Aria di epurazione alla Mostra del Cinema
Cronaca di Paolo Crucianelli
Testata: Il Riformista
Data: 26/08/2025
Pagina: 4
Autore: Paolo Crucianelli
Titolo: Aria di epurazione alla Mostra del Cinema. Parte la caccia contro gli artisti israeliani

Riprendiamo dal RIFORMISTA, del 26/08/2025, a pagina 4, il commento di Paolo Crucianelli dal titolo "Aria di epurazione alla Mostra del Cinema. Parte la caccia contro gli artisti israeliani".

Alla Mostra del Cinema di Venezia, tanti grandi nomi del cinema si schierano contro Israele, per una Palestina "dal fiume al mare", formula che presuppone la distruzione dello Stato ebraico (basta vedere la mappa del loro stesso simbolo). 

La Mostra del Cinema di Venezia, uno dei più prestigiosi appuntamenti del panorama cinematografico internazionale, rischia di essere travolta dall’ennesimo tentativo di politicizzazione a senso unico.
Il collettivo V4P (Venice For Palestine), una sigla che raccoglie oltre 300 nomi noti del mondo del cinema e dello spettacolo, ha infatti inviato una lettera aperta alla direzione del festival, diretto da Alberto Barbera, con una serie di richieste e dichiarazioni che mira chiaramente a trasformare la rassegna in un palcoscenico di propaganda, marcatamente anti-israeliana.

Nella lettera pubblicata sul sito del collettivo si leggono rivendicazioni molto precise: si accusa apertamente Israele di “genocidio” e “crimini contro l’umanità”; si critica il governo italiano per le sue “politiche filosioniste”; si chiede un’esplicita presa di posizione non solo da parte degli organizzatori del festival, ma anche da tutti i partecipanti; si invita al boicottaggio delle opere provenienti da Israele o sostenute da enti israeliani; si pretende che venga data visibilità alla “resistenza palestinese” senza se e senza ma.
Come da copione, è il caso di dirlo, la lettera non contiene alcun riferimento critico ad Hamas, come se non avesse alcun ruolo nella guerra in corso, se non quello di vittima.

Tra i più noti firmatari della lettera troviamo Roger Waters, Tilda Swinton, Susan Sarandon, Elia Suleiman, Alice e Alba Rohrwacher, Valeria Golino, Claudio Santamaria, Agnieszka Holland, Michel Franco, Radu Jude, Roberto Minervini, Cecilia Strada, Saverio Costanzo, Jasmine Trinca, Toni Servillo, Stefano Savona, Marco Bellocchio, Matteo Garrone, Abel Ferrara, Ken Loach.
Una lista lunga e significativa, che mette in luce quanto il tema stia penetrando nel mondo artistico europeo, quasi sempre senza alcun contraddittorio.
Il rischio evidente è che la Mostra di Venezia venga trasformata in una vetrina di propaganda, schierata ideologicamente su una narrazione anti-israeliana che, per quanto diffusa in certi ambienti culturali e mediatici, è tutt’altro che condivisa dall’intera opinione pubblica italiana ed europea.
Al contrario, cresce sempre di più la consapevolezza che la realtà del conflitto israelo-palestinese sia ben più complessa e che demonizzare una sola parte, Israele, è un esercizio retorico semplicistico e profondamente dannoso, per le ripercussioni antisemite che genera.

Ancora una volta si tenta di imporre un boicottaggio culturale che non colpisce un governo, ma singoli artisti, registi e creativi israeliani, colpevoli soltanto della propria identità nazionale.
Un atteggiamento discriminatorio che contraddice apertamente la retorica dei diritti, della tolleranza e dell’inclusività.
Così come è stato fatto in ambito sportivo, con la richiesta di esclusione delle squadre israeliane dalle competizioni internazionali.

È compito della direzione della Mostra difendere il carattere artistico, plurale e universale del festival, respingendo ogni tentativo di strumentalizzazione ideologica.
La cultura non può e non deve diventare un campo di battaglia.
Deve restare un luogo di libertà, dialogo e confronto aperto a tutte le voci, non un’arena per slogan monocorde.
Vedremo se, e in che modo, il Consiglio di amministrazione della Biennale saprà far valere questi princìpi.

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NO ALL’ARTE DELL’ODIO, NASCE IL COMITATO VENICE FOR ISRAEL DI F4F

Alla Mostra del Cinema di Venezia non può sfilare la propaganda travestita da arte.
Loghi falsificati, mappe che cancellano Israele, slogan come “dal fiume al mare”: non è creatività, è odio politico che si maschera da linguaggio culturale.
Per questo lanciamo una raccolta firme rivolta alla Biennale: chiediamo una presa di posizione netta contro chi usa la cultura come arma per legittimare antisemitismo e menzogna.
Venezia ha già dato al mondo un triste primato con l’invenzione del ghetto: sarebbe intollerabile che oggi la città lagunare ne collezionasse un secondo.
L’arte è libertà, non menzogna.
E la libertà non può esistere senza verità.

redazione@ilriformista.it