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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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La Stampa - Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.06.2014 Federica Mogherini, ministro degli Esteri italiano, invita gli investitori a boicottare Israele, con il pretesto delle 'colonie'
Cronache di Maurizio Molinari, Davide Frattini

Testata:La Stampa - Corriere della Sera
Autore: Maurizio Molinari - Davide Frattini
Titolo: «L'Italia alza il tiro contro Israele. 'Stop agli affari nelle colonie' - La Ue boicotta le colonie israeliane»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 27/06/2014, a pag. 12, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "L'Italia alza il tiro contro Israele. 'Stop agli affari nelle colonie' " e dal CORRIERE della SERA,  a pag. 17, l'articolo di Davide Frattini dal titolo "La Ue boicotta le colonie israeliane".
L'Italia, insieme all'Unione europea, aderisce a un campagna che prende di mira le "colonie" per colpire e isolare tutto Israele. Il boicottaggio delle "colonie" si oppone al trattato di Oslo che prevede il il controllo israeliano sulla zona C, dove dunque Israele ha attualmente il pieno diritto di costruire, promuove come obiettivo della politica estera europea  l'espulsione delle comunità ebraiche da Giudea e Samaria, colpisce anche la popolazione araba, che trae reali vantaggi dall'integrazione, economica e culturale, con gli insediamenti. Inoltre, è giustificato mediante menzogne propagandistiche, come quella del "furto dell'acqua" palestinese.
Tutto ciò avviene mentre Israele è sotto attacco da parte del terrorismo e le reazioni della comunità internazionale ed anche  dell' Italia al rapimento di tre ragazzi adolescenti appaiono tardive  e deboli, e mentre emerge che l'Anp, finanziata dai contribuenti europei, stipendia i terroristi
( http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=253&sez=120&id=53937 )
Il ministro degli esteri italiano, Federica Mogherini  "avverte" i connazionali di
"non impegnarsi in attività finanziarie e investimenti" negli insediamenti.
Mogherini non è nuova a prese di posizione ostili a Israele, e a simpatizzare con i suoi nemci, come dimostra la fotografia che pubblichiamo sopra, che la ritrae con Yasser Arafat. Si poteva sperare che Mogherini avesse cambiato idea, ma la sua ultima presa di posizione smentisce questa aspettativa.  
Il premier Renzi, che l'ha scelta per la Farnesina,  condivide la sua decisione in merito al boicottaggio ?  Ci auguriamo di no, e che prenda presto le distanze dal suo ministro.

In alto a destra, Federica Mogherini con Yasser Arafat


Matteo Renzi


Il simbolo della campagna per il boicottaggio di Israele

Di seguito, gli articoli:

LA STAMPA - Maurizio Molinari:  "L'Italia alza il tiro contro Israele. 'Stop agli affari nelle colonie' "


Maurizio Molinari

 GERUSALEMME Con un formale «avvertimento» l'Italia suggerisce ai connazionali di «non impegnarsi in attività finanziarie e investimenti» negli insediamenti israeliani in Cisgiordania compiendo un passo «in sintonia con altri Paesi europei» a cominciare dalla Francia. A farlo sapere è il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, parlando di «implementazione tecnica di una scelta politica fatta in precedenza» in occasione del Consiglio Europeo del dicembre 2012. Allora la misura sanzionatoria nei confronti degli insediamenti dove risiedono 350 mila israeliani venne «decisa ma non comunicata» sottolinea la Mogherini, spiegando che il rinvio de facto si dovette ai «colloqui di pace che John Kerry aveva intrapreso e nei quali non si voleva interferire». Vi è stata dunque una sospensione che ora lascia il posto a una «comunicazione» che, aggiunge la Mogherini, verrà fatta «nelle prossime ore» seguendo l'esempio di Parigi e in coincidenza con analoghe decisioni da parte di altre capitali dell'Ue. Il Quai d'Orsay ha parlato di «atto dovuto» in considerazione del fatto che «le costruzioni in Cisgiordania, Gerusalemme Est e Golan sono illegali trattandosi di territori occupati». Germania, Gran Bretagna e Spagna - secondo fonti francesi - sono in procinto di adottare passi analoghi. In concreto ciò significa che un gruppo di Paesi Ue suggerisce agli investitori di evitare di sostenere progetti per lo sviluppo degli insediamenti, confermando la posizione Ue che li ritiene un «ostacolo» ai negoziati di pace fra Israele e palestinesi. Era stato proprio il Segretario di Stato americano, al termine dell'infruttuosa maratona negoziale, a far sapere a Gerusalemme che il fallimento dei colloqui avrebbe comportato «conseguenze economiche negative». L'Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen da tempo premeva su Bruxelles affinché l'intesa del 2012 portasse a conseguenze concrete ai danni di Israele. Resta da vedere quali saranno le ripercussioni di questo passo nei rapporti fra Israele e Ue alla luce del fatto che il premier Benjamin Netanyahu ha più volte sottolineato il ritardo europeo nella condanna del rapimento dei tre ragazzi ebrei in Cisgiordania. La Mogherini è attesa a luglio in Israele e nei Territori palestinesi per una visita che potrebbe svolgersi nel segno del rinnovato impegno Ue contro gli insediamenti ebraici in Cisgiordania.

CORRIERE della SERA - Davide Frattini: "La Ue boicotta le colonie israeliane"


Davide Frattini

GERUSALEMME — Con lo stop ai colloqui di pace sembra diventare concreta quella che Thomas Friedman sul New York Times ha definito una «terza intifada». Europea. E’ stata delineata con il documento pubblicato un anno fa dall’Unione che indica le linee guida da seguire nei rapporti con Israele e fissa le regole per prestiti o finanziamenti da parte della Commissione. Prescrive che ogni intesa venga accompagnata da una clausola: quei soldi non possono finire a università, società, istituzioni al di là della Linea Verde, «perché — precisa — gli insediamenti in Cisgiordania o a Gerusalemme Est non fanno parte dello Stato d’Israele».
Adesso la sfida diventa pressante. I Paesi più importanti sono pronti a pubblicare avvisi simili per gli imprenditori. La Francia lo ha ufficializzato in questi giorni, Germania e Gran Bretagna lo avevano fatto nei mesi scorsi. Anche l’Italia e la Spagna sono pronte. «E’ l’implementazione tecnica di una decisione politica presa in precedenza», dice Federica Mogherini, ministro degli Esteri italiano, all’Ansa. Le indicazioni alle società e imprese europee erano state congelate per non interferire con i negoziati tra israeliani e palestinesi coordinati da John Kerry, il segretario di Stato americano.
A trattative bloccate, arrivano le regole, anche se non vincolanti. Quelli diffusi dal ministero degli Esteri francese — scrive il quotidiano Haaretz — sono avvertimenti: invitano i propri cittadini a non impegnarsi in «attività finanziarie o investimenti» nelle colonie nei territori occupati. Il punto è informare qualunque operatore economico — spiega Mogherini — dei potenziali rischi «a causa delle natura giuridica indefinita»: il rischio può essere perdere i soldi o affrontare contenziosi sui titoli di proprietà.
Il governo di Benjamin Netanyahu ha reagito chiedendo ai suoi ambasciatori di intervenire nelle nazioni più esitanti. I diplomatici hanno il compito di far notare come l’iniziativa coincida con il rapimento dei tre ragazzi in Cisgiordania: ieri sono stati diffusi i nomi dei due palestinesi sospettati del sequestro e i loro legami con il movimento fondamentalista Hamas.
Yair Lapid, ministro delle Finanze e tra i moderati nel governo di destra, ripete da mesi che il boicottaggio europeo danneggerebbe l’economia israeliana con perdita di posti di lavoro. All’inizio di quest’anno la Pggm (un fondo pensione olandese) ha liquidato le partecipazioni in cinque banche locali per il «loro coinvolgimento nel finanziamento degli insediamenti». La stessa decisione è stata presa dal Fondo petrolifero della Norvegia (valore 810 miliardi di dollari, gestito dalla Banca centrale) che ha escluso due società perché coinvolte in costruzioni nelle colonie.
In Italia i grillini hanno criticato l’accordo tra la romana Acea e l’israeliana Mekorot, la principale azienda idrica del Paese e la quinta al mondo. Prima in consiglio a Roma (il comune controlla il 51 per cento del gruppo) e verso la metà di gennaio alla Camera. «A seguito delle politiche israeliane di gestione dell’acqua — accusa l’interrogazione parlamentare — i palestinesi che vivono in Cisgiordania possono disporre di meno di 60 litri al giorno (rispetto ai 100 litri minimi secondo gli standard internazionali), mentre i coloni dispongono di almeno 300; la Mekorot è attivamente impegnata nel mantenimento dell’occupazione».

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