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Il Messaggero Rassegna Stampa
21.09.2015 Gli assassini vanno fermati perché uccidono con pietre e molotov
Ma il titolo del Messaggero colpevolizza Israele

Testata: Il Messaggero
Data: 21 settembre 2015
Pagina: 17
Autore: R. Es.
Titolo: «Israele, la polizia sparerà a chi lancia sassi o molotov»

Riprendiamo dal MESSAGGERO di oggi, 21/09/2015, a pag. 17, con il titolo "Israele, la polizia sparerà a chi lancia sassi o molotov", la cronaca firmata R. Es.
Che ci sia la manina di Eric Salerno ?

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Il titolo scelto dalla redazione del Messaggero colpevolizza Israele e contraddice il contenuto dell'articolo stesso ("In certi casi e condizioni, al tiro di sassi e molotov la polizia israeliana a Gerusalemme risponderà aprendo il fuoco"). I casi in cui i militari israeliani risponderanno sono quelli in cui gli attacchi palestinesi mettono a repentaglio la vita medesima delle persone. Si tratta, perciò, soltanto dei casi in cui pietre e bottiglie molotov siano utilizzate come autentiche armi che possono uccidere e, di fatto, hanno già più volte ucciso (l'ultimo caso è quello di un automobilista colpito e ucciso a Gerusalemme la settimana scorsa).

I titoli, spesso più disinformanti degli articoli, sono insieme alle immagini ciò che più colpisce il lettore, che spesso non affronta la lettura integrale dei pezzi. Il titolo del Messaggero, oggi, dipinge Israele come un Paese violento: niente di più lontano dalla realtà.

Ecco l'articolo:


Guardare la dimensione della... pietra

LA TENSIONE
In certi casi e condizioni, al tiro di sassi e molotov la polizia israeliana a Gerusalemme risponderà aprendo il fuoco. Dopo giorni di scontri violenti sulla Spianata delle Moschee e il tiro continuo delle ultime settimane di sassi e bombe incendiarie nei sobborghi arabi della città e in Cisgiordania, il governo del premier Netanyahu ha approvato le misure che lo stesso primo ministro aveva già annunciato. «Le pietre e le bottiglie incendiarie - ha spiegato - sono armi letali: possono uccidere e hanno già ucciso. Per cui negli ultimi giorni abbiamo cambiato gli ordini di apertura del fuoco per gli agenti impegnati a Gerusalemme».

Una mossa subito contestata dall'ong araba, Adalah, che ha definito «illegali» le misure, denunciate già duramente dalla dirigenza palestinese nei giorni passati. Ma i passi intrapresi dal governo non si fermano qui: Netanyahu ha detto che sarà accelerata la legislazione «per imporre multe ai parenti dei minori che tirano pietre e bombe incendiarie». Così come una legge che stabilisce «un minimo di pena» per gli autori dei lanci: i media riferiscono di 4-5 anni di carcere per i tiri dei sassi e di 10 anni per le bottiglie incendiarie.

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Bottiglia molotov: è un'arma

GIUDICI CONTRARI
Il procuratore generale Yehuda Weinstein non sembra però - secondo quanto riporta Ynet - condividere la linea complessiva di Netanyahu: le leggi attuali così come le regole di ingaggio della polizia sono sufficienti. Un braccio di ferro che dovrebbe essere sciolto nei prossimi giorni. Netanyahu ha poi rigettato l'accusa politica - avanzata dal mondo arabo e da Ramallah - che Israele voglia cambiare lo status quo sulla Spianata delle Moschee; anzi - ha detto - «è vincolato al suo mantenimento».

Sulle tensioni sulla Spianata ha fatto eco da Amman il re Abdallah che ieri ha incontrato una delegazione di deputati arabi della Knesset. «Lo dirò una volta sola e per tutte - ha sottolineato, citato da Haaretz - non c'è partnership né divisione: Al-Aqsa è un luogo musulmano di culto. Cosa vuole Netanyahu con queste azioni - ha continuato secondo la stessa fonte - Provocare una rottura?». Poi ha annunciato che sulla Spianata avrà un incontro in sede di Assemblea generale dell'Onu con il presidente palestinese Abu Mazen e quello egiziano Abdel-Fattah al-Sisi. La delegazione dei parlamentari arabi della Knesset dalla Giordania proseguirà per Istanbul dove, sullo stesso dossier, dovrebbe incontrare il presidente turco Recep Tayyep Erdogan.

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redazioneweb@ilmessaggero.it

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