Riprendiamo da LIBERO del 30/10/2025, a pag. 8, con il titolo "Il prof: «Hamas è terrorismo» E lo minacciano sotto casa" l'analisi di Claudia Osmetti.
Claudia Osmetti
Ciò che dovrebbe indignare (e che invece passa sotto silenzio perché, nell’era del pensiero unico propal, è vietato dissentire) è che Davide Biosa, un professore di Lettere che adesso insegna all’educando statale della Santissima Annunziata di Firenze ma che, fino a due anni fa, aveva una cattedra al liceo Michelangelo della stessa città sull’Arno, è stato minacciato per aver detto la verità.
Non per aver preso posizione, non per aver “provocato”, non per essersi messo dalla parte di Israele: ma per aver osato, semplicemente, banalmente, pure coraggiosamente (a questo punto) ricordare che Hamas è un’organizzazione terroristica.
Se ne stava lì, il prof Biosa, qualche giorno fa, per i fatti suoi, sotto casa, intorno a ora di pranzo, a spasso col suo cane, quando ha incrociato due ex allievi. «Mi hanno salutato, ma il loro tono non era colloquiale», e le cose si sono messe male fin dall’inizio. «Uno dei due ha cominciato a offendermi. Mi ha detto che ero un “sionista di merda”, che lui aveva ammirazione per Hamas. Ho provato a obiettare, spiegando loro che la causa palestinese non mi è indifferente ma che non si può esprimere ammirazione per le organizzazioni terroristiche. E la situazione è degenerata».
Vaglielo a spiegare, agli esagitati del free Palestine, che “sionista” non è un epiteto, che (se la storia ha un senso) vuol dire “ colui che riconoscere a Israele il diritto a esistere”: macchè. Intanto Biosa ha continuato a ricevere offese sempre più spinte, minacce sempre più gravi: i due ragazzi gli hanno dato del fascista (termine oramai snaturalizzato e che, quindi, va bene in qualsiasi situazione), gli hanno intimato di non fare il saluto romano («gesto che non ho compiuto e che non sognerei mai di compiere, tanto più in pubblico e nella consapevolezza delle mie mansioni») altrimenti lo avrebbero massacrato di botte, gli hanno consigliato di cambiare strada, invito che lui non ha avuto intenzione di seguire e, anzi, a cui ha risposto di «fare attenzione alle parole, ché avrei chiamato i carabinieri».
È andata avanti per un po’ (e, alla fine, il docente ha davvero fatto denuncia in commissariato), tuttavia, a ben vedere, il punto, non è nemmeno quello.
Non è successo l’irreparabile, nessuno è arrivato alle mani, è già qualcosa: ma non cambia di una virgola la gravità dell’accaduto.
Primo perché è inaccettabile intimidire chicchessia per strada (o al lavoro o allo stadio o ovunque si trovi) solo per quello che pensa e (legittimamente) magari esprime; secondo perché, nel caso specifico, il prof Biosa non ha detto nient’altro che il vero.
Hamas è un guazzabuglio di tagliagole, miliziani, bombaroli, kamikaze, reclutatori del peggiore (anche se non ne esiste uno migliore) terrorismo che infetta il Medioriente. È la costola gazawa dei Fratelli Musulmani, è un’organizzazione che ha nel suo statuto il rifiuto di «qualsiasi alternativa alla piena e completa liberazione della Palestina dal fiume al mare» (articolo 20, il quale significa una cosa sola: cioè la volontà di distruggere lo Stato ebraico), è l’avamposto dell’Iran alle porte di Israele, è sulla lista nera di Ue, Usa, Uk, Svizzera, Australia, Nuova Zelanda, Canada, Giappone e Argentina: Hamas è talmente violenta e totalizzante e indecente che nemmeno l’Anp, l’Autorità nazionale palestinese di Abu Abbas, che proprio un club di stinchi di santo non è, la può soffrire.
Negare tutto questo, “simpatizzare” per Hamas, spaventare e incombere su chi si limita a raccontare quel che rappresenta sul serio, è l’ammonizione di Orwell in 1984: «Libertà è la libertà di dire che due più due fa quattro» (e va da sè che, nel 2025, se non ci diamo una mossa, questa libertà la perderemo). È anche il segno dei tempi e di una china sempre più pericolosa: vent’anni fa nessuno, quantomeno in Occidente, si sarebbe sognato di “provare ammirazione” per Al-Qaida; l’antisemitismo di oggi ha sdoganato addirittura questo ulteriore baratro.
A esprimere «piena solidarietà al professor Biosa» è, invece, l’europarlamentare della Lega Susanna Ceccardi: «Episodi come questo sono segnali chiari di una sempre più preoccupante escalation di violenza contro chi esercita il ruolo educativo e la libertà di espressione garantita dalla Costituzione. Servono misure concrete per garantire la sicurezza del personale scolastico, controlli più severi negli istituti e sanzioni esemplari per chi strumentalizza odio politico o religioso per intimidire.
La scuola deve tornare a essere luogo di formazione, non campo di battaglia ideologici». Già.
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