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La Stampa Rassegna Stampa
24.09.2015 La sopravvivenza di Israele è la nostra
Lettera di Mario Pulimanti

Testata: La Stampa
Data: 24 settembre 2015
Pagina: 24
Autore: Mario Pulimanti
Titolo: «La sopravvivenza di Israele è la nostra»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 24/09/2015, a pag. 24, con il titolo "La sopravvivenza di Israele è la nostra", la lettera di Mario Pulimanti, da cui i nostri lettori possono trarre ottimi spunti per scrivere ai quotidiani.

Quando si parla di questione mediorientale e di Palestina non viene quasi mai detto che Israele è l’unico Paese di quell’area che si possa considerare un’autentica democrazia, dove si svolgono cioè libere elezioni e dove i governi e le loro scelte sono sottoposte al giudizio e al voto dell’opinione pubblica, senza condizionamenti o vincoli di sorta e dove i cittadini possono pubblicamente esprimere il loro dissenso. Inoltre il potere giudiziario è indipendente dal potere politico. Negli altri Paesi dell’area, tutti in larga parte nemici storici di Israele, prevalgono invece logiche di casta o regimi autoritari e la democrazia parlamentare non esiste. Infatti se a Tel Aviv puoi cambiare un governo andando a votare, a Tunisi e al Cairo c’è stato bisogno di rivoluzioni di piazza. Non è una differenza di poco conto. Del resto le radici del conflitto arabo-israeliano risalgono al 1947, quando l’Assemblea dell’Onu vota la delibera che, spartendo la Palestina tra arabi ed ebrei, dà luogo alla creazione del nuovo stato d’Israele.

Qui si riversano quindi i migliaia di ebrei scampati alle recenti persecuzioni naziste. Il conflitto infatti riguarda la creazione del movimento sionista e la successiva creazione del moderno Stato di Israele, avvenuta nel 1948, nel territorio considerato dagli arabi appartenente ai palestinesi, e che invece il popolo ebraico considera la sua patria storica. Il conflitto è iniziato come uno scontro politico su ambizioni territoriali a seguito della decimazione dell’impero ottomano; infatti a partire dal 1880, gruppi di ebrei europei, per vari motivi ma anche a causa delle persecuzioni nell’est europeo, emigrarono in Palestina dove stabilirono alcune colonie e fondarono il movimento Sionista, da cui presero il nome di sionisti. Questo conflitto si è poi tramutato nel corso degli anni da conflitto arabo-israeliano a un più regionale conflitto israelo-palestinese. La convivenza tra i due popoli è difficile.

Il Medio Oriente è stato, dal dopoguerra a oggi, una delle zone più instabili del mondo. Da una inchiesta emerge che molti israeliani vogliono la pace con i palestinesi. Ma la pace la vogliono anche i palestinesi, educati dai loro capi dall’infanzia a odiare gli ebrei? La pace non nasce dall’odio. Non mi piace l’ambiguità attuale e il comportamento di persone che oggi si ritengono pacifisti a senso unico. Infatti anti sionismo e antisemitismo sono di fatto la stessa cosa. Del resto Israele ha il dovere come ogni altra Nazione di proteggere il suo popolo. Israele combatte per la sopravvivenza. Ma la sopravvivenza di Israele è la nostra, perché Israele è un’isola di Occidente incastonata in un mondo per lo più ostile. Renzi ha detto che la Shoah è parte integrante della nostra identità di italiani ed europei. Ecco perché anche io sono solidale con Israele.

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