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Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 16/09/2013, a pag. 11, l'intervista di George Stephanopoulos a Barack Obama dal titolo " Obama: con Rohani scambi di lettere. Ma l’Iran non s’illuda ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 15, l'articolo di Guido Olimpio dal titolo " Scambio di lettere Obama-Rouhani Spiragli di dialogo con l'Iran ". Da IT.DANIELPIPES.ORG, l'articolo di Daniel Pipes dal titolo " Dimenticare la Siria e mirare all'Iran ". La STAMPA - George Stephanopoulos : " Obama: con Rohani scambi di lettere. Ma l’Iran non s’illuda "
Presidente, solo due settimane fa sembrava pronto ad attaccare la Siria. Ora sta negoziando con la Russia. È quello che si immaginava allora? Crede che ora gli Stati Uniti siano in una situazione migliore? «Quello che possiamo fare ora è accertarci che le armi peggiori, quelle che non distinguono tra un soldato e un bambino, non siano usate. Se riusciamo in questo compito si potrà iniziare un processo internazionale al quale partecipino anche i Paesi vicini ad Assad, soprattutto Iran e Russia, e che venga riconosciuto che la guerra civile è terribile per il popolo siriano. Occorre arrivare, in modo serio, a una qualche soluzione politica». «Lo è. Nonostante i progressi fatti dopo la crisi, gli americani della classe media e i più poveri non ne hanno beneficiato come l’1% del Paese, i più ricchi. Le classi sociali più basse e la middle class non hanno visto crescere il loro reddito, non solo negli ultimi tre, quattro anni, ma negli ultimi 15. E così tutto quello che ho fatto è stato stabilizzare l’economia e rilanciare la crescita, iniziare a produrre di nuovo posti di lavoro e invertire la tendenza degli ultimi decenni. Ecco perché abbiamo reso il sistema fiscale un po’ più giusto chiedendo ai più ricchi di pagare di più. In questo contesto è inutile che i repubblicani continuino a insistere con altri, eccessivi, tagli al bilancio: produrrebbero solo l’aumento di disparità sul fronte dei redditi». CORRIERE della SERA - Guido Olimpio : " Scambio di lettere Obama-Rohani Spiragli di dialogo con l'Iran "
Il dialogo va avanti e da tempo, affidato a messaggeri e mediatori. E stato lo stesso Barack Obama a confermarlo alla tv Abc: «Ho scritto al presidente iraniano Hassan Rouhani». E poi ha aggiunto: «Teheran deve capire che per noi la questione nucleare è più importante della vicenda dei gas siriani». Messaggio irrobustito dal richiamo all'uso della forza nel caso che i mullah non accettino una soluzione sulla questione del programma nucleare. «Se non abbiamo colpito in Siria, non vuol dire che non possiamo farlo in Iran», ha avvisato il presidente. Al netto delle schermaglie, non c'è dubbio che Washington abbia cercato di aprire dei «canali» con Teheran. In passato e di recente. Nel mese di agosto il sultano dell'Oman Qaboos bin Said, in occasione di un viaggio in Iran, ha portato la lettera di Obama, quindi ne ha parlato con Rouhani e la Guida spirituale Ali Khamenei, l'uomo che ha una grande influenza su ogni scelta del potere. Poi gli scambi Usa-Iran sono proseguiti con l'azione dietro le quinte di alcuni diplomatici. Missioni più o meno informali che però hanno preparato il terreno per svelenire i rapporti. Al punto che nella lettera, secondo media vicino ai pasdaran, Obama avrebbe auspicato di «voltare pagina». Ovviamente a piccoli passi. Pochi giorni fa, sempre Obama ha sostenuto che l'Iran ha svolto un «molo costruttivo» sul tema delle armi chimiche in Siria. Le consultazioni sono proseguite attraverso un passaggio di missive, legate al conflitto siriano, tra Washington e il ministro degli Esteri iraniano Mohamad Zarif, un personaggio che ha conosciuto bene la realtà statunitense prima da studente — si è laureato in un college californiano — poi come inviato alle Nazioni Unite. Da Teheran hanno provato ad ammorbidire i toni verbali e in questo si inserisce il messaggio di auguri di Rouhani agli ebrei per la festa di Rosh Hashanah. Aperture seguite da una sparata virulenta di Khamenei, in chiave di custode dell'ortodossia, che però non toglie sostanza. Per alcuni osservatori è comunque ancora poco. Resta l'estrema diffidenza verso le vere intