Riprendiamo dal L'INFORMALE, 01/09/2025, l'intervista di Niram Ferretti a Ugo Volli dal titolo "Israele sta vincendo".
Niram Ferretti
Israele sta vincendo e ciò porterà a un riequilibrio globale contro l’asse Russia-Cina-Iran e anche contro l'antisemitismo
Ugo Volli non ha bisogno di molte presentazioni. È, in merito alle dinamiche dell’antisemitismo e dell’antisionismo, una delle voci più lucide e senza sconti del panorama italiano e non solo. Già ospite gradito de L’Informale, abbiamo voluto ascoltarlo un’altra volta.
La guerra ancora in corso a Gaza, causata dall’eccidio di Hamas del 7 ottobre 2023, sta per entrare nel suo secondo anno. In questo lungo periodo abbiamo assistito e stiamo assistendo a una demonizzazione senza precedenti nei confronti di Israele. Quali sono, a tuo parere, i fattori principali che l’hanno determinata?
Nell’isterica campagna anti-israeliana in corso sono confluite diverse cause. Prima di tutto un odio antiebraico che è stato continuamente ribadito con propaganda e persecuzioni per molti secoli in Occidente e nel mondo musulmano. Si diceva che fosse stato domato dopo la Shoà e negli ultimi decenni si faceva spesso e volentieri omaggio verbale alle vittime del genocidio, con la Giornata della Memoria e altre occasioni rituali. Ma non era così. Le persecuzioni antiebraiche in Unione Sovietica e l’adesione alla causa palestinista generalizzata in Europa a partire dagli anni Sessanta, che ha conosciuto momenti altrettanti aspri negli anni Ottanta nonostante il terrorismo o forse grazie ad esso, ne sono solo due esempi. Un altro aspetto fondamentale è l’odio comune a sinistra e estrema destra per l’Occidente, la democrazia liberale, il libero mercato: Israele rappresenta simbolicamente tutte questi principi e in genere la libertà e la prosperità, grazie ad essi ha costruito una straordinaria storia di successo. Ora, dopo il fallimento del comunismo in Russia e in Cina, ma anche a Cuba e in Vietnam, gli islamo-nazisti nemici di Israele sono diventati il nuovo totem ideologico della sinistra, il nuovo magico esotismo. I pellegrinaggi a Mosca o a Pechino sono stati sostituiti dalle flottiglie per Gaza, dove per fortuna di chi le intraprende non riescono mai ad arrivare. Connessa a questa vi è la terza causa, il fatto che Israele non rinunci a difendere la propria libertà e identità, mentre in Europa domina una volontà oscura di suicidio e di sottomissione. Per questa resistenza Israele è uno scandalo anche agli occhi dei moderati perbenisti. Si fosse limitato a piangere le vittime del 7 ottobre e a concedere a Hamas tutto quel che voleva in cambio dei rapiti, anche gli antisemiti avrebbero dovuto compiangerlo, se non ammirarlo. Ma giustamente ha scelto di difendersi e di eliminare la minaccia una volta per tutte. Questo significa davvero in pratica quel “mai più” che i progressisti nostrani hanno spesso ripetuto pensando che si riferisse ai loro avversari politici e che ora odiano perché si applica a coloro che vogliono distruggere gli ebrei.
A me sembra che la guerra a Gaza abbia superato un tabù, vissuto per una percentuale, non so dirti quanto vasta di persone, addirittura come un fatto liberatorio. Si può di nuovo odiare gli ebrei e per una “giusta causa”. Sei d’accordo?
Certamente. Odiare gli ebrei è comodo, perché sono diversi ma simili a “noi”, cioè pacifici, non minacciosi, soprattutto pochi. E poi ci sono secoli di predicazione cristiana, islamica, illuminista, marxista, progressista a spiegare che gli ebrei non hanno diritto di continuare ad essere se stessi. Una volta si diceva che gli ebrei dovevano assimilarsi, poi che erano pericolosi perché da assimilati non si potevano distinguere; si gridava “fuori gli ebrei dall’Europa, tornino in Medio Oriente”. Oggi si sostiene che devono abbandonare Israele e il Medio Oriente. Per andare dove? Diffusi in Europa certamente no, forse di nuovo a morire ad Auschwitz. E però gli ebrei non se ne andranno da Israele e gli europei non hanno il coraggio morale di riproporre le persecuzioni che hanno approvato i loro nonni. Per cui sono contenti che altri tentino di ripetere l’eliminazione degli ebrei e così possono limitarsi a fare il tifo per loro rovesciando la frittata e attribuendo agli ebrei un genocidio inesistente, che serve però ad assolvere quei nonni che sostenevano Mussolini, Hitler e i loro pari.
Secondo Pierre-André Taguieff “l’antisionismo radicale può essere definito come uno pseudo-antirazzismo razzista, il cui obiettivo è la totale delegittimazione di Israele, preliminare alla sua distruzione. L’israelicidio è la verità della propaganda antisionista”. Cosa hai da dire in merito?
Non sono d’accordo con l’aggettivo “radicale”. Tutto l’antisionismo oggi, anche quello che si definisce “moderato”, è pseudo-antirazzismo in realtà razzista, che vorrebbe la distruzione di Israele e di conseguenza dell’ebraismo. Dato che si tratta di posizioni che ancora (ma fino a quando?) appaiono difficili da sostenere, si applica spesso la logica della “pars pro toto”: non ce l’ho con gli ebrei, ma con Israele; anzi, non con Israele ma con il suo governo e il suo esercito; forse non con tutto il governo ma con Netanyahu e con quella bizzarra invenzione dei media che sono i “sionisti messianici” che sarebbero i suoi cattivi consiglieri. Netanyahu poi sarebbe maligno per meri interessi pesonali, prolungherebbe la guerra per evitare un giudizio che invece sta sostenendo con successo. Ma in realtà l’oggetto dell’odio è il popolo ebraico come realtà collettiva.
Mediaticamente non si può non constatare come Hamas abbia vinto la sua battaglia. Con pochissime eccezioni, l’Occidente ha recepito in toto, acriticamente e direi con compiaciuto accanimento, la propaganda senza sosta contro Israele. Quali sono le ragioni e le implicazioni di questa situazione?
Israele ha dovuto badare al sodo. Attaccato di sorpresa da sette fronti; diviso all’interno da una campagna di delegittimazione del governo minoritaria nell’elettorato ma potentissima sul piano finanziario e appoggiata dal deep state della magistratura, dei servizi segreti interni e in parte dello Stato Maggiore; già demonizzato da tempo dalla sinistra politica soprattutto europea; accusato in tutte le organizzazioni internazionali; appoggiato solo in parte, ma anche bloccato e paralizzato da parte dell’alleato più importante finché è durata l’amministrazione Biden: quel che contava prima di tutto dopo il 7 ottobre era sopravvivere all’offensiva sul terreno. Ora Israele non solo è sopravvissuto, ma sta vincendo, ha cambiato gli schieramenti e la mappa geopolitica del Medio Oriente, gli resta da regolare i conti con Gaza (e probabilmente anche con l’Iran). Quanto più progrediva la vittoria di Israele, ottenuta con uno straordinario rispetto dei diritti umani anche nelle difficilissime condizioni di una guerra asimmetrica condotta in ambiente urbano e sotto il ricatto dei rapiti, tanto più strillava la propaganda disoneste e menzognera che ha sostituito l’informazione nella grande maggioranza dei media, compresi i più “autorevoli” in Italia e nel mondo. La “vittoria di Hamas” è solo mediatica. Sul terreno la sconfitta è già evidente e sarà presto totale. Con essa saranno sconfitte anche le menzogne mediatiche distribuite in Occidente da bugiardi professionisti che si spacciano per giornalisti. Progressivamente cadrà anche la “buona coscienza” degli antisemiti che hanno amato odiare Israele sulla falsariga offerta dai media. I fatti sono ostinati, le opinioni durano ma diventano sempre più futili via via che si distaccano dalla realtà. Bisognerà in futuro chiedere ragione di queste campagne e già sta emergendo, per esempio in Italia con la meritoria campagna del “Tempo”, una rete di corruzione dei media (ma anche delle università e perfino di molti governi e istituzioni soprannazionali che hanno intascato molto denaro, soprattutto del Qatar, in cambio del loro “virtuoso” antisionismo.
Nel corso della storia, l’antisemitismo ha subito alti e bassi, con il picco più catastrofico raggiunto durante il periodo delle Seconda guerra mondiale, ora siamo entrati in una nuova fase. Sei pessimista o ottimista riguardo al futuro più prossimo?
Sono ottimista. Israele sta vincendo, l’Occidente è ancora il centro di propulsione della civiltà contemporanea. La sconfitta dell’asse Cina-Russia-Iran e dei loro servi a Gaza, in Libano, in Yemen ecc. costituirà un rovesciamento strategico globale. In Occidente poi vi è un crescente orientamento dell’elettorato a rifiutare l’autodistruttiva propaganda woke e immigrazionista. Con una lentezza proporzionale alla sua dimensione storica, una nuova ondata politica opera per cancellare i danni dell’egemonia di sinistra. Il punto è che non bisogna piegarsi né all’antisemitismo né al nichilismo che ne costituisce una delle radici.
Un segno eloquente della gravità della situazione e dell’incapacità di cogliere le implicazioni di quanto sta accadendo, è stato il discorso tenuto dal Presidente Mattarella durante la cerimonia del Ventaglio. Da una parte ha presentato Israele come uno Stato criminale, dall’altra ha condannato l’antisemitismo. Che impressione ti ha fatto?
Devo confessare di non avere simpatia per Mattarella, nonostante tutto il mio rispetto per la sua carica. Non condivido buona parte dei suoi interventi e dei suoi silenzi, per esempio sugli abusi della magistratura e anche sulla campagna contro Israele. Senza discutere i suoi interventi, osservo che, anche nei termini della definizione IRHA di antisemitismo, rifiutare al popolo ebraico il diritto a uno stato e dunque alla sua autodifesa, paragonare la sua azione militare alle colpe del nazismo, come ormai è consueto fare con il falso grimaldello del “genocidio”, è una forma di antisemitismo. Voglio anche osservare che parlare di “stato palestinese” o di “territori palestinesi” che sarebbero stati occupati da Israele è un falso storico e giuridico. Non che Mattarella abbia sostenuto esplicitamente queste cose, ma non ha contrastato chi nella politica, nelle università, nei media e nel paese le propaganda incessante.
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