La guerra, cercasi una fine a Gaza
Intervista di Giulio Meotti a Giora Eiland
Testata: Il Foglio
Data: 17/09/2025
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: “Nessuno ha mai combattuto questa guerra, Israele rischia”. Parla il generale Eiland

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 17/09/2025, a pagina 1/4, l'intervista di Giulio Meotti a  Giora Eiland dal titolo: "Li staneremo tutti".

Informazione Corretta
Giulio Meotti

A top ex-general's radical strategy for tackling Iran, saving the hostages,  calming the north | The Times of Israel
Il generale Giora Eiland, ex capo del Consiglio di sicurezza nazionale israeliano, avverte che Hamas non si arrenderà facilmente, sfrutta tunnel e sostegno popolare

Roma. Per la prima volta nella storia di Israele, un capo di stato maggiore ha guidato le truppe in prima linea, con Eyal Zamir che si è unito alle forze di terra israeliane che si spingevano più in profondità dentro Gaza City dopo giorni di pesanti attacchi aerei. Ieri è partita l’operazione di terra israeliana a Gaza City. “Gli israeliani hanno iniziato le operazioni a Gaza City, il tempo a disposizione per raggiungere un accordo è molto breve” ha detto il segretario di stato Usa, Marco Rubio, in visita a Gerusalemme. “Non abbiamo più mesi a disposizione, solo giorni e forse qualche settimana”. A intendere che la porta per un accordo per gli ostaggi non si è ancora chiusa. Intanto il ministro della Difesa, Israel Katz, ha dichiarato: “Stiamo colpendo con pugno di ferro le infrastrutture terroristiche. Non ci arrenderemo e non torneremo indietro, la missione sarà completata”. “Ci sono due scuole di pensiero nell’establishment di sicurezza: chi pensa che non otterremo la resa di Hamas e serve un accordo e chi pensa che serve pressione militare per avere un accordo migliore per noi e non per Hamas”, dice al Foglio il generale Giora Eiland, ex capo del Consiglio di sicurezza nazionale israeliano, 72 anni. “A Gaza City ci aspettano cinque rischi: per gli ostaggi, le perdite militari, le riserve sono esauste, un prezzo economico e l’isolamento internazionale che Israele non si merita. Hamas non si arrenderà, quello che potremo fare è continuare a distruggerne le capacità militari, importante in guerra ma non fatale. Se non accade niente di drammatico nelle prossime 72 ore ci troveremo in uno scenario difficile”.

Hamas non prevede bandiera bianca. “In occidente non avete capito quale nemico abbiamo di fronte: per Hamas, tutta Gaza può essere sacrificata” prosegue al Foglio il generale Eiland. “Due milioni di persone da sacrificare, lo hanno detto. E’ un prezzo da pagare per la distruzione di Israele. Yahya Sinwar prima e i suoi eredi oggi pensano di battersi per una guerra religiosa contro gli ebrei: per loro la vita umana non ha significato”.

Per conquistare la terra, che è importante in ogni guerra, non devi avere una popolazione nemica al suo interno. “Se occupi Gaza City e lì ci sono popolazioni ostili e terroristi, dovrai affrontare una guerra di attrito e di guerriglia. Lo abbiamo visto in Iraq e Afghanistan o in vent’anni di presenza israeliana nel Libano del sud. A Gaza c’è anche la dimensione nel sottosuolo di questa guerra: se Hamas controlla i tunnel, è irrilevante essere in superficie. Ora ci assumiamo un rischio e non sappiamo quale sarà l’evento critico che deciderà la fine della guerra. A volte sono piccoli eventi, non penso che accadrà a Gaza, ma potrebbe essere la pressione della popolazione di Gaza su Hamas. Il governo Netanyahu dalla sua ha l’idea che se Hamas resta al potere a Gaza, il sud di Israele non verrà mai ricostruito: le persone dei kibbutz non rientreranno mai nelle loro case e fra qualche anno Hamas sarà pronto ad attaccarci di nuovo. Il mondo ignora il costo per Israele: prima sono stati massacrati il 7 ottobre 2023 e se ci fosse un cessate il fuoco è chiaro che Hamas non verrebbe abbattuto”.

Il generale David Petraeus aveva ragione a dire dopo il 7 ottobre che Israele avrebbe combattuto una guerra mai vista prima. “Nessuno stato ha mai affrontato una guerra simile” conclude Eiland. “A Gaza c’è la zona militare più fortificata della storia, più delle sfide affrontate in Iraq e Afghanistan. Non soltanto per il terreno, con i tunnel, ma anche perché Hamas aveva costruito un impressionante esercito con 40 mila uomini. Hamas è più professionale dell’Isis: l’Isis non aveva il sostegno della popolazione, che era solo terrorizzata, mentre Hamas gode dell’appoggio dei palestinesi. Hamas aveva de facto uno stato a Gaza e il 7 ottobre è stato festeggiato dalla maggioranza dei palestinesi. In occidente ignorate anche che Gaza è solo un fronte della guerra in corso, combattiamo in Libano, nello Yemen, l’Iran è ancora una minaccia, ci sono problemi in Cisgiordania e via dicendo. E’ una sfida unica per un paese: per loro questa è una guerra religiosa, la maggioranza dei nostri vicini vuole la fine di Israele e pensa che questa terra appartenga all’islam. Il mondo pensa che siamo dei brutali occupanti, senza vedere la guerra esistenziale che ci hanno dichiarato”.

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