'Lo dice la Corte Aia', la Statale di Milano mente sul genocidio
Commento di Iuri Maria Prado
Testata: Il Riformista
Data: 21/09/2025
Pagina: 1
Autore: Iuri Maria Prado
Titolo: 'Lo dice la Corte Aia', la Statale di Milano mente sul genocidio

Riprendiamo dal RIFORMISTA edizione online, il commento di Iuri Maria Prado dal titolo "'Lo dice la Corte Aia', la Statale di Milano mente sul genocidio".


Iuri Maria Prado

Il Senato accademico dell'Università Statale di Milano si comporta come un collettivo pro-Pal. Approva un manifesto pieno di inesattezze, fra cui l'accusa di "genocidio". Questa viene addirittura attribuita alla Corte dell'Aia... che non ha mai condannato Israele per genocidio.

Non si segnala solo per l’italiano accidentato il manifesto politico approvato l’altro giorno dal Senato accademico dell’Università Statale di Milano “sulle violazioni dei diritti umani nella Striscia di Gaza. Sarebbe il meno, per quanto appaia desolante che da un pulpito culturale come quello si srotoli un documento così poco grammaticato.

E a condannarne l’indecenza formale e la sguaiatezza di merito non è neppure l’orientamento pregiudiziale di cui fa mostra quando si esercita nel recupero delle veline da tunnel sulla “distruzione indiscriminata di edifici civili” e sull’“uso della fame”, o quando “esprime profonda preoccupazione per il recente attacco alla Global Sumud Flotilla”. Sono allegazioni da corteo bardato di kefiah, ma passino.

Ciò che ripugna è invece la disinvoltura menzognera con cui quel documento propina l’informazione – contraria al vero – secondo cui la Corte Internazionale di Giustizia avrebbe ritenuto giustificato “l’uso del termine genocidio”. L’Università Statale di Milano dovrebbe prendersi la responsabilità di fare uso in proprio di quella parola a proposito della guerra di Gaza, o magari pure in consorzio con Amnesty International (quella che rimuove e butta nella monnezza i manifesti con le immagini dei bambini ebrei rapiti da Hamas), ma senza accreditare la bugia secondo cui la Corte dell’Aia avrebbe detto qualcosa di simile. Perché non l’ha mai detto.

È increscioso – e in altri ambiti è persino illecito – presentare in modo alterato i pronunciamenti di un organo di giustizia. Per il pubblico, infatti, possiede una particolare efficacia persuasiva l’informazione secondo cui un certo fatto avrebbe ricevuto riconoscimento giudiziario. E aggrava il caso in modo irrimediabile la circostanza che l’informazione falsa non provenga neppure da una gazzetta qualsiasi, ma dai lombi di un’istituzione universitaria. Devono ispirarsi a queste mistificazioni del Senato accademico gli studenti di giurisprudenza della Statale di Milano?

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