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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Ansamed - Ansa - Il Manifesto Rassegna Stampa
14.12.2011 Disinformare su Israele con parole e omissioni
Ansamed e Michele Giorgio, metodi diversi, stessa finalità

Testata:Ansamed - Ansa - Il Manifesto
Autore: Redazione di Ansamed - Michele Giorgio
Titolo: «Mo: Cisgiordania, coloni ultras attaccano base esercito - L’Unesco: benvenuta Palestina»

Riportiamo da ANSAMED l'articolo dal titolo "  Mo: Cisgiordania, coloni ultras attaccano base esercito". Dal MANIFESTO, a pag. 8, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " L’Unesco: benvenuta Palestina ".
Ecco i pezzi, preceduti dai nostri commenti :

ANSAMED - " Mo: Cisgiordania, coloni ultras attaccano base esercito "


                                   Tomba di Giuseppe

Nel pezzo si legge : " Nel frattempo un altro gruppo di coloni religiosi (dopo aver aggirato le postazioni dell'esercito israeliano) e' penetrato nella citta' palestinese di Nablus, entrando nella cosiddetta Tomba di Giuseppe. Ignoti hanno aperto il fuoco nei loro confronti, ferendo al volto uno dei coloni.". Come si esprime Ansamed? 'Cosiddetta' Tomba di Giuseppe, che significato ha? E gli 'ignoti' che hanno sparato? Gli israeliani sono entrati nella città palestinese di Nablus e 'ignoti' hanno sparato loro contro. Non saranno per caso dei palestinesi? No, impossibile, quella palestinese è resistenza non violenta, non è possibile che usino armi. Sarà per questo che erano ignoti?
Ecco il pezzo:

(ANSAmed) - TEL AVIV, 13 DIC - Per la seconda volta in pochi mesi, decine di coloni ultras sono penetrati in una base dell'esercito israeliano in Cisgiordania, dove hanno lanciato bottiglie incendiarie ed hanno arrecato danni ad automezzi militari. L'attacco - concepito per sventare la imminente evacuazione di un avamposto illegale - ha rappresentato il culmine di una nottata di violenze.

In precedenza, con una operazione di carattere diversivo, altri coloni avevano superato all'altezza di Gerico (valle del Giordano) le linee militari di demarcazione, creando un avamposto illegale in una zona compresa fra i reticolati e il territorio giordano. I dimostranti sono stati fermati dopo alcune ore.

Nel frattempo un altro gruppo di coloni religiosi (dopo aver aggirato le postazioni dell'esercito israeliano) e' penetrato nella citta' palestinese di Nablus, entrando nella cosiddetta Tomba di Giuseppe. Ignoti hanno aperto il fuoco nei loro confronti, ferendo al volto uno dei coloni.

Forte la collera dei responsabili militari israeliani per queste attivita' che, affermano, contribuiscono ad accrescere la tensione nella regione. Il movimento dei coloni (che rappresenta oltre 300 mila israeliani residenti in Cisgiordania) non ha finora espresso commenti.

Il MANIFESTO - Michele Giorgio : " L’Unesco: benvenuta Palestina "


Michele Giorgio

Michele Giorgio inizia il suo pezzo rallegrandosi per l'ingresso della Palestina all'Unesco e criticando Usa e Israele per aver bloccato i fondi a lei destinati.
Ogni scusa, comunque, deve essere colta per attaccare Israele, perciò Giorgio, esaurite le lodi per Mahmoud Abbas e i palestinesi, inizia la solita litania sui territori occupati e sulle colonie.
Nel pezzo si legge : "
I territori del futuro Stato indipendente – Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est – sono saldamente nelle mani non tanto delle forze militari di occupazione ma di quelle dei coloni israeliani che dettano legge persino al proprio esercito. Ieri all’alba un gruppo di 50 settler ha vandalizzato una base delle forze armate nei pressi di Tulkarem mentre un gruppo di religiosi nazionalisti è penetrato nella città palestinese di Nablus, entrando nella cosiddetta Tomba di Giuseppe. Qualche ora prima altre decine di coloni avevano violato un’area militare, all'altezza di Qasser al-Yahud (Gerico), vicina al confine con la Giordania...". Giorgio ha preso spunto dal pezzo di Ansamed riportato in questa stessa pagina, ricopiando persino alcune sue parti, compreso il riferimento alla 'cosiddetta' Tomba di Giuseppe.
Però ha omesso la sparatoria di Nablus. Non sia mai che si scopra che i palestinesi sparano. Un'immagine che non andrebbe d'accordo con l'idea delle colombe palestinesi, vittime inermi del terribile Israele oppressore.
Ansamed disinforma, Giorgio è riuscito a fare di meglio, disiformazione sulla disinformazione. Complimenti.
Ecco il pezzo:

