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Riportiamo da ANSAMED l'articolo dal titolo " Mo: Cisgiordania, coloni ultras attaccano base esercito". Dal MANIFESTO, a pag. 8, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " L’Unesco: benvenuta Palestina ". ANSAMED - " Mo: Cisgiordania, coloni ultras attaccano base esercito "
Nel pezzo si legge : " Nel frattempo un altro gruppo di coloni religiosi (dopo aver aggirato le postazioni dell'esercito israeliano) e' penetrato nella citta' palestinese di Nablus, entrando nella cosiddetta Tomba di Giuseppe. Ignoti hanno aperto il fuoco nei loro confronti, ferendo al volto uno dei coloni.". Come si esprime Ansamed? 'Cosiddetta' Tomba di Giuseppe, che significato ha? E gli 'ignoti' che hanno sparato? Gli israeliani sono entrati nella città palestinese di Nablus e 'ignoti' hanno sparato loro contro. Non saranno per caso dei palestinesi? No, impossibile, quella palestinese è resistenza non violenta, non è possibile che usino armi. Sarà per questo che erano ignoti? (ANSAmed) - TEL AVIV, 13 DIC - Per la seconda volta in pochi mesi, decine di coloni ultras sono penetrati in una base dell'esercito israeliano in Cisgiordania, dove hanno lanciato bottiglie incendiarie ed hanno arrecato danni ad automezzi militari. L'attacco - concepito per sventare la imminente evacuazione di un avamposto illegale - ha rappresentato il culmine di una nottata di violenze. Il MANIFESTO - Michele Giorgio : " L’Unesco: benvenuta Palestina "
Michele Giorgio inizia il suo pezzo rallegrandosi per l'ingresso della Palestina all'Unesco e criticando Usa e Israele per aver bloccato i fondi a lei destinati. Tuttavia l’entusiasmo di Abu Mazen è giustificato fino ad un certo punto. L’obiettivo principale dell’iniziativa diplomatica lanciata a settembre – l’adesione della Palestina alle Nazioni Unite – si è arenata al Consiglio di Sicurezza, dove i dirigenti palestinesi non hanno ottenuto i nove voti su 15 necessari. Ora Abu Mazen e i suoi uomini aspettano che cambi la composizione del CdS per ritentare la carta dell’adesione. Le possibilità però restano minime (incombe il veto Usa) e, al momento, la prospettiva più concreta è il riconoscimento da parte dell’AssembleaGenerale della Palestina come «Stato non-membro», simile a quello del Vaticano. Certo, è un passo in avanti, ma in ogni caso sarebbe un risultato largamente inferiore alle aspettative generate dai proclami del presidente dell’Autorità Nazionale. E se Abu Mazen a settembre credeva di poter consolidare il consenso nei Territori occupati, grazie alla sfida diplomatica lanciata a Israele, poi ha dovuto fare retromarcia di fronte al forte recupero di popolarità ottenuto dal movimento islamico Hamas con lo scambio del18 ottobre tra circa 500 detenuti politici palestinesi e il soldato israeliano Ghilad Shalit. Popolarità destinata a salire ancora poichè entro la fine delmese dovrebbe concretizzarsi la seconda fase dello scambio di prigionieri con la scarcerazione da parte di Israele di altri 550 palestinesi. Ma il punto più debole della strategia di Abu Mazen di riconoscimento della Palestina sta nel fatto che sul terreno continua a non cambiare nulla e la vita quotidiana dei palestinesi resta un inferno. I territori del futuro Stato indipendente – Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est – sono saldamente nelle mani non tanto delle forze militari di occupazione ma di quelle dei coloni israeliani che dettano legge persino al proprio esercito. Ieri all’alba un gruppo di 50 settler ha vandalizzato una base delle forze armate nei pressi di Tulkarem mentre un gruppo di religiosi nazionalisti è penetrato nella città palestinese di Nablus, entrando nella cosiddetta Tomba di Giuseppe. Qualche ora prima altre decine di coloni avevano violato un’area militare, all'altezza di Qasser al-Yahud (Gerico), vicina al confine con la Giordania, per protestare contro la decisione del governo di congelare (per il momento) il progetto del Comune di Gerusalemme di abbattere la passerella di legno che dall’area del Muro del Pianto porta alla Spianata delle Moschee, in seguito alle proteste palestinesi e di diversi paesi islamici. Maè solo un atto simbolico perché nella politica quotidiana il governo del premier Netanyahu procede nel solco ultranazionalista. Due giorni fa il ministero della difesa ha confermato il via libera definitivo alla costruzione di 40 case nella colonia di Efrat, vicino Betlemme, un progetto che espande ulteriormente il blocco di colonie di Gush Etzion. In caso di annessione a Israele di Efrat, Betlemme sarebbe tagliata dal sud della Cisgiordania. A Qalqilya infine, riferiva ieri l’agenzia stampa palestinese Maan, coloni avrebbero lanciato sassi contro un’automobile araba ferendo un bambino. Per inviare la propria opinione ad Ansamed e Manifesto, cliccare sulle e-mail sottostanti ansamed@ansamed.info redazione.internet@ansa.it redazione@ilmanifesto.it |
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