Freedom Flottilla 2: Una nuova messinscena mediatica
Commento di Stefano Parisi
Stefano Parisi
La cosiddetta “flottilla per Gaza”, a cui parteciperà ancora una volta Greta Thunberg, rilancia un’iniziativa che non ha niente a che vedere con l’aiuto della popolazione civile. È solo ricerca di riflettori, pura propaganda.
Nei suoi finti scopi umanitari e pacifisti la missione è già previsto che fallisca, per tre ragioni ben note agli attivisti della “flotilla”:
1) Impossibilità di attracco:
Gaza non dispone di un porto in grado di ricevere navi di queste dimensioni.
2) Illegalità di accesso secondo regolamento internazionale:
il blocco navale israeliano, previsto e formalmente riconosciuto dai procedimenti internazionali, è in vigore da quasi due decenni per impedire traffico di armi.
3) Inutilità pratica:
Se anche la “flotilla” riuscisse a raggiungere la costa della Striscia, attraccare e sbarcare, non avrebbe la capacità di compensare le carenze delle Nazioni Unite, GHF e tutte le altre ONG che lavorano per la consegna degli aiuti umanitari a Gaza.
Inoltre, la Freedom Flotilla Coalition raccoglie fondi in diversi Paesi senza trasparenza sui donatori principali, rendendo ancora più chiara la reale natura della missione.
Invece la “Flottilla” è già uno straordinario successo mediatico! È proprio il suo fallimento lo scopo dell’operazione.
Poveri militanti pacifisti che navigano per liberare i palestinesi dal giogo dell’occupante aggressore e sono fermati, e costretti a tornare a casa, con il favore delle telecamere. Con buona pace per il destino dei palestinesi, per la sicurezza degli israeliani, e per la pace.