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La Stampa Rassegna Stampa
06.10.2019 L'Italia smetta di finanziare il regime terrorista di Teheran, dichiara Reza Pahlavi
Lo intervista Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 06 ottobre 2019
Pagina: 6
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «L'Italia smetta di finanziare il regime terrorista di Teheran»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/10/2019, a pag.6, con il titolo "L'Italia smetta di finanziare il regime terrorista di Teheran" l'intervista a Reza Pahlavi, principe ereditario di Persia, di Paolo Mastrolilli.

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Reza Pahlavi

Intervista importante, anche se è poco probabile che il governo italiano - nelle mani dei 5Stelle, a partire da Beppe Grillo, fanatico estimatore della dittatura iraniana- prenderà qualche iniziativa nella direzione che si augura Reza Pahlavi. L'unico governo che potrebbe farlo è quello americano, le democrazie occidentali sono troppo affascinate dalle dittature islamiche.

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Paolo Mastrolilli

Ecco l'intervista:

Il governo italiano dovrebbe smettere di finanziare indirettamente la campagna di terrore interno e globale del regime di Teheran, e pensare invece al futuro». Questo invito viene da Reza Pahlavi, principe ereditario dell’Iran. Il figlio dell’ultimo Scià vive negli Stati Uniti dall’epoca della rivoluzione, e ha accettato di parlare con La Stampa del difficile momento attraversato dal suo Paese e delle prospettive future.
Quali sono i suoi valori?
«Per quarant’anni sono stato chiaro sulle mie convinzioni, i miei valori, e la mia visione perilfuturodell’Iran.Ècentrata sul mio credo nell’eguaglianzadi tuttelepersone.Uomini, donne, giovani, vecchi, religiosi, atei, noi siamo tutti cittadini. Tutti abbiamo diritti fondamentali, che non possono essere violati. Da ciò deriva la mia fede nella democrazia e in un governo secolare nel mio Paese, dove tutti i cittadini abbiano voce nella creazionedel nostro futuro».
Come pensa di realizzare questa visione?
«Il futuro dell’Iran sarà basato su libertà, sicurezza e dignità umana. Nell’Iran libero ogni cittadino avrà un ruolo per la costruzione della democrazia dal primo giorno. Noi, insieme, sceglieremo un sistema di governo con un referendum popolare. Eleggeremo i rappresentatidiun’assemblea costituenteedelparlamento.Anche la sicurezza è cruciale. Garantiremo la sicurezza dalla violenza arbitraria dello Stato, dall’indigenza, dalle interferenze straniere e dal terrorismo. Infine, la dignità umana. Ogni iraniano sarà trattato con la dignità che merita come cittadino ed essere umano, senza considerare la razza,lafedeolostatus sociale».
Come giudica l’accordo nucleare Jcpoa?
«Era viziato per natura perché ignorava una componente cruciale, cioè il popolo iraniano. Le potenze occidentali inAmerica e d'Europa hanno erroneamente creduto di poter cambiare il comportamento del regime.Non possono.Questo regime è irriformabile. È avvelenato nella sua essenza. L’unica via per mettere fine al comportamento brutale del regime è sostenere il popolo nei suoi sforzi per stabilire una democrazia secolare. Negoziare con il regime è futile ed è un affronto al popolo iraniano».
La strategia americana della "massima pressione" funziona, o vorrebbe un ruolo più attivo per cambiare il regime?
«Le misure mirate contro il regimesono necessarie, dovrebbero continuare ed essere rafforzate. L’Occidente dovrebbe sanzionare in maniera uniforme le braccia del terrore del regime, che uccide i miei compatrioti a casa e diffonde il caos all’estero.Per quanto riguarda il cambio di regime,dovrebbe essere guidato dal popolo con una campagna massiccia di disobbedienza civile. Le sanzioni possono indebolire la capacità del governodi rispondere a un simile movimento popolare, ma la gente deve svolgere il ruolo di protagonista».
L’Iran è stato accusato del recente attacco in Arabia Saudita. Pensa che gli Usa dovrebbero considerare una risposta militare?
«Ciò che l’Arabia Saudita e i suoi alleati sceglieranno di fare è una loro prerogativa. La mia opinione è che con la guerra perdono tutti. Mi sono rivolto di recente ai miei compatrioti per dire loro che in nessuna circostanza dovrebbero consentire al regime di credere che potrebbe contare sul loro supporto,se cercasse di imporre una guerra. Qualunque altra cosa incoraggerebbe il regime ad inasprire il confronto, che avrebbe conseguenze disastrose».
Il presidente Trump dovrebbe incontrare o parlare con Rohani?
«Negoziare con questo regime è da ingenui. Il presidente Trump e tutti i leader occidentali dovrebbero invece impegnarsi con l’opposizione iraniana ea ppoggiare il popolo».
I Paesi europei stanno cercando di salvare l’accordo nucleare: quale messaggio vuole mandare loro?
«La leadership europea dovrebbe sapere che questo regime alla fine andrà via. Quando ciò avverrà,e avremo stabilito una vera democrazia rappresentativa, non ci dimenticheremo di chi ha aiutato il regime ed è rimasto in silenzio davanti alla nostra battaglia per la libertà. Gli europei dovrebbero relazionarsi con il popolo dell’Iran e smettere di coccolare il regime. Collaborando finanziariamente con la Repubblica islamica sostieni indirettamente l’omicidio del mio popolo e il terrorismo globale».
L’Italia ha un’antica relazione bilaterale con l’Iran. Ad esempio, ancora consente alla linea aerea Mahan Air di volare a Roma e Milano. Quale appello vuole mandare al nuovo governo italiano?
«Prima che l’Italia iniziasse a coccolare il regime, avevamo buone relazioni. Rapporti estesi e proficui e impegni tanto economici quanto culturali. Purtroppo il governo italiano,come tanti altri Paesi europei, ha cullato questo regime economicamente e in varie maniere. Il nuovo esecutivo dovrebbe smettere di finanziare indirettamente la campagna di terrore interno e globale del regime iraniano, e pensare invece al futuro».
In un recente messaggio inviato al popolo iraniano, lei ha detto che «la disobbedienza civile è il primo passo verso la ricostruzione» del Paese. Sta incoraggiando le proteste?
«Sì. L’unica via per transitare pacificamente verso la democrazia è l’impegno del popolo nella disobbedienza civile ampia e unita. Una componente di questa campagna è la protesta, altre sono gli scioperi dei lavoratori e i movimenti studenteschi,fra le varie cose possibili».
Qual è l’umore del popolo iraniano, per quanto lei possa comprenderlo a distanza? È vero che le nuove proteste non sono più finalizzate ad ottenere una voce nella gestione dello Stato, ma a cambiare il regime? «Il popolo iraniano vuole rovesciare questo regime. Per quarant’anni hanno sofferto, ogni giorno, per l’oppressione, la corruzione e la mancanza di dignità.Ne hanno avuto abbastanza».
Lei ha detto in varie occasioni di esse pronto a servire il suo Paese. In quale forma vedrebbe questo suo impegno per il futuro dell’Iran?
«Io servirò il mio Paese in qualunque modo potrò farlo. Al momento, ciò significa unire l’opposizione ed esprimere i desideri dei miei compatrioti all’estero. Il mio unico obiettivoè liberare l’Iran»

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