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Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 08/11/2017, a pag. 11, con il titolo "Yemen, rappresaglia di Riad contro gli sciiti. Ucciso un leader dei ribelli alleati di Teheran", la cronaca di Giordano Stabile; dal MANIFESTO, a pag. 8, con il titolo "Israele al fianco di Riyadh. Trump Ioda le epurazioni", la cronaca di Michele Giorgio.
Ecco gli articoli: LA STAMPA - Giordano Stabile: "Yemen, rappresaglia di Riad contro gli sciiti. Ucciso un leader dei ribelli alleati di Teheran"
L’Arabia Saudita accusa l’Iran di «attacco militare diretto» per il missile lanciato dai ribelli yemeniti Houthi su Riad e risponde con un raid che elimina uno dei leader del movimento sciita, Adnan Zbarah. Il blitz dell’aviazione è scattato durante una riunione del comandante con altri capi della provincia di Saada, confinante con il regno, e ha portato all’eliminazione di «dozzine» di militanti. Un segnale agli avversarsi del principe Mohammed bin Salman: dopo la grande purga della notte fra sabato e domenica il clima è cambiato e Riad reagirà colpo su colpo. IL MANIFESTO - Michele Giorgio: "Israele al fianco di Riyadh. Trump Ioda le epurazioni"
Michele Giorgio rovescia su Israele e l'Occidente la responsabilità delle tensioni e dei conflitti che attanagliano il Medio Oriente. Secondo Giorgio Trump si sarebbe schierato a favore delle "epurazioni" in Arabia Saudita. L'attacco all'Arabia da parte del quotidiano comunista è strumentale, lo scopo vero da colpire è l'America di Trump e Israele. Non una parola, come da copione, sulla portata della minaccia dell'espansione sciita, guidata direttamente dagli ayatollah di Teheran. Ecco l'articolo: Michele Giorgio Dopo aver ricevuto l'approvazione di Donald Trump alla sua ondata di arresti fra principi, ministri e tycoon presunti corrotti, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha ottenuto dagli Stati uniti pieno appoggio all'accusa rivolta all'Iran di aver fornito il missile balistico, sparato dallo Yemen, che il 4 novembre ha sorvolato Riyadh. Secondo l'ambasciatrice statunitense all'Onu, Nikki Haley, il missile sparato era un Qiam, di fabbricazione iraniana. «un tipo di arma non presente in Yemen, prima della guerra civile-.
PAROLE CHE DANNO una spinta ulteriore all'offensiva di Riyadh contro il movimento sciita Hezbollah, culminata nell'imposizione delle dimissioni al premier libanese Saad Hariri e nell'attacco frontale a Tehran lanciato ancora da Mohammed bin Salman durante una conversazione telefonica con il ministro degli esteri britannico Boris Johnson. “II ruolo del regime iraniano nel rifornire i ribelli (yemeniti) Houthi di missili rappresenta un attacco armato da parte di Teheran e può essere considerato come un atto di guerra», ha sentenziato il potente rampollo reale ricevendo la solidarietà di Johnson. Immediata la replica di Tehran che, attraverso il ministro degli esteri Mohammad Javad Zarif, ha descritto «false e pericolose» le affermazioni saudite. A Damasco, dove era in visita ufficiale, Ali Akbar Velayati, consulente dell'ayatollah e guida suprema dell'Iran Ali IChamenei, ha ribadito che il suo Paese è pronto a difendersi. Velayati e il presidente siriano Bashar Assad si sono detti convinti che l'escalation di tensione nella regione é causata dalla sconfitta dei gruppi terroristici in Siria.
GRUPPI TERRORISTICI che ieri son o tornati a colpire a Damasco. Una pioggia di razzi e colpi di mortaio sparati da miliziani jihadisti hanno colpito un quartiere di Damasco ed edifici non lontani dall'ambasciata lassa facendo almeno cinque morti. E Israele non resta a guardare.
NONOSTANTE STAMPA e analisti mettano in guardia dal farsi trascinare dalla frenesia saudita di andare in guerra subito contro l'Iran. Il governo Netanyahu si avvicina a Riyadh con cui Tel Aviv non ha ufficialmente relazioni. Lo prova un telegramma inviato dal ministero degli esteri israeliano a tutte le ambasciate, rivelato lunedì sera alla tv Canale 10 da Barak Ravid, uno dei giornalisti israeliani meglio informati.
GLI AMBASCIATORI, ha spiegato Ravid, sono stati invitati a diffondere tra i dirigenti dei Paesi in cui operano un messaggio di aperto sostegno all'Arabia Saudita e contro la presenza di Hezbollah nell'attuale e nei futuri governi libanesi. Intanto la purga gigantesca messa in moto da Mohammed bin Salman che ha già visto decine di arresti, si colora di nuovo di giallo.
IL PRINCIPE Abdul Azlz bin Fahad, figlio del penultimo sovrano del regno, Fahd bin Abd al Aziz al Saud, sarebbe stato ucciso dalle forze di sicurezza in uno scontro a fuoco dopo essersi opposto all'arresto. A riferirlo è stato il Daily Mail e la notizia, non confermata ufficialmente, arriva 24 ore dopo che un altro membro della famiglia reale, Mansour bin Muqrin, è morto in un incidente aereo al quale però ben pochi credono. Media arabi e anche israeliani sostengono che il velivolo che trasportava il principe e altri sette funzionari sarebbe stato abbattuto da un jet militare per evitare la loro fuga. Le autorità giudiziarie inoltre hanno bloccato più di 1.200 conti bancari «eccellenti». Di fatto prigioniero sarebbe anche il presidente yemenita in esilio a Riyadh, Abd Rabbu Mansour Hadi, assieme ai figli e alcuni capi militari, a cui i sauditi impedirebbero di tornare in Yemen. Motivo: i rapporti tesi di Hadi con gli Emirati, alleati di ferro sauditi. In altre parti della regione si guarda con preoccupazione al futuro. Il Libano teme di precipitare in una nuova guerra civile sotto l'urto della pressione saudita contro Hezbollah che ha già costretto il primo ministro Hariri a dimettersi.
GLI ABITANTI DI GAZA attendono con timore il rientro del presidente palestinese Abu Mazen “invitato” d'urgenza dal re saudita Salman. Riyadh ha accolto con disappunto la riconciliazione tra Abu Mazen e il movimento islamico Hamas sponsorizzato da Qatar e Turchia, rivali dei sauditi, e che di recente si è riavvicinato all'Iran.
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