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Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/09/2017, a pag. 3, con il titolo "L’America non attaccherà: il Pentagono vuole negoziare", l'intervista di Massimo Gaggi a Ian Bremmer.
Ecco il giudizio di Ian Bremmer su Kim Jong.un: " ... Ma non si può certo liquidare Kim cone un cialtrone: non solo in un anno ha fatto fare al suo programma nucleare più progressi di quelli registrati durante i decenni di dittatura di suo padre, ma ha anche ottenuto enormi progressi nello sviluppo dell’agricoltura e delle infrastrutture, riuscendo ad aggirare le sanzioni." Le parole di Ian Bremmer richiamano l'analisi di Robert Kaplan che abbiamo pubblicato e commentato ieri su IC (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=67492). Per questo riproponiamo il nostro intervento di ieri: Leggere con attenzione l'analisi di Robert Kaplan- membro del Center for New American Security - per capire la deriva a cui può giungere l'Occidente. E' un nuovo Kaplan che abbiamo di fronte, lo ricordavamo acuto interprete della politica americana e internazionale. Ecco l'articolo:
Non teme il ricorso a un’opzione militare che Trump non esclude? «Prima di lasciare la Casa Bianca, Steve Bannon disse che un’opzione militare in Corea non esiste. In realtà c’è, ma è utilizzabile solo in casi davvero estremi perché le conseguenze sarebbero gravissime. Non credo che Trump farà questo passo e non credo che, se lo facesse, James Mattis, il capo del Pentagono, eseguirebbe l’ordine. Si dimetterebbe piuttosto che attaccare scatenando una reazione disastrosa: rischierebbero di perdere la vita non solo centinaia di migliaia di sudcoreani ma anche decine di migliaia di americani dei contingenti militari dislocati nel Paese alleato. Anche a Seul, a pochi chilometri dalla frontiera. E Rex Tillerson, il capo del dipartimento di Stato, lo seguirebbe a ruota. Trump dovrebbe dare di persona gli ordini». Kim Jong-un è un pazzo con cui non si può negoziare? «Difficile giudicare psicologia e stabilità mentale di un dittatore feroce, con poteri assoluti, che impone un’inaudita violenza di Stato. Ma non si può certo liquidare Kim cone un cialtrone: non solo in un anno ha fatto fare al suo programma nucleare più progressi di quelli registrati durante i decenni di dittatura di suo padre, ma ha anche ottenuto enormi progressi nello sviluppo dell’agricoltura e delle infrastrutture, riuscendo ad aggirare le sanzioni. Ha fatto cose che altri dittatori, da Saddam Hussein a Gheddafi ad altri come quello del Turkmenistan non sono mai riusciti a fare. E vuole un forte deterrente nucleare per non essere spazzato via come i leader di Iraq e Libia che avevano commesso crimini umanitari meno gravi dei suoi». Esiste ancora un sia pur stretto sentiero diplomatico? La Cina si sta impegnando? «Trump coi suoi “tweet” sbrigativi lo esclude. E anche qui è in contrasto con Mattis e Tillerson che, invece, puntano sul negoziato. Come i sudcoreani, aspramente redarguiti dal presidente. L’America su un doppio binario: è molto pericoloso. La Cina dà una mano ma non si espone più di tanto. Mi aspetto che Trump accentui le pressioni su Pechino usando l’arma commerciale». Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante lettere@corriere.it |
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