Riprendiamo da LIBERO di oggi, 15/09/2025, pag. 12, con il titolo "I capi di Hamas in fuga abbandonano il popolo", la cronaca di Carlo Nicolato.
Carlo Nicolato
Le Forze di Difesa Israeliane continuano la pulizia del campo in preparazione all’invasione finale di Gaza City, mentre il Segretario di Stato americano Marco Rubio incontra Netanyahu per riaffermare l’amicizia tra Stati Uniti e Israele, «durevole come le pietre» delle mura del Tempio, e per discutere dell’attacco in Qatar e dell’eventuale annessione della Cisgiordania.
Domenica mattina l’Idf ha abbattuto con pesanti attacchi aerei tre palazzi a Gaza City dopo aver lanciato avvisi di evacuazione per i civili nell’area. I grattacieli presi di mira sono il Kawthar Tower, il Mahna Tower, l’Al Munawwarah City nel campus dell’Università Islamica di Gaza.
Un altro, di cui non è stato fornito il nome, si è aggiunto in serata. Nei quattro palazzi Hamas aveva installato apparecchiature di sorveglianza per monitorare i movimenti delle truppe israeliane nella zona, al fine di anticipare gli attacchi. Secondo l’Idf i terroristi «si stavano preparando a compiere attacchi contro le truppe dell’Idf nella zona di uno degli edifici colpiti».
In tutto, a cinque giorni dall’ordine di evacuazione, almeno 300mila palestinesi hanno evacuato Gaza City dirigendosi, come ordinato dalle autorità israeliane, verso una zona umanitaria designata nel sud della Striscia. Nel corso delle operazioni di evacuazione gli sfollati hanno lamentato in alcuni casi di essere stati impossibilitati a montare tende, sostenendo che quando hanno provato a farlo gli hanno sparato addosso.
Uno dei diretti interessati ha dichiarato al Times of Israel che sono stati i membri di Hamas a impedire ai residenti sfollati di montare le tende, sostenendo che il terreno era «proprietà del governo».
Il coordinatore dell'Autorità israeliana per i territori palestinesi (Cogat), il generale Rassan Alian, ha invece rivelato su Facebook in arabo i tentativi di alti funzionari civili di Hamas di uscire da Gaza con i civili evacuati. «Nelle ultime settimane, sono state presentate diverse richieste da parte di alti funzionari affinché le loro famiglie lasciassero la Striscia di Gaza, alcuni dei quali hanno persino chiesto di andarsene loro stessi, ma le loro richieste sono state respinte da Israele». Tra gli altri avrebbero presentato domanda il ministro del governo di Hamas Mohammad Madhoun con la famiglia, quella del presidente del comitato per gli Esteri di Hamas, Ismail Ashkar, quella del capo di un comitato governativo Alaa al-Din Batta. Il membro del Consiglio comunale di Gaza, Anwar Atallah, avrebbe invece lasciato la Striscia di Gaza due settimane fa con la sua famiglia, diretto in un Paese non specificato, passando per la Giordania, «con l’approvazione dell'apparato di difesa». «Mentre Hamas vi dice di non spostarvi a sud, i suoi dirigenti cercano di fuggire. Vi usano come scudi umani», ha scritto Alian. I bombardamenti di ieri in tutta la Striscia avrebbero sortito l’eliminazione di 13 militanti di Hamas e la distruzione di depositi di armi e altre infrastrutture. Secondo Al Jazeera, che cita fonti locali e quindi collaterali ai terroristi, in tutto sarebbero morti una cinquantina di civili palestinesi. Su X l’Unrwa ha scritto che ormai nell’enclave «non esiste più nessun posto sicuro».
Bocche sostanzialmente cucite sull’incontro tra il premier Netanyahu e il segretario di Stato americano Rubio arrivato ieri a Gerusalemme quale prima tappa del suo viaggio in Israele. I due, insieme all’ambasciatore statunitense Mike Huckabee, si sono recati al Muro Occidentale nella Città Vecchia e come da tradizione hanno inserito bigliettini tra le pietre. «Penso che la visita di Rubio sia una testimonianza della durevolezza e della forza dell'alleanza israelo-americana, che è forte e durevole quanto le pietre del Muro Occidentale che abbiamo appena toccato», ha detto Netanyahu, aggiungendo che «sotto la presidenza di Donald Trump e del segretario Rubio, questa alleanza non è mai stata così forte e lo apprezziamo profondamente». Rubio incontrerà il presidente Isaac Herzog oggi pomeriggio. Da Doha invece arrivano inviti alla comunità internazionale a interrompere l'approccio «due pesi due misure» e a sanzionare Israele per i suoi «crimini». Il primo ministro Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani ha auspicato che vengano adottate «misure concrete per impedire a Israele di continuare ad aggravare la situazione». Al Thani ha sostenuto che «l'aggressione di Israele contro il nostro Paese è un messaggio chiaro che non intende rispettare alcuna linea rossa».
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante
lettere@liberoquotidiano.it