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La Stampa Rassegna Stampa
03.09.2014 Torino, 3 settembre 2014: 'Boicottate gli ebrei!'
Cronaca di Massimo Numa, interviste a un commerciante ebreo e a Beppe Segre e intervista di Noemi Penna alla coreografa israeliana Sharon Eyal

Testata: La Stampa
Data: 03 settembre 2014
Pagina: 39
Autore: Massimo Numa - Noemi Penna
Titolo: «'Boicottate i concerti. Ci sono israeliani' - 'Insulti e minacce. Mi tirano pacchi di escrementi' - 'Colpire la cultura è antisemitismo' - 'Le mie coreografie sono un messaggio di pace e amore'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 03/09/2014, a pagg. 39-40, con il titolo 'Boicottate i concerti. Ci sono israeliani', l'articolo di Massimo Numa; a pag. 41 gli articoli 'Insulti e minacce. Mi tirano pacchi di escrementi', 'Colpire la cultura è antisemitismo' e, con il titolo 'Le mie coreografie sono un messaggio di pace e amore', l'articolo di Noemi Penna. Segue una nota dell'Associazione Italia-Israele di Torino e il testo di un volantino.


Di seguito gli articoli:


Preparazione di cartelli che incitano al boicottaggio degli artisti israeliani

Massimo Numa: 'Boicottate i concerti. Ci sono israeliani'

In via Rossini. Gli attivisti del «Comitato boycott Israel» di Torino e dei centri sociali torinesi si sono ritrovati ieri davanti alla biglietteria di Torino Danza per denunciare il ruolo degli artisti israeliani nelle manifestazioni in programma per tutto settembre, da MiTo a Torino Danza: «Vanno boicottati».
Non erano tanti, ma è l’idea che li ha mossi a essere inquietante. Gli attivisti del «Comitato boycott Israel» di Torino, più alcuni militanti dei centri sociali torinesi, si sono ritrovati ieri pomeriggio in via Rossini, davanti alla biglietteria di Torino Danza per protestare contro il ruolo degli artisti israeliani nelle manifestazioni in programma per tutto settembre.
Un’azione che preoccupa non poco la comunità ebraica, che già lamenta minacce di boicottaggio contro i negozi. «La cultura è dialogo: attaccare gli artisti è una forma grave di antisemitismo», dice Beppe Segre, presidente della Comunità torinese.
Quattro nel mirino
La protesta ha portato alla scrittura di un documento-appello, che invita a boicottare «quattro spettacoli con artisti israeliani». Quelli di MiTo, dove il 12 settembre è atteso il trio jazz guidato dal contrabbassista Avishai Cohen, il 19 il pianista Omri Mor, il 21 la cantante Noa. Quelli di Torino Danza, dove al Carignano si esibirà la Kibbutz Contemporary Dance Company nello spettacolo Aide-Memoire. «In conformità con la campagna internazionale di boicottaggio - prosegue il documento -, disinvestimento e sanzioni verso Israele, è importante che tutte le persone e le associazioni sensibili si mobilitino per l’annullamento di questi eventi, come forma di protesta per il regime di apartheid vigente da 66 anni in Palestina e per i terribili massacri perpetrati a Gaza. In particolare s’invita a costruire una forte mobilitazione contro l’evento del Torino Danza Festival del 27-28 settembre, in quanto direttamente sponsorizzato dall’Ambasciata israeliana. La rassegna Torino Danza - continua il documento - sembra essere particolarmente permeabile alle pressioni della «Israel lobby»: due anni fa ospitò la Batsheva Dance Company e, di fronte agli appelli che chiedevano l’annullamento dell’evento il direttore del Festival, tuttora in carica, criticò il boicottaggio definendolo una “censura violenta”.
A proposito di «Aide Memoire», uno spettacolo dedicato allo sterminio degli ebrei nella Seconda Guerra Mondiale, si arriva ad accusare gli israeliani di «strumentalizzare» la storia «per giustificare l’esistenza di «Israele e i suoi crimini».
L’attacco
Conclusione: «Si invitano singoli e associazioni a costruire una forte campagna di iniziative, dal 2 fino al 28 settembre, per il boicottaggio degli eventi culturali sopracitati, come forma di solidarietà concreta con la quotidiana Resistenza del popolo palestinese». Infine due lettere aperte, inviate ai musicisti Cohen e Mor, in cui gli artisti sono invitati a prendere posizione esplicita contro Israele confidando in una loro non «neutralità».
Campagna d’odio
Da mesi ormai sui siti antagonisti e sui profili dei social network legati ai centri sociali, alle frange estreme del movimento No Tav e ad alcuni settori dell’area anarchica, è in atto una massiccia campagna d’odio contro Israele.
Un crescendo senza soste, culminato con la pubblicazione dei prodotti israeliani da boicottare; non solo multinazionali ma anche piccole aziende che hanno quote di partecipazione in società di medie o piccole dimensioni. Gli elenchi vengono aggiornati continuamente e il boicottaggio si riflette anche sulle aziende italiane che vendono armi, tecnologia e altro a Tel Aviv.
Anche a Torino sono comparsi volantini davanti ai negozi gestiti da membri della comunità ebraica, per invitare i clienti a non entrare.

