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La Stampa - Gazzetta dello Sport Rassegna Stampa
30.04.2018 Giro d'Italia, tutto pronto per la partenza da Gerusalemme
Commenti di Elena Loewenthal, Luca Gialanella

Testata:La Stampa - Gazzetta dello Sport
Autore: Elena Loewenthal - Luca Gialanella
Titolo: «Il Giro d’Italia in Israele nel nome di Bartali 'Giusto fra le Nazioni' - Lo sbarco in Israele. Mai visto prima: un aereo per 880 bici e 2700 ruote»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/04/2018, a pag. 35, con il titolo "Il Giro d’Italia in Israele nel nome di Bartali 'Giusto fra le Nazioni' " il commento di Elena Loewenthal. Dalla GAZZETTA dello SPORT a pag.35, con il titolo "Lo sbarco in Israele. Mai visto prima: un aereo per 880 bici e 2700 ruote" di Luca Gialanella.

A destra: il titolo della Gazzetta dello Sport di oggi

La Stampa - Elena Loewenthal: "Il Giro d’Italia in Israele nel nome di Bartali 'Giusto fra le Nazioni' "

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Elena Loewenthal

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Gino Bartali

Tutti pazzi per la bici. Israele aspetta il Giro d’Italia, che quest’anno per la prima volta nella sua storia vedrà il pedale d’inizio fuori dall’Europa, con una trepidazione davvero speciale. Tanto è vero che persino Bibi Netanyahu ha accantonato il suo tradizionale e un po’ ieratico aplomb per girare un video promozionale in cui sfodera un bel sorriso, ironizza su se stesso (che è davvero una rarità), si improvvisa ciclista, ammette che ha ancora molta strada da fare, e decide di allenarsi.

Israele è un Paese per ciclisti - soprattutto Tel Aviv con i suoi rari saliscendi -, mentre le colline di Gerusalemme sono decisamente a prova di fiato e gambe: complici il clima e il sole, la bicicletta è un mezzo di trasporto e di svago assai popolare. Il Bloomfield Museum of Science di Gerusalemme ha nel giugno scorso inaugurato una mostra dedicata alla bicicletta. Per questa e altre ragioni, l’arrivo - anzi la partenza - del 101º Giro d’Italia da Israele il 4 maggio è salutato come un evento straordinario, che coinvolge tutti.

Ma il Giro quest’anno sarà speciale anche per un’altra ragione, strettamente legata al Paese e alla città da dove partirà: perché quest’anno il vero vincitore, l’indiscutibile maglia rosa di tutte le tappe, sarà qualcuno che non c’è più eppure sarà più presente che mai. Qualcuno che ha lasciato un segno profondo, di bravura e coraggio, passione e determinazione, tanto nel ciclismo quanto in quella gara più grande di tutte che si chiama umanità. Perché il Giro quest’anno è più che mai dedicato a Gino Bartali, che lo vinse tre volte (1936, 1937 e 1946) ma la cui più grande vittoria fu salvare oltre 800 ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Faceva la spola in bici tra Assisi e Firenze, Gino, avanti e indietro fra la stamperia clandestina che fabbricava documenti falsi e il cardinale arcivescovo di Firenze, Elia Dalla Costa, che li distribuiva agli ebrei braccati dai nazisti. Quasi 200 km al giorno.

Salvò centinaia di ebrei
«Guardate che non ho fatto nulla di speciale, l’ho fatto perché sono fatto così», direbbe oggi di tutta la riconoscenza che gli è stata tributata. «Perché era fatto così davvero» spiega sua nipote Gaia, che con il resto della famiglia si dedica a coltivare la memoria del nonno e che sarà in Israele durante le tappe del Giro. Perché, con una procedura particolare riservata a casi molto speciali, lo Yad Vashem - il memoriale della Shoah a Gerusalemme - ha deciso di dare a Bartali la cittadinanza onoraria dello Stato d’Israele nel corso di una cerimonia che si terrà tra due giorni, lassù fra quelle colline della memoria dove lui già c’è dal 2013 come «Giusto fra le Nazioni», il bosco dove ogni albero porta il nome di chi ha salvato anche soltanto un ebreo durante il buio della Shoah, e lo ha fatto rischiando la propria vita, non per denaro ma per senso di giustizia e compassione. Affinché le colline d’Israele ricordino bene questo Giusto, il giorno successivo il Fondo Nazionale Ebraico inaugurerà una pista ciclabile ad Haruvit, sulle colline occidentali della Giudea, nel nome di Bartali. Se infatti la missione principale del Fondo Nazionale è piantare alberi e tutelare l’ambiente, nulla come la bici favorisce l’incontro con la natura. Ed è anche un bel modo, pacifico, per stare insieme.
«È un momento di grande gioia per la nostra famiglia - spiega Gaia Bartali -. La memoria del nonno, ora che mio padre non c’è più, è affidata a noi. Ed è una memoria segnata dall’affettività. Sono stati mesi straordinari, questi in attesa del Giro. Ho incontrato tanta bella gente che ha a cuore mio nonno e ciò che ha fatto». Anche se, ripete: «Non voleva riconoscenza, perché a spingerlo erano la sua fede cattolica e la sua compassione». Bartali diceva sempre che il bene si fa e non si dice, proprio come fece lui fino a quando cominciò a «lasciarsi andare» con il figlio Andrea, il padre di Gaia. Raccontandogli di quando fu arrestato dalla polizia fascista, a Firenze, ma per fortuna nessuno ispezionò la sua bicicletta, il cui sellino era pieno di quei documenti falsi cui tanti ebrei della città devono la vita, magari senza sapere che quel grande ciclista era il loro angelo salvatore. Perché, come diceva Bartali, «certe medaglie si appendono all’anima, non alla giacca».

 

 

 

La Gazzetta dello Sport - Luca Gialanella: "Lo sbarco in Israele. Mai visto prima: un aereo per 880 bici e 2700 ruote"

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Non c'è mai stato nulla di simile. Perché mai il Giro d'Italia era partito fuori dall'Europa. E’ il primo capolavoro della squadra di Rcs Sport è il ponte-aereo che porta oggi la carovana rosa in Israele. Quando, dalle 6 alle 9, si presenteranno ai cancelli di Cargo City all'aeroporto di Milano Malpensa i camion delle 22 squadre del Giro, è come se ci fosse davvero il primo «Via!», in attesa della crono di venerdì a Gerusalemme. Mesi e mesi di programmazione, guidata dallo staff di Alessandro Giannelli e Luca Piantanida, sotto la supervisione di Mauro Vegni, direttore del Giro, si concentreranno oggi all'interno dell'aereo cargo Boeing 747-800F, un bestione di 76 metri e alto 19, il più grande al mondo nella sua categoria. Tra misure di sicurezza strettissime, verrà caricato sui pallet tutto il materiale tecnico delle squadre. Dalle biciclette da strada a quelle per la crono, dai lettini per il massaggio alle diverse moltipliche da usare. Il Giro occuperà circa metà dello spazio nella stiva dell'aereo: 880 biciclette e 2700 ruote. Ogni numero, che abbiamo ricostruito con la collaborazione di Giuseppe Archetti, meccanico storico della Nazionale, adesso alla Uae-Emirates di Aru, è una curiosità. Ma quello che colpisce all'occhio è il volume: tutto quanto serve per le tre tappe in Israe le occupa 363 metri cubi, pari a quello di una villa che ha 7 metri per lato e, in altezza, due piani e la mansarda. Ogni team porterà una tonnellata tra bici e attrezzatura: complessivamente, ogni corridore avrà a disposizione 5 biciclette (3 strada, 2 crono). RAGGI X Sicurezza, dicevamo: tutto passato ai raggi x e divieto assoluto di imbarcare persino il mastice che si usa per incollare i tubolari ai cerchi delle ruote. Così come l'olio da mettere sulla catena o i liquidi per pulire le biciclette: sono potenzialmente infiammabili, i meccanici li cercheranno sul posto. E i divieti hanno portato alla decisione di imbarcare un numero elevatissimo di ruote di riserva già montate, per coprire qualsiasi necessità. L'aereo decollerà nel tardo pomeriggio da Malpensa e domattina il personale delle squadre ritirerà tutto all'aeroporto di Tel Aviv. Le squadre troveranno sul posto i mezzi: 1 camion officina da 8 metri, 1 van da 9 posti per i corridori, 1 furgone per il materiale e 4 ammiraglie. E i corridori? Arriveranno entro domani sera. Più semplice il ritorno: dopo la crono, verrà subito riportato in Italia il materiale (6 metri cubi a squadra); tutto il resto volerà su un cargo da Eilat a Catania la notte del 6 maggio. E quattro charter (tre per le squadre, uno per l'organizzazione) trasporteranno 745 persone lunedì 7 a Catania.

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