarito ad Hamas il nostro obiettivo principale: fermare la guerra. Hamas ha agito in modo responsabile e ha promesso di studiare il piano».
Con una nota comune l’Egitto si è unito a Giordania, Indonesia, Emirati, Qatar, Turchia e Pakistan non solo per offrire «sostegno sincero agli sforzi per mettere fine alla guerra a Gaza» ma anche per accogliere i propositi di ricostruzione della Striscia «senza lo spostamento della popolazione palestinese».
Da notare come la nota a più mani unisce paesi dai rapporti più o meno proficui con Israele (i primi quattro della lista) con altri dalle relazioni pessime (Turchia) o inesistenti (Pakistan) con lo stato ebraico, a riprova di come la pressione sia tutta esercitata nei confronti di Hamas. È stato lo stesso presidente Trump a spiegare con efficacia il concetto nel corso del suo intervento ieri alla basedei Marines a Quantico, in Virginia: «Al momento abbiamo quasi tutti i firmatari. Ci manca una sola firma e chi non firma pagherà all’inferno». Poi più costruttivo: «Spero davvero che firmino per il loro bene, per costruire qualcosa di positivo». Più composta ma sempre nella stessa direzione la presa di posizione dell’Ue per voce della numero due della Commissione e responsabile della politica estera comune: Kaja Kallas ha scritto su X che il piano di Trump rappresenta la «migliore opportunità per porre fine al conflitto. Israele ha già aderito al piano. Hamas deve ora accettarlo senza indugio, e rilasciare subito gli ostaggi».
Nello stato ebraico il consenso al piano di Trump è largo e trasversale a cominciare dalle famiglie degli ostaggi. Prevedibile e previsto il no del ministro delle Finanze, l’ultranazionalista Bezalel Smotrich secondo cui il piano della Casa Bianca è «un eclatante fallimento diplomatico». Sia Smotrich sia il titolare della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben-Gvir, credono che Israele dovrebbe piuttosto annettere Gaza, e non è escluso che lascino presto la maggioranza. Il capo dello Stato, l’accorto Isaac Herzog, sa che Netanyahu dovrà in quel caso chiedere l’aiuto di un’opposizione di cui non si fida perché forcaiola mentre lui è sotto processo per corruzione. Problema risolto sul nascere: Herzog ha già promesso a Bibi un provvedimento presidenziale di grazia.

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