Riprendiamo da LIBERO di oggi, 02/09/2025, a pag. 7 con il titolo "Hamas rifiuta il piano della 'riviera' voluta da Trump" l'analisi di Mirko Molteni.
Mirko Molteni
Hamas ha rigettato il presunto piano americano, anticipato dal Washington Post, per trasformare la Striscia di Gaza in una “riviera turistica” con infrastrutture tecnologiche. «È un piano privo di valore. Diciamo agli statunitensi: lasciate perdere, Gaza non è in vendita ed è parte della Palestina», ha tagliato corto un membro dell’ufficio politico di Hamas, Bassem Naim, parlando al quotidiano saudita Asharq. Stando al Washington Post, il presidente americano Donald Trump, che già adombrava piani simili, avrebbe pronto un documento di 38 pagine che prevederebbe la gestione della Striscia di Gaza per 10 anni da parte di Stati Uniti e Israele sotto la denominazione Gaza Reconstitution, Economic Acceleration and Transformation Trust, o GREAT Trust. Dopo un decennio la Striscia passerebbe a una «entità palestinese riformata e deradicalizzata». I 2 milioni di abitanti dovrebbero trasferirsi volontariamente in altri Paesi oppure concentrarsi in «zone ristrette e sicure» nella Striscia. A chi emigrerà «5.000 dollari in contanti e sussidi per 4 anni di affitto e un anno di cibo». I soldi elargiti dovrebbero servire per «rifarsi una vita altrove», oppure acquistare, finita la ricostruzione, un appartamento in «una tra le 6 e 8 città intelligenti basate sull’intelligenza artificiale» da realizzare nella Striscia. Il piano sarebbe scaturito da un incontro alla Casa Bianca il 27 agosto fra il segretario di Stato americano Marco Rubio, l’inviato americano Steve Witkoff, il genero di Trump, ed ex-consigliere della Casa Bianca Jared Kushner, che favorì nel 2020 gli accordi di Abramo fra Israele e vari Paesi arabi, e l’ex premier britannico Tony Blair. Il Dipartimento di Stato USA, interrogato dall'agenzia France Presse, non conferma nulla.
Lontano da sogni di lusso e di “pulito”, la realtà è ben diversa e l’offensiva israeliana a Gaza City rischia d'esser lunga e difficile. Ieri, il capo di Stato Maggiore israeliano, generale Eyal Zamir, ha ammonito il governo del premier Benjamin Netanyahu: «Il vostro piano di conquista di Gaza City e poi dei campi profughi, porterà a un governo militare sulla Striscia. Comprendetene le implicazioni. Non ci sarà nessun altro organismo che possa assumersi la responsabilità della popolazione». Zamir sarebbe favorevole a un accordo parziale per liberare gli ostaggi, a cui si oppone però Netanyahu adducendo che «è la linea dettata da Trump». Le posizioni del capo dell’esercito sono state messe in discussione dalla ministra israeliana per gli Insediamenti, Orit Strock, che ha accusato Zamir di codardia mediante un versetto della Bibbia: «Qualcuno ha paura ed è sfiduciato?
Che torni a casa sua, perché non il coraggio dei suoi compagni non diventi come il suo».
Media israeliani come Canale 12 e Times of Israel hanno rivelato rapporti interni dell’esercito israeliano secondo cui «l’operazione Carri di Gedeone» iniziata in maggio «è stata un fallimento perché non è riuscita a rovesciare Hamas e liberare gli ostaggi a causa di una strategia non abbastanza dura». E sulla nuova operazione Carri di Gedeone 2, dice che «non s’è fatto tesoro degli insegnamenti delle operazioni precedenti». Intanto, fonti palestinesi hanno quantificato in 98 i morti a Gaza in 24 ore, con il totale a 63.557 morti (tra civili e miliziani) e 160.660 feriti dal 7 ottobre 2023.
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