'Insulti e minacce. Mi tirano pacchi di escrementi'

La striscia di Gaza è lontana migliaia di chilometri dalla sua vetrina, ma nelle sue parole c’è il terrore come se lavorasse sotto minaccia dei quassam, i razzi di Hamas. «Guardi, sono cresciuto in strada, non mi preoccuperei se non avessi una famiglia e dei bambini». E’ la prima cosa che racconta questo negoziante torinese, italiano, cattolico che ha tra i suoi clienti molti appartenenti alla comunità ebraica. «Non voglio comparire, non scriva neanche un riferimento al quartiere: la situazione è difficile», dice. Pretende l’anonimato. E spiega la sua vita di commerciante a rischio. «Dieci giorni fa, abbiamo trovato degli escrementi avvolti in un giornale lanciati contro il negozio». Già in passato, il conflitto israeliano-palestinese ha avuto ripercussioni sul suo lavoro. «I volantini chiedono di boicottare prodotti e commercianti ebrei? Già negli anni scorsi c’erano state iniziative simili lanciate dai centri sociali». Poi, aggiunge: «Nel 2007, quando ci fu un altro intervento militare israeliano, persi quasi tutti i clienti musulmani. Fino ad allora, erano sempre entrati nel mio negozio senza fare caso a quelli ebrei. Sembra sia partito un passaparola». Mentre capita di guardarsi le spalle. «Una sera quando sono passato davanti a un bar frequentato da stranieri, qualcuno mi ha insultato e chiamato ebreo».

'Colpire la cultura è antisemitismo'


Beppe Segre, presidente della Comunità Ebraica di Torino

«La stupidità umana non ha limiti, purtroppo», commenta il presidente della Comunità Ebraica, Beppe Segre, indignato per l’incitamento al boicottaggio degli artisti israeliani. «Noi crediamo - afferma Segre - che cultura e arte siano il mezzo per creare e approfondire legami, conoscersi per dialogare, posizione che deriva da tutta la tradizione ebraica e che riteniamo appartenga nel profondo alla civiltà occidentale nel suo insieme». Ancora: «La Comunità Ebraica di Torino è assolutamente contraria alle posizioni violente e distruttive espresse da questa protesta e appoggia completamente la posizione dello Stato di Israele, impegnato a difendere i suoi cittadini oggetto di una campagna violenta di odio e di assurda criminalizzazione. La Comunità propende fortemente per l’incontro e la trattativa, verso la quale pare si siano indirizzate le parti in causa, e per questo trova controproducente ogni appello alla messa al bando della cultura solo perché di provenienza ritenuta “nemica”». Segre ricorda che della cantante Noa sono note le posizioni anti-Netanyahu. «Si boicotta un’artista non per le sue idee o azioni, ma semplicemente per la sua cittadinanza israeliana. Questo è razzismo e antisemitismo, non valutazione politica. Una prassi, purtroppo, ampiamente praticata nel mondo sedicente democratico contro Università e intellettuali israeliani».


Noemi Penna: 'Le mie coreografie sono un messaggio di pace e amore'


