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Corriere della Sera Rassegna Stampa
15.01.2008 Colloqui tra Tzipi Livni e Abu Ala
intanto Israele legge la favola scritta a 11 anni da Gilad Shalit, il militare sequestrato da Hamas

Testata: Corriere della Sera
Data: 15 gennaio 2008
Pagina: 14
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Parte il diaologo con i palestinesi Olmert vieta l'atomica all'Iran - La favola ritrovata del piccolo caporale Shalit»
Dal CORRIERE della SERA del 15 gennaio 2008, una cronaca di Davide Frattini:

GERUSALEMME — Sette settimane dal vertice di Annapolis, tre giorni da quando George Bush è risalito sull'Air Force One. La visita del presidente americano ha spinto i negoziatori israeliani e palestinesi a sedersi in un hotel di Gerusalemme per parlare di quello che non avevano mai discusso. Sono chiamate le «questioni fondamentali»: il destino di Gerusalemme, i confini del futuro Stato palestinese, i rifugiati. I colloqui sono e dovrebbero restare «confidenziali», come li definisce Tzipi Livni, ministro degli Esteri israeliano. Abu Ala, l'ex premier palestinese che guida la squadra coinvolta nelle trattative, fa sapere: «Abbiamo appena cominciato e abbiamo affrontato i problemi in generale. Un incontro positivo ma la strada da percorrere è difficile».
Bush ha promesso un accordo di pace entro la fine del suo mandato. Ehud Olmert, primo ministro israeliano, preferirebbe un'intesa quadro, da realizzare solo quando i palestinesi sono in grado di garantire la sicurezza. Abu Mazen, presidente palestinese, è in sintonia con i tempi del leader americano e vuole poter dichiarare la nascita dello Stato palestinese prima della fine dell'anno. «Un accordo quadro — spiega Saeb Erekat, uno dei suo consiglieri — deve essere definito in uno o due mesi, al massimo». La prima intesa che Olmert deve trovare è con Avigdor Lieberman, ministro e leader di Israele la nostra casa, partito ultranazionalista. A Lieberman, che vive nell'insediamento di Nokdim, non è piaciuta la frase del premier sugli avamposti illegali in Cisgiordania («una disgrazia») e minaccia di lasciare il governo, se i negoziati con i palestinesi arrivano davvero a toccare Gerusalemme o il destino delle colonie.
Senza di lui nella coalizione, Olmert avrebbe ancora 67 deputati su 120 alla Knesset. Sarebbe più esposto alle presioni dello Shas, la formazione ultraortodossa, che potrebbe andarsene, se viene affrontata la divisione di Gerusalemme.
Livni, davanti a una commissione parlamentare, ha spiegato di «essere pronta a significative concessioni territoriali ». «Preferisco arrivarci mentre posso gestire la situazione, che sotto la pressione della comunità internazionale: quando mettono un progetto sul tavolo e io posso solo decidere se accettarlo o respingerlo ». Olmert ha confermato alla Knesset i suoi dubbi sulla forza di Abbas: «Non sono sicuro che l'uomo alla guida dell'Autorità palestinese abbia il potere di implementare l'accordo ». Ancora prima che Livni e Abu Ala si sedessero per i colloqui, da Gaza è intervenuto Sami Abu Zuhri, uno dei portavoce di Hamas: «Abu Mazen deve piantarla di svendere il sangue e i diritti dei palestinesi ». Olmert ha spiegato di non essere favorevole a una grande operazione militare nella Striscia. E' più preoccupato dalla minaccia iraniana e per la prima volta ha lasciato capire che lo Stato ebraico potrebbe scegliere di usare la forza: «Un Iran nucleare è inaccettabile per Israele. Tutte le opzioni per impedire a Teheran di realizzare la bomba sono legittime ».

Sempre di Frattini, un articolo su una favola scritta da Gilad Shalit, il soldato israeliano sequestrato da Hamas,  nel 1997, pubblicata  anche da Informazione Corretta il 23 dicembre 2007 (vedi Gilad, Ehud, Eldad ancora nelle mani dei terroristi, a questo link:

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=13&sez=120&id=22941) .


