Riprendiamo dal RIFORMISTA, versione online, l'analisi di Aldo Torchiaro dal titolo "Croce Rossa e Medici Senza Frontiere consapevoli della presenza di Hamas negli ospedali. Il costante monitoraggio dei terroristi in due documenti inediti".
Aldo Torchiaro
Due documenti interni di Hamas, rinvenuti dall’esercito israeliano a Gaza e da poco declassificati, gettano nuova luce sull’ambiguo rapporto tra alcune organizzazioni internazionali e il gruppo terroristico. Secondo le carte, tradotte e rese pubbliche da NGO Monitor, la Croce Rossa Internazionale e Medici Senza Frontiere erano consapevoli della presenza di Hamas all’interno delle strutture ospedaliere, pur continuando a presentarle come neutrali.
I documenti, datati febbraio e marzo 2020, provengono dal Meccanismo di Sicurezza Interna (ISM), organo del sedicente “Ministero dell’Interno di Hamas”. Uno indica che la Croce Rossa aveva scelto una sezione dell’ospedale Al-Shifa «adiacente agli uffici del movimento», mentre Medici Senza Frontiere aveva installato la propria sede nell’unica stanza dell’ospedale Abu Yousef El-Najar con linea telefonica sicura.
Le note rendono per la prima volta evidente, nero su bianco, che per Hamas le strutture sanitarie non sono spazi neutrali, ma parte dell’infrastruttura strategica: «In queste strutture si riuniscono numerosi leader del movimento durante le fasi di escalation», recita un documento. Il gruppo temeva inoltre che le ONG potessero diventare fonte di infiltrazioni israeliane, imponendo quindi controlli stringenti: movimenti limitati, personale approvato, scorte obbligatorie. In pratica, le organizzazioni hanno operato sotto le regole di Hamas, finendo – secondo NGO Monitor – «complici di un sistema che sfrutta gli ospedali per fini terroristici».
«È incredibile che la Croce Rossa e altre organizzazioni possano dichiararsi ignare delle attività di Hamas negli ospedali di Gaza», ha denunciato Anne Herzberg, consulente legale di NGO Monitor. «Dovevano riferire i nomi del personale a Hamas e sapevano di essere costantemente monitorati».
La Croce Rossa ha ricordato che il diritto internazionale tutela le strutture mediche «a condizione che non siano usate per attività ostili», senza ammettere di saperne troppo, quanto agli ingombranti vicini di Hamas. MSF si è limitata a dire di «non avere informazioni dirette sull’uso militare degli ospedali». Eppure le prove si accumulano: già nel novembre 2023 immagini di telecamere mostravano Hamas condurre ostaggi nei corridoi di Al-Shifa.
Più recentemente, l’ex ostaggio Ilana Gritzewsky ha raccontato al Consiglio di Sicurezza ONU di essere stata detenuta nell’ospedale Nasser, in un’area sorvegliata da uomini armati.
Per Herzberg, il silenzio delle ONG equivale a disinformazione: «Coprirli significa incoraggiare Hamas a continuare a usare gli ospedali come scudi umani. Quando hanno capito di dover rispondere a Hamas, avrebbero dovuto rifiutarsi di lavorare lì». La vicenda mina la credibilità delle grandi organizzazioni umanitarie, accusate di condannare Israele per i raid sugli ospedali senza menzionare il loro utilizzo come centri di comando e prigioni. E mentre il rinvenimento di queste nuove carte smaschera complicità silenziose, l’Europa è imbevuta da campagne di disinformazione senza precedenti. La Sumud Flotilla, tra virate e soste a seconda del meteo, diventa il simbolo di un attivismo che non porta aiuti ma slogan: uno show itinerante che rimbalza da Genova a Barcellona, da Tunisi a Siracusa, alimentando una narrazione che cancella la realtà delle carte di Hamas e preferisce l’immagine romantica di un corteo navale con il vento in poppa.
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