Sanzione perversa
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
http://www.jpost.com/Edition-Francaise/Moyen-Orient/Sanction-perverse-486543
Erez, confine con Gaza
Faceva caldo, molto caldo, una calura insolita alla fine dello scorso mese di marzo.
Il sole impietoso picchiava sulle decine di persone che attendevano stoicamente l’apertura del valico di frontiera Erez, l’unico passaggio per arrivare a piedi a Gaza da Israele. Ce ne sono altri due, a Nahal Oz per le merci, dove ogni giorno transitano più di mille camion, e l’altro a Keren Shalom, destinato agli aiuti umanitari, ma quello di Erez è il punto di passaggio obbligatorio per coloro che vogliono entrare od uscire da Israele. Quel mattino si vedevano soprattutto malati: donne, bambini, e,come sempre, uomini.
Si sa che molti abitanti di Gaza si curano in Israele, dove trovano un sistema sanitario che da loro manca. Cosa volete, Gaza ha risorse limitate e non si possono costruire tunnel, produrre nuovi tipi di missili, pagare i militanti e anche investire in infrastrutture ospedaliere. E poiché il nemico sionista è pronto ad accogliere gli ammalati gazani malgrado i rischi per la sicurezza, perché non approfittarne?
Ma quella mattina, la lunga fila in attesa non avanzava di un centimetro. Alcuni provavano invano ad esibire il foglio di convocazione per un’operazione attesa da tanto tempo, come le diverse autorizzazioni necessarie per attraversare la frontiera, ottenute dalle autorità israeliane e da quelle di Gaza. Niente da fare. Il tempo trascorreva inesorabile. Ma non si levava alcuna voce di protesta. Non c’era nemmeno uno dei soliti rappresentanti della stampa internazionale, sempre pronti a fustigare la disumanità d’Israele “ che rinchiude milioni di civili indifesi in un immenso ghetto ”, dimenticando che anche gli egiziani aprono con estrema parsimonia la frontiera che li separa da Gaza. La realtà è che alla stampa occidentale non interessava affatto raccontare quel che stava accadendo quel mattino, come già il giorno precedente; le donne piangevano in silenzio, gli uomini fissavano il suolo senza dire una parola, i malati gemevano e i bambini erano febbricitanti.
Per parlarne bisognava dire che non erano stati gli israeliani a bloccare il valico di frontiera e a impedire a tutta quella umanità sofferente di andare a cercare un po’ di sollievo e conforto. No, questa volta la decisione era stata presa da Hamas. L’organizzazione terrorista che governa a Gaza con dispotismo feroce, aveva deciso di chiudere la frontiera. Poco tempo prima uno dei suoi militanti era stato assassinato in circostanze ancora misteriose. Si tratta di Mazen Fuqaha, “eroe” liberato dal carcere israeliano in cui stava espiando nove condanne a vita, durante lo scambio di terroristi con il soldato Gilad Shalit.
Il suo compagno di cella, liberato con lui, è il nuovo uomo forte di Gaza, Yehya Sinwar. Per l’organizzazione terrorista, gli “assassini” dell’eroe erano per forza venuti da Israele ed è per impedire loro la fuga che tutte le frontiere di Gaza, comprese quelle con l’Egitto, erano state chiuse. Questo blocco, durato più giorni, non ha dato nessun risultato.
Tanto peggio per i malati…
Michelle Mazel è una scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron”. Le sue recensioni sono pubblicate sull’edizione settimanale in lingua francese del Jerusalem Post