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La Stampa Rassegna Stampa
27.09.2015 La lettera di un odiatore di Israele che si finge amante della pace
Una buona occasione per scrivere alla Stampa la propria opinione

Testata: La Stampa
Data: 27 settembre 2015
Pagina: 26
Autore: Un lettore
Titolo: «Il popolo ebraico e lo Stato di Israele»

Il 24.09 abbiamo pubblicato una lettera apparsa sulla STAMPA ( per  chi non l'avesse letta ecco il link: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=59664. il cui contenuto, molto ben motivato, era la difesa di Israele dalle menzogne e accuse che le vengono mosse.
Oggi, 27/09/2015, esce a pag.26, in risposta, una lettera che qui riprendiamo, con l'invito ai nostri lettori di scrivere al direttore della Stampa Mario Calabresi  la loro opinione. Basta leggerla, è la solita propaganda palestinista che ignora la verità storica, piena di menzogne che non meriterebbero una replica se non fosse diffusa su un quotidiano nazionale importante come la STAMPA. direttore@lastampa.it

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Mario Calabresi


Egregio direttore,
chiedo ospitalità sul giornale da lei diretto per rispondere alla lettera di Mario Pulimanti di Roma sul tema: «La sopravvivenza d’Israele è la nostra». Infatti noi europei siamo responsabili per Israele, noi l’abbiamo creato, noi paghiamo all’Autorità Palestinese i danni di guerra e le conseguenze dell’ occupazione della Cisgiordania e dell’assedio di Gaza, nonché dell’occupazione delle alture siriane del Golan. Siamo inoltre preoccupati dall’alleanza con Arabia Saudita per operazioni militari congiunte in Siria ed in Yemen; fra le conseguenze includerei anche l’instabilità dell’intero scacchiere mediorientale, dove vagano da 50 anni circa 5 milioni di profughi palestinesi. Ci dovrebbe stare a cuore che Israele, figlio dell’Occidente antisemita e colonialista nei tempi d’esordio del sionismo, rispettasse il diritto internazionale rientrando nei confini che gli sono stati assegnati, che cessasse ogni politica d’occupazione in territori non riconosciuti come israeliani dalle risoluzioni Onu. E che inoltre Israele evolvesse da etnocrazia ebraica a base democratica a vera democrazia ove vige eguaglianza di diritti e doveri dei suoi cittadini senza discriminazione su base etnica, come invece accade. Concordo con Pulimanti che la pace non nasce dall’odio e pertanto vorrei che gli studenti palestinesi e israeliani non venissero educati ad odiare e che sarebbe un bell’aiuto a tale sforzo se cessasse la violazione del diritto e la prevaricazione coercitiva esercitata quotidianamente dalla forza militare occupante, come attestato da rapporti Onu, anche tramite l’agenzia Unrwa. La convivenza tra i due popoli va dunque fondata anzitutto sul ristabilimento del diritto internazionale. Questa è anche la condizione preliminare perché Israele viva in pace e sicurezza accanto allo stato di Palestina. Non esiste invece una questione di sopravvivenza d’Israele, è piuttosto in gioco l’evoluzione d’Israele da «isola d’Occidente» incastonata nel vicino Oriente a stato mediorientale capace di esercitare un ruolo di potenza regionale (unica a essere anche nucleare) nella ricerca finora cruenta e dolorosa di un nuovo equilibrio mediorientale post americano. Informarsi, riflettere, esprimere valutazioni politiche, senza scomodare pacifisti a senso unico, come Pulimanti, non richiede di essere filo o anti qualcosa o qualcuno. Personalmente sono estimatore del popolo e della cultura ebraica e insieme radicalmente critico della politica israeliana. Credo anzi che il popolo ebraico, che vive per metà sparso in decine di Paesi del mondo, sbagli a identificare il proprio destino alla forma storica dello stato d’Israele, nazionalista e militarizzato, rinunciando a un ruolo straordinario di vivificatore delle varie culture con cui entra in contatto.

NORBERTOJULINI

Per inviare al direttore della Stampa la propria opinione, scrivere alla e-mail sottostante


direttore@lastampa.it

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