Sharon Eyal

Due anni fa c’erano anche loro, con striscioni e bandiere per boicottare le lezioni dei ballerini della Batsheva Dance Company organizzato dalla Nuova Officina della Danza. Ieri invece non si è presentato nessuno alla scuola Royal di via San Marino 89/14, dove si sta svolgendo il workshop di danza contemporanea di Sharon Eyal, la coreografa israeliana della compagnia Lev che ha mosso i suoi primi passi internazionali proprio con la contestata Batsheva, la compagnia di Tel Aviv finanziata dal governo israeliano.
Appuntamenti a rischio
Dopo essersi esibita lunedì a Rovereto con la prima nazionale dello spettacolo «House», Sharon Eyal è stata invitata a Torino da Silvana Ranaudo di Nuova Officina della Danza per introdurre al Gaga, linguaggio del movimento e danza emozionale sviluppato da Ohad Naharin, altro storico nome della Batsheva. E la prima giornata di lezioni si è svolta nel migliore dei modi, lontano da via Rossini e dalle polemiche. «La contestazione di due anni fa è stata pacifica. Un piccolo focolaio di manifestanti si è distaccato dal gruppo di protesta delle Fonderie Limone per bloccare le attività dei ballerini. E di certo non ci ha spaventato, anche perché noi sosteniamo l’arte non le cause politiche» afferma l’organizzatrice Silvana Ranaudo, che ha già in programma altri appuntamenti che potrebbero infastidire i contestatori: questa mattina la seconda giornata di workshop con Sharon Eyal e, dal 26 al 28 settembre, le lezioni della Kibbutz Contemporary Dance Company, una delle compagnie più importanti in Israele, che terrà a Torino anche un’audizione. «Non ci fermiamo e non abbiamo ricevuto minacce dirette, anche se su Facebook alcuni stanno commentando negativamente la nostra iniziativa». Ne è un esempio il coreografo torinese Paolo Mohovich, direttore artistico del Balletto dell’Esperia, che ha pubblicamente commentato sulla pagina di Danzaeffebi di «disertare l’evento e di chiedere agli artisti israeliani forti manifestazioni di condanna contro le violenze a Gaza». Per Ranaudo «boicottare l’arte vuol dire zittire l’anima. Quindi chi protesta contro gli artisti dovrebbe andare più spesso a teatro per capire che non è la strada migliore per far sentire le proprie idee».
Le contestazioni
Non vuole entrare nel merito della polemica la ballerina Sharon Eyal, nata a Gerusalemme e residente artisticamente a Tel Aviv, che si sente «una cittadina del mondo. In passato sono stata contestata e non mi piace parlare di questa situazione perché mi rattrista molto. Le mie coreografie vogliono essere un messaggio di pace e amore, non certo una strumentalizzazione politica. L’arte può cambiare la vita perché è in grado di unire e di esprimere sentimenti a livello universale, abbattendo ogni tipo di differenza e barriera».
Il Gaga è un po’ il simbolo della nuova danza israeliana «e ne sono molto affezionata perché rappresenta le mie radici. Ma il mio lavoro non si ferma a questo: per me la danza è un’esigenza viscerale che non può essere etichettata in alcun modo».


"Non comprate dagli ebrei!", Germania anni '30


"Questo negozio è ariano": l'Italia dopo le Leggi razziali del 1938, Torino anni 2000 !?!?

Nei prossimi giorni l'Associazione Italia-Israele organizzerà una manifestazione nella quale, tra le altre iniziative, verrà distribuito il seguente volantino:

Un gruppo di estremisti dei centri sociali ha annunciato di voler boicottare gli artisti israeliani che partecipano alle manifestazioni di Settembre Musica e anche i negozi di proprietà ebraica, in solidarietà ai terroristi di Hamas che governano la striscia di Gaza e hanno attaccato Israele nei mesi scorsi con missili sulle città e tentativi di incursioni nei villaggi del territorio israeliano.

Noi chiediamo a tutti i cittadini, anche coloro che hanno una posizione politica contraria a Israele, di riflettere su questa iniziativa dei centri sociali. Si boicottano degli artisti per il passaporto che portano in tasca, al di là della loro posizione personale: è giusto questo? E' mai stato fatto per la Russia che occupa parte dell'Ucraina, per la Cina col Tibet, per la Turchia con Cipro? C'è mai stato un boicottaggio della Siria, dove sono avvenute stragi indicibili?

Ma soprattutto: si vogliono boicottare gli ebrei di Torino, cittadini italiani come tutti gli altri, per le colpe attribuite a Israele. C'è un solo precedente per questa scelta: il boicottaggio organizzato dal nazismo e poi dal fascismo contro gli ebrei, anticamera di Auschwitz. Quel che cercano di organizzare i centri sociali è un atto razzista e antisemita, tipicamente nazista. Questo mostra come l'odio per Israele porti rapidamente all'odio per gli ebrei, come l'estremismo di sinistra si unisca a quello di destra nell'imitare il nazismo.

Chiediamo a tutti i cittadini di rifiutare questa pericolosa deriva razzista, e di riflettere anche sulle sue premesse. Come ha detto il presidente Napolitano, l'antisionismo, l'odio per Israele, è una forma di antisemitismo.

NO ALLE DISCRIMINAZIONI RAZZISTE! NO AI BOICOTTAGGI ! NO ALL'ODIO! DIFENDIAMO GLI EBREI E ISRAELE DAI NUOVI NAZISTI!

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