NAHARIYA — Un messaggio in bottiglia riemerso tra gli scatoloni che la maestra aveva dimenticato in cantina. Una favola scritta nel 1997, quando Gilad Shalit aveva 11 anni, quinta elementare. Racconta il conflitto che lo circonda. Diventato grande, quella guerra lo ha ingoiato nei tunnel sotto la sabbia della Striscia di Gaza. Un altro mondo sommerso.
Nella fantasia del piccolo Gilad, il mare dove «il pesce e lo squalo si incontrarono per la prima volta» è l'Oceano Pacifico. «All'improvviso il pesciolino vide uno squalo che voleva divorarlo. Iniziò a nuotare molto velocemente ma così fece anche lo squalo. Il pesciolino si fermò e disse: "Perché vuoi divorarmi? Invece potremmo giocare insieme".
Lo squalo ci pensò e ripensò e poi disse "Ok, va bene, giochiamo a nascondino". Il pesciolino e il piccolo squalo giocarono tutto il giorno fino al calar del sole e alla sera lo squalo tornò a casa».
Sulle pareti di una piccola galleria a Nahariya, il pesciolino e lo squalo nuotano seguendo lo sviluppo della loro avventura. Così li ha disegnati un gruppo di illustratori, ispirato dalla storiella. Tutt'e due ritornano a casa: «Sua madre gli domandò: "Quanti animali hai mangiato oggi?". E il piccolo squalo: "Oggi non ho mangiato nessun animale, però ho giocato con un animale chiamato pesce". "I pesci sono animali che noi mangiamo, non devi giocare con loro" disse la mamma ». Stessa lezione per il pesciolino: «Lo squalo è l'animale che ha divorato tuo padre e i tuoi fratelli, non giocarci mai più».
Lee Rimon, la curatrice della mostra, racconta che una settimana fa i bambini della città sono venuti a giocare nella sala, bolle di sapone per immaginare il blu del mare. «Quando ho chiesto chi volesse essere lo squalo e chi il pesce, ci sono stati volontari per i due ruoli. Quello che Gilad ha intuito da piccolo, forse senza capirlo, è che in tutti noi c'è un po' dello squalo e un po' del pesciolino. Per me, Gilad è il pesce e i suoi carcerieri palestinesi i predatori. Ma dalla loro prospettiva Gilad è il predatore». Ricorda un verso della Bibbia, il profeta Isaia: «Il lupo abiterà con l'agnello e il leopardo giacerà con il capretto; il vitello, il leoncello e il bestiame ingrassato staranno insieme e un bambino li guiderà».
Il caporale Shalit è stato rapito in Israele diciotto mesi fa con un raid oltre il confine. E' al centro delle trattative tra il governo e Hamas. Per riportarlo a casa in uno scambio di prigionieri, Ehud Olmert potrebbe essere pronto a rilasciare anche i carcerati definiti «con il sangue sulle mani», tra loro Marwan Barghouti, il leader più popolare tra i palestinesi. A Nahariya, a un passo dal confine con il Libano, vive la famiglia di Ehud Goldwasser, sequestrato con Eldad Regev nell'attacco dell'11 luglio 2006, che ha aizzato i 34 giorni della seconda guerra libanese.
Qui è nato Gilad e a pochi chilometri, tra le colline della Galilea, c'è la villetta che il padre Noam ha trasformato in quartier generale nella campagna perché gli israeliani non si dimentichino di suo figlio. E' convinto che la storia (adesso pubblicata in un libro) mandi un messaggio ai due popoli. «I nemici mortali capiscono che è meglio vivere insieme pacificamente piuttosto che mangiarsi l'un l'altro». In tasca porta un telefonino con i numeri dei dirigenti di Hamas. Ha accusato Olmert di non fare abbastanza per trovare una soluzione e si è messo a chiamare i capi dell'organizzazione fondamentalista. «La verità viene dalla bocca dei bambini. Adesso dobbiamo convincere i nostri leader di questa semplice verità».
Nessuno si ricordava del racconto. Il quaderno ritrovato — con i disegni originali della madre Aviva — è stata una sorpresa soprattutto perché per la famiglia «Gilad ha sempre avuto una testa scientifica e matematica». La semplice verità è nel finale: «Passò un anno intero, un giorno lo squalo uscì per una bella nuotata e così fece il pesce. Si incontrarono e allora il piccolo squalo disse: "Tu sei il mio nemico ma forse potremmo fare la pace?". Il piccolo pesce disse: "Ok". Insieme, in segreto, giocarono per giorni, per settimane e per mesi, finché un giorno lo squalo e il pesce andarono dalla madre del pesce e parlarono con lei, quindi fecero lo stesso con la madre dello squalo e da quel giorno lo squalo e il pesce vissero insieme in pace».

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