Netanyahu entra a Gaza
Cronaca di Daniele Dell'Orco
Testata: Libero
Data: 16/09/2025
Pagina: 8
Autore: Daniele Dell'Orco
Titolo: L’Islam vuole isolare Israele. E Netanyahu entra a Gaza

Riprendiamo da LIBERO del 16/09/2025, a pag. 8, con il titolo "L’Islam vuole isolare Israele. E Netanyahu entra a Gaza" la cronaca di Daniele Dell'Orco.

Daniele Dell'Orco
Daniele Dell'Orco

Offensiva a Gaza City: si inizia. Intanto si continua a ricucire il rapporto fra Israele e i paesi arabi sunniti, sforzo immane che tocca al Segretario di Stato americano Marco Rubio.

L’esercito israeliano è entrato a Gaza City. Come riportato da alcuni media locali, ieri in tarda serata i carri armati dell’Idf hanno dato avvio all’operazione militare, con il sostegno dell’aviazione che ha bombardato la parte nord occidentale della città, causando una fuga di massa di civili. Gli attacchi sono stati molto intensi: 37 raid in circa venti minuti. Nel corso dell’attacco, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ringraziato Trump: «Grazie presidente Trump per il suo incrollabile sostegno alla battaglia di Israele contro Hamas e al rilascio di tutti i nostri ostaggi».
Intanto la missione in Medio Oriente del Segretario di Stato americano Marco Rubio appare quasi impossibile: ribadire il supporto totale a Israele e al governo guidato da Benjamin Netanyahu e, allo stesso tempo, evitare che tutto il lavoro di normalizzazione dei rapporti con i Paesi arabi della regione diventi cenere. Come quella che, una settimana fa, i jet di Tel Aviv hanno prodotto nel centro di Doha, con l’obiettivo di eliminare i leader di Hamas che villeggiano in Qatar. Dopo tre ore di vertice (hanno partecipato, tra gli altri, i ministri israeliani degli Esteri Gideon Sa’ar, degli Affari Strategici Ron Dermer e il capo del Consiglio di Sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi) durante il quale Netanyahu ha cercato di ottenere il via libera per l’offensiva su Gaza City e per la possibilità di annettere ufficialmente parti della Cisgiordania, in una conferenza stampa congiunta Rubio e Bibi (domenica in visita insieme al Muro del Pianto) hanno riaffermato un asse difficile da scalfire: «Il presidente Trump è il migliore amico che Israele abbia mai avuto.
Lo ringraziamo per il sostegno al nostro diritto a difenderci. L’alleanza tra Israele e Stati Uniti rimane solida e continuerà anche in futuro», dice Netanyahu, che aggiunge di non temere l’isolamento internazionale e che mira a trasformare il Paese in una super-Sparta dalle «caratteristiche autarchiche» (idea contestata da 80 tra i più importanti economisti israeliani che, in un documento visionato da YediothAhronoth, avvertono dei rischi per i conti dello Stato a causa della guerra). «Il presidente Trump è stato molto chiaro sulla questione a Gaza. Tutti gli ostaggi devono essere riportati a casa immediatamente. Hamas non può continuare ad esistere come elemento armato, che è una minaccia alla pace e alla sicurezza in tutto il mondo. Le persone a Gaza meritano un futuro migliore», risponde Rubio.
Ma non solo. Il segretario di Stato Usa ha rimbrottato anche i Paesi europei intenzionati a riconoscere uno Stato palestinese.
E fa nomi e cognomi: «Hamas è stato incoraggiato dalle iniziative di Francia, Regno Unito e altri Paesi. Sono in gran parte simboliche, non hanno davvero alcun impatto nel farci avvicinare a uno Stato palestinese.
L’unico effetto reale che producono è quello di rendere Hamas più audace», ha detto.
Allo stesso tempo, però, Rubio sceglie di affrontare con cautela la spinosa questione degli equilibri regionali. «Gli Usa sostengono il "ruolo costruttivo" del Qatar nella mediazione per mettere fine alla guerra a Gaza e riportare a casa gli ostaggi - dice -. Siamo concentrati su ciò che accade ora, su ciò che accadrà dopo, sul ruolo che il Qatar può eventualmente svolgere nel raggiungere una soluzione.
Continueremo a incoraggiare il Qatar a svolgere un ruolo costruttivo in tal senso».
Dopo un bilaterale col presidente istaeliano Isaac Herzog, Rubio visiterà proprio il Qatar oggi (l’ambasciatore statunitense in Turchia, Thomas Barrack, ha preparato la strada già ieri). Di capacità diplomatiche ne serviranno parecchie, poiché nel Golfo Persico, nelle stesse ore, dal summit arabo-islamico indetto a Doha piovevano strali contro il raid di Tel Aviv. I leader arabo-islamici hanno dato «pieno sostegno» politico e diplomatico al Qatar: «Bisogna rafforzare l'unità arabo-islamica nelle organizzazioni internazionali», è uno dei punti del documento finale, col quale si supportano anche le richieste che il Qatar aveva inoltrato alla comunità internazionale di sanzionare Israele per i suoi "crimini" e per aver sabotato i negoziati. Traballano gli Accordi di Abramo, che lo Stato ebraico ha sottoscritto esattamente cinque anni fa con alcuni Paesi arabi grazie agli sforzi di Trump, e che vorrebbe estendere ad altri partner della regione. «Ciò che sta accadendo ora danneggia il futuro della pace, minaccia la vostra sicurezza e quella di tutti i popoli della regione, blocca ogni possibilità di nuovi accordi di pace e persino danneggia gli accordi di pace esistenti con i Paesi della regione», dice rivolgendosi agli israeliani il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Ancora più duro il presidente turco Recep Tayyip Erdogan: «Israele assetata di sangue, vuole trascinare regione nel caos. I loro funzionari devono essere portati davanti alla giustizia».

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@liberoquotidiano.it