«Benvenuta Palestina nella casa dell'Unesco ».Mentre, ieri a Parigi, Irina Bokova, direttrice generale dell'Unesco, pronunciava queste parole, il presidente dell’Olp Abu Mazen sorrideva soddisfatto. Annuendo felice quando Bokova ha aggiunto «l'adesione della Palestina all'Unesco sarà una grande chance per costruire la pace e la sicurezza tramite la scuola, la cultura e la scienza». Così ieri, per una volta, hanno gioito tutti i palestinesi, senza distinzioni politiche. La Palestina è ufficialmente il 195esimomembro dell’Unesco e la bandiera di questo Stato, sotto occupazione militare israeliana, è stata issata al quartier generale dell'Unesco. «È un momento storico e commovente per me e per il mio popolo vedere la nostra bandiera issata qui all'Unesco, insieme alle bandiere degli altri Stati membri. La Palestina rinasce oggi», ha commentato Abu Mazen, rispondendo alle domande dei giornalisti. Meno felici sono in queste ore il premier israeliano Netanyahu e il presidente americano Obama. Entrambi hanno cercato di impedire il «sì» dell’Unesco alla Palestina e hanno anche tagliato i loro finanziamenti (oltre 60 milioni di dollari) all’agenzia Onu.
Tuttavia l’entusiasmo di Abu Mazen è giustificato fino ad un certo punto. L’obiettivo principale dell’iniziativa diplomatica lanciata a settembre – l’adesione della Palestina alle Nazioni Unite – si è arenata al Consiglio di Sicurezza, dove i dirigenti palestinesi non hanno ottenuto i nove voti su 15 necessari. Ora Abu Mazen e i suoi uomini aspettano che cambi la composizione del CdS per ritentare la carta dell’adesione. Le possibilità però restano minime (incombe il veto Usa) e, al momento, la prospettiva più concreta è il riconoscimento da parte dell’AssembleaGenerale della Palestina come «Stato non-membro», simile a quello del Vaticano. Certo, è un passo in avanti, ma in ogni caso sarebbe un risultato largamente inferiore alle aspettative generate dai proclami del presidente dell’Autorità Nazionale.
E se Abu Mazen a settembre credeva di poter consolidare il consenso nei Territori occupati, grazie alla sfida diplomatica lanciata a Israele, poi ha dovuto fare retromarcia di fronte al forte recupero di popolarità ottenuto dal movimento islamico Hamas con lo scambio del18 ottobre tra circa 500 detenuti politici palestinesi e il soldato israeliano Ghilad Shalit. Popolarità destinata a salire ancora poichè entro la fine delmese dovrebbe concretizzarsi la seconda fase dello scambio di prigionieri con la scarcerazione da parte di Israele di altri 550 palestinesi. Ma il punto più debole della strategia di Abu Mazen di riconoscimento della Palestina sta nel fatto che sul terreno continua a non cambiare nulla e la vita quotidiana dei palestinesi resta un inferno. I territori del futuro Stato indipendente – Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est – sono saldamente nelle mani non tanto delle forze militari di occupazione ma di quelle dei coloni israeliani che dettano legge persino al proprio esercito. Ieri all’alba un gruppo di 50 settler ha vandalizzato una base delle forze armate nei pressi di Tulkarem mentre un gruppo di religiosi nazionalisti è penetrato nella città palestinese di Nablus, entrando nella cosiddetta Tomba di Giuseppe. Qualche ora prima altre decine di coloni avevano violato un’area militare, all'altezza di Qasser al-Yahud (Gerico), vicina al confine con la Giordania, per protestare contro la decisione del governo di congelare (per il momento) il progetto del Comune di Gerusalemme di abbattere la passerella di legno che dall’area del Muro del Pianto porta alla Spianata delle Moschee, in seguito alle proteste palestinesi e di diversi paesi islamici. Maè solo un atto simbolico perché nella politica quotidiana il governo del premier Netanyahu procede nel solco ultranazionalista. Due giorni fa il ministero della difesa ha confermato il via libera definitivo alla costruzione di 40 case nella colonia di Efrat, vicino Betlemme, un progetto che espande ulteriormente il blocco di colonie di Gush Etzion. In caso di annessione a Israele di Efrat, Betlemme sarebbe tagliata dal sud della Cisgiordania. A Qalqilya infine, riferiva ieri l’agenzia stampa palestinese Maan, coloni avrebbero lanciato sassi contro un’automobile araba ferendo un bambino.

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