4 Lettere
1. Perché non abbiamo imparato niente?
Dal 7 ottobre 2023 abbiamo preso coscienza che qualcosa è cambiato, qualcosa si è rotto nel rapporto dell’Occidente con l’ebraismo. Innanzi tutto, inizialmente abbiamo faticato tutti a riconoscere un pogrom: sì, ne avevamo sentito parlare su qualche libro di storia o in qualche film o racconto in yiddish, ma nessuno di noi aveva a disposizioni gli strumenti culturali per riconoscerlo a prima vista. Poi, i video dei terroristi di Hamas ci hanno aperto gli occhi e qualcuno ha avuto il coraggio di pubblicarli per intero, senza censure... Ma quale è stata la reazione della gente? Abituati come siamo a vedere scene di violenza in televisione o al cinema, non c’è stato l’effetto sconvolgente. Invece, alla reazione di Israele, l’Occidente ha fatto un balzo sulla sedia e si è ricordato di colpo delle regole della guerra giusta, della risposta proporzionale all’offesa, mentre le televisioni mandavano di continuo immagini di macerie e di distruzione. Degli israeliani rapiti nulla, se non per ricordare che ogni cittadino è sacro per Israele e, pur di averlo indietro anche morto, era pronto a liberare centinaia di terroristi.
Perché non abbiamo imparato niente dalla Shoah? Perché abbiamo visitato luoghi vuoti, riempiti solo di parole dei sopravvissuti, ci siamo pure commossi e abbiamo pianto, ma non abbiamo mai studiato veramente la storia. Ho sempre pensato che la storia non insegnasse alcunché, che non fosse affatto “magistra vitae”, ma avrei voluto sbagliarmi. E invece è proprio così. La storia a scuola è ritornata ad essere quella materia piena di date da mandar giù a memoria e i ragazzi preferiscono guardarsi i tutorial su YouTube. Penso che la commemorazione del 27 gennaio debba cambiare rotta: così come è stata fatta non ha prodotto quello che ci saremmo aspettati dopo il 7 ottobre. Non bisogna più parlare solo degli ebrei morti, passati per il camino, rinchiusi nei campi di sterminio, perché l’idea che ne viene fuori è quella di un popolo passivo, che non si è ribellato, che si è lasciato uccidere. No, dobbiamo parlare della nascita dell’Yishuv, dei coloni ebrei in Palestina, della terra acquistata dai proprietari arabi e, soprattutto, della nascita dello Stato di Israele. E di come questo Stato, l’unica democrazia mediorientale, sia stato subito attaccato da tutti i vicini arabi per distruggerlo. Dobbiamo parlare – se proprio vogliamo tornare indietro ai tempi di Hitler – dell’arruolamento nelle Waffen-SS (nella divisione Handschar, “scimitarra”) dei più di 10.000 volontari musulmani bosniaci, con la connivenza del Gran Muftì di Gerusalemme, Muhammad Amin al-Hussein, che a quel tempo, guarda caso, viveva a Berlino e che, insieme a Himmler, reclutò e addestrò degli imam, con il compito di seminare “odio antiebraico” nelle truppe musulmane naziste, che operarono soprattutto nei Balcani.
Dobbiamo smettere di far leggere ai ragazzi il meraviglioso e terribile “Se questo è un uomo” di Primo Levi o il “Diario” di Anne Frank, ma sostituire queste letture con le memorie di Golda Meir o con i romanzi che narrano la storia dei giovanissimi coloni ebrei che andarono a vivere nei Kibbuz e costruirono le basi di una società nuova e diversa.
Giuliana Iurlano
Cara Giuliana,
Questo bellissimo commento che lei ha scritto e ci ha inviato è stato molto apprezzato. Lei ha ragione, bisogna far conoscere ai giovani la storia di Israele, i sacrifici, le aggressioni subite dai nazi islamici che sono culminate il 7 Ottobre 2023. La realtà dei kibbuzim, per esempio, è unica nella storia. Comunità dove vige la democrazia assoluta, dove tutto si fa insieme, senza gerarchia, tutti socialmente uguali, tutti diversi nelle varie mansioni, tutti liberi di decidere della propria vita. Persone, ebrei, israeliani che hanno il medesimo ideale: Israele , la sua esistenza come Nazione, il suo pregresso. Persone che hanno trasformato una terra incolta e paludosa in giardini e campi coltivati. La Shoah va ricordata sempre ma parlare di 6 milioni di ebrei gasati o bruciati o gettati a morire nelle fosse comuni, non provoca emozione tra i giovani europei e ce ne siamo resi conto in questi due anni di odio antisemita cresciuto di giorno in giorno fino all’isteria globale. Bisognerebbe raccontare ai giovani dell’ eroismo di ragazzi come loro che però sono ebrei e israeliani e sionisti, che offrono al Paese tre anni della loro preziosa vita ( 1000 giovani soldati sono stati uccisi o rapiti il 7 Ottobre dai nazisti di Gaza). Non sono sicura che servirebbe a combattere tanto immenso odio ma avremmo il dovere di provarci.
Grazie.
Un cordiale shalom
Deborah Fait
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2. Essere aggrediti per il fiocco giallo
Stimata Dottoressa Fait,
spero che lei e chiunque le sia caro stiate bene, nonostante la grave situazione. Prego il Signore Onnipotente perché vi protegga e vi aiuti, ora e sempre.
Le vorrei esprimere una riflessione.
Dal 7 Ottobre 2023 indosso sempre una spilla con la bandiera di Israele ed il nastrino giallo, per mostrare il mio sostegno e la mia solidarietà. Continuerò a farlo finché tutti i rapiti ancora in mano ad Hamas non saranno tornati a casa.
Domenica mattina, mentre passeggiavo per le strade della mia città, sono stato aggredito verbalmente da un imbecille (al quale ho risposto come meritava) che mi ha accusato di supportare un genocidio (che poveraccio…).
Poi, complice l’appetito, mi sono recato da un venditore di kebab che esponeva la bandiera palestinese. Qui il rapporto fra me e l’esercente è stato cordiale e piacevole, io con la mia bandiera di Israele, lui con la sua della Palestina, tra gentilezza e sorrisi, con saluti finali in arabo.
Questo dimostra, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che i vostri peggiori nemici, qui in Europa, non sono tanto gli immigrati arabi, quanto la sinistra woke – antimperialista – islamogauchiste.
Tra i musulmani ci sono moltissimi fanatici, è vero, e pure non pochi aspiranti terroristi; ma vi sono anche persone civili con le quali si può convivere serenamente ed avere rapporti corretti. Del resto, nel vostro paese non abitano più di due milioni di Arabi con la cittadinanza israeliana?
Con gli esponenti della sinistra più o meno radicale, parlamentare o extraparlamentare, tanto vezzeggiata da attori, registi, cantanti, scrittori, giornalisti, professori, intellettualini, intellettualoni e sedicenti tali, invece, ogni dialogo è precluso. Da più di cinquant’anni, sul conflitto arabo-israeliano, non fanno che propugnare una visione distorta e faziosa dei fatti e non ascoltano nessuno che non sia disposto a ripetere a pappagallo le loro scemenze.
Sono loro che, tanto in Europa quanto in America (la mia povera, amatissima America…), si sono resi responsabili di un’ondata di antisemitismo che non si vedeva dai tempi delle leggi razziali.
Ma attenti a non giudicare male: anche se le nostre piazze, le nostre scuole, le nostre università sono tutte un ribollire di manifestazioni pro-Pal, voi Israeliani avete anche degli amici, meno chiassosi ma più determinati, che non si lasceranno intimorire e ricattare dal conformismo imperante; io, di sicuro, non lo farò mai.
La saluto cordialmente – Shalom
Michele Cocchi
Caro Michele,
È verità assoluta che la sinistra woke è mille volte più fanatica e antisemita degli stessi arabi. La dimostrazione ce la danno anche i paesi arabi dove non c’è stata una sola manifestazione per i palestinesi al contrario dell’Occidente dove sappiamo bene cosa è successo in questi due anni. È anche vero che vi sono arabi per bene, anche se hanno idee contrarie alle nostre. Dobbiamo però stare attenti perché è molto radicata nell’animo dei popoli arabi l’arte dell’inganno, la taqiya, che è in vero e proprio “precetto” del Corano: mentire sempre, con parole e atti, se è per il loro tornaconto. Il suo venditore di kebab sarà la persona più brava e civile del mondo ma deve lavorare e non può permettersi di trattare male i clienti. Vale sempre, in certe occasioni, il vecchio detto “fidarsi è bene…”
Un esempio di taqiya e ferocia sono stati i lavoratori arabi che lavoravano nei kibbuz distrutti il 7 Ottobre. Erano amici degli ebrei, mangiavano insieme, giocavano con i loro bambini e poi li hanno massacrati.
Lo so che noi israeliani abbiamo degli amici e questo ci consola di tutto il male che riceviamo.
Un affettuoso shalom
Deborah Fait
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3. Solidarietà a Smotrich e Netanyahu
Cara Deborah,
Solidarietà e stima a SMOTRICH e NETANYAHU.
Mario Angi
Caro Mario,
Grazie!
Shalom
Deborah Fait
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4. Il mito costruito di Greta Thunberg
Gentile Deborah,
viviamo in tempi in cui c'è un certo imperversare di marionette che vengono prese a modello da un' informazione spesso di parte o asservita.
Un ''personaggio'' dei nostri tempi è certamente l'ineffabile Greta Thurnberg.
Pochi ricordano come nacque il mito di questa macchietta mediatica. Cominciò da ragazzina. Un giorno alla settimana non andava a scuola e si fermava in un angolo della strada per protestare ''in difesa dell'ambiente''. Venne presto adottata come una specie di mascotte dalla retorica buonista.
Poi la ragazzina divenne adulta , decise di sostituire con una nuova causa l'ambiente e scelse l'odio per Israele, supportato dagli antisemiti e dai soldi del Qatar. Oggi ce la ritroviamo benestante ad occuparsi di flotille e pagliacciate varie.
Insomma e' una progressione, forse opaca , ma redditizia
saluti
Dante Dalessandro
Caro Dante,
Greta Thurberg è una macchina per fare soldi e propaganda. Quando ha visto che la lotta per l’ambiente non rendeva più e che la seguivano solo quattro “gretini”si è data alla causa palestinese. I suoi seguaci sono aumentati a dismisura e lei è ancora sulla cresta dell’onda, proprio fisicamente parlando. Purtroppo le onde del mare in tempesta hanno costretto i naviganti coraggiosi a tornare indietro ma hanno detto che ripartiranno.
Se portassero qualche pacco di viveri in Afghanistan, in Somalia o nello Yemen dove muoiono 85.000 bambini di fame all’anno, farebbero più bella figura. Ma vuoi mettere i palestinesi! Il problema è che a questi pacifisti da operetta non interessa niente dei gazawi, loro odiano Israele e il loro interesse è solo dare fastidio e provocare.
Un cordiale shalom
Deborah Fait