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La Stampa Rassegna Stampa
18.07.2019 Trump 'razzista'? Accusa senza fondamento
Cronaca schierata di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 18 luglio 2019
Pagina: 12
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Impeachment e accuse di razzismo. Ma Trump ora sale nei sondaggi»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/07/2019, a pag.12 con il titolo "Impeachment e accuse di razzismo. Ma Trump ora sale nei sondaggi" il commento di Paolo Mastrollilli.

Anche oggi, dopo l'articolo di ieri (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=75303) Paolo Mastrolilli tiene conto soltanto della versione di chi attacca Donald Trump, dando legittimità alle assurde accuse di "razzismo" contro il Presidente americano.

Ecco l'articolo:

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Paolo Mastrolilli

La Camera ha condannato Trump per i messaggi razzisti su Twitter contro quattro deputate democratiche, e subito dopo il parlamentare del Texas Al Green ha presentato per la prima volta una proposta per votare l'impeachment del presidente. Il capo della Casa Bianca però esulta, perché pensa che così sta costringendo i suoi oppositori a scegliere la strada dell'estremismo, che pagheranno alle prossime elezioni. Infatti la sua popolarità è salita tra i repubblicani, da quando ha scatenato questo nuovo scontro.

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Donald Trump

Trump aveva attaccato Alexandria Ocasio, nata a New York ma di origini portoricane; Ayanna Pressley, nata a Cincinnati da una famiglia afro-americana; Rashida Tlaib, nata a Detroit da una famiglia palestinese; e Ilhan Omar, nata a Mogadiscio, in Somalia. Aveva detto che invece di criticare gli Usa, dovrebbero tornare nei loro paesi ad aggiustare i rispettivi governi. La Speaker Pelosi aveva risposto che queste dichiarazioni confermano l'anima razzista del suo programma politico. Lo scopo di Trump era aizzare la sua base, e sfruttare le divisioni interne del Partito democratico, dove questa ala di parlamentari liberal ha spesso criticato la moderazione di Pelosi, in particolare per la decisione di non avviare l'impeachment per il Russiagate. La Speaker però ha reagito difendendo le colleghe e favorendo una risoluzione di condanna. Il testo, presentato dal deputato Tom Malinowski nato in Polonia, invocava i padri fondatori e la Dichiarazione di Indipendenza, ma anche presidenti come Roosevelt, Kennedy e Reagan, per accusare Trump di aver violato i principi fondanti degli Usa condivisi da tutti: «Condanniamo fortemente i suoi commenti razzisti, che hanno legittimato e aumentato la paura e l'odio dei nuovi americani e delle persone di colore».

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Alexandria Ocasio-Cortez

In aula il dibattito ha toccato toni drammatici, quando i repubblicani hanno obiettato al linguaggio del testo, perché accusando il capo della Casa Bianca di essere un razzista la Pelosi violava le regole del decoro della Camera. Lei si è rifiutata di cambiarlo: «Chiunque abbia un ruolo istituzionale, qualunque sia il suo partito, dovrebbe approvare la risoluzione». Alla fine il testo è passato con 240 voti a favore e 187 contro. Quattro repubblicani, più l'indipendente Justin Amash che ha appena abbandonato il Gop per dissidi con Trump, hanno avuto il coraggio di sfidare il presidente e la disciplina di partito, schierandosi per la risoluzione. Poco dopo il democratico Green ha presentato gli articoli di impeachment, forzando la Pelosi ad un voto che non voleva, perché non intende avviare la procedura, in particolare alla vigilia dell'audizione che Mueller avrà la settimana prossima in Congresso. Trump è contento di tutto questo, perché gli consente di dipingere i democratici come un partito di estremisti. E la base concorda, visto che la sua popolarità tra i repubblicani è salita di 5 punti al 72%, da quando ha scatenato lo scontro.

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