Il Papa boccia l’Onu
Commento di Andrea Morigi
Testata: Libero
Data: 15/09/2025
Pagina: 11
Autore: Andrea Morigi
Titolo: Il Papa boccia l’Onu: «Non serve a nulla»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 15/09/2025, a pag. 11 con il titolo "Il Papa boccia l’Onu: «Non serve a nulla»", l'analisi di Andrea Morigi.

Princìpi non negoziabili» e Destra -
Andrea Morigi

Papa Leone XIV constata che l'ONU è inutile, in una sua intervista rilasciata al giornale americano Crux. Obiettivamente, il fallimento dell'ONU è sotto gli occhi di tutti e rappresenta il fallimento della diplomazia multilaterale. Oggi per risolvere le questioni si riprova con la diplomazia bilaterale, da Stato a Stato, senza passare dall'ONU (che ormai serve solo ai terroristi che demonizzare Israele, aggiungiamo noi).

Sarà bene che al Palazzo di Vetro si preparino a un approfondito esame di coscienza e vocazionale. La più rappresentativa delle organizzazioni internazionali si ritrova declassata nientemeno che da Papa Leone XIV, che si esprime sulle crisi internazionali in un’intervista al quotidiano online statunitense Crux, i cui contenuti sono stati diffusi solo parzialmente, ma promettono di lasciare il segno. Il Santo Padre parla di rado con la stampa, tanto che il colloquio di tre ore in inglese con la giornalista Elise Ann Allen, risalente al 30 luglio scorso, sarà il primo a essere pubblicato, all’interno di una biografia, in uscita in lingua spagnola il 18 settembre e disponibile in edizione inglese e portoghese dall’inizio del 2026.
Finora solo poche parole, ma autorevoli, sugli sforzi per la pace che, se si rivelano inutili, è anche perché «in teoria, le Nazioni Unite dovrebbero essere il luogo in cui molte di queste questioni vengono discusse». Peccato che, osserva il Pontefice, ormai «sembra esserci un riconoscimento generale del fatto che le Nazioni Unite, almeno a questo punto, abbiano perso la loro capacità di multilateralismo».
Sembra avere più carte da giocare la millenaria esperienza vaticana, insomma. Sua Santità ammette che il compito è difficile: «Sto imparando molto sul ruolo che la Santa Sede ha svolto nel mondo diplomatico per molti anni», ma «tutto questo è nuovo per me in termini pratici».
Sono in molti a consigliare «il dialogo bilaterale per provare a rimettere insieme le cose perché ci sono ostacoli a vari livelli sulla strada per procedere con un approccio multilaterale», spiega il Papa, mentre la Santa Sede «dall’inizio della guerra, ha compiuto grandi sforzi per mantenere una posizione che, per quanto difficile possa essere, non è né da una parte né dall’altra, ma veramente neutrale». A una domanda sull’Ucraina, Prevost premette «una distinzione in termini di voce della Santa Sede nel sostenere la pace e un ruolo di mediatore, che penso sia molto diverso e non è così realistico come il primo». Da una lato, «penso che la gente abbia sentito i diversi appelli che ho fatto in termini di alzare la voce, la voce dei cristiani e delle persone di buona volontà, dicendo che la pace è l’unica risposta. L’inutile uccisione dopo questi anni di persone da entrambe le parti - in quel particolare conflitto, ma anche in altri conflitti penso che le persone debbano in qualche modo essere svegliate per dire, c’è un altro modo per farlo». Dall’altro, invece, «pensare al Vaticano come a un mediatore, anche le due volte che ci siamo offerti di ospitare riunioni di negoziati tra Ucraina e Russia, sia in Vaticano che in qualche altra proprietà della Chiesa», presenta delle incognite e Leone XIV è «molto consapevole di quali siano le implicazioni di questo».
Quanto alle dinamiche interne del cattolicesimo, l’intento del Papa è di «trovare il modo di essere Chiesa insieme. Non per cercare di trasformare la Chiesa in una sorta di governo democratico, che se guardiamo a molti paesi in tutto il mondo oggi, la democrazia non è necessariamente una soluzione perfetta per tutto».
Ieri, dopo aver ricevuto gli auguri dei fedeli radunati in piazza San Pietro in piazza San Pietro perla recita dell’Angelus e per il suo 70° compleanno, il primo da quando è stato eletto sulla Cattedra di Pietro, il Papa ha rinnovato il suo appello alla libertà religiosa in un’omelia pronunciata durante la messa di commemorazione dei martiri e testimoni della Fede del XXI secolo alla Basilica Papale di San Paolo Fuori Le Mura.
«Purtroppo, nonostante la fine delle grandi dittature del Novecento, ancora oggi non è finita la persecuzione dei cristiani, anzi, in alcune parti del mondo è aumentata», ha detto il Pontefice ricordando che i nuovi martiri «hanno testimoniato la fede senza mai usare le armi della forza e della violenza, ma abbracciando la debole e mite forza del Vangelo». In particolare, ne ha ricordati alcuni: «Penso alla forza evangelica di Suor Dorothy Stang, impegnata per i senza terra in Amazzonia: a chi si apprestava a ucciderla chiedendole un’arma, lei mostrò la Bibbia rispondendo: “Ecco la mia unica arma”. Penso a Padre Ragheed Ganni, prete caldeo di Mosul in Iraq, che ha rinunciato a combattere per testimoniare come si comporta un vero cristiano. Penso a fratel Francis Tofi, anglicano e membro della Melanesian Brotherhood, che ha dato la vita per la pace nelle Isole Salomone».
Una Commissione vaticana composta da storici, teologi ed esperti ha documentato le vicende di oltre 1.600 uomini e donne uccisi negli ultimi 25 anni a causa della loro fede cristiana. Il lavoro, sostenuto da Aiuto alla Chiesa che Soffre, completa la ricerca avviata in occasione del Grande Giubileo del 2000 su richiesta di San Giovanni Paolo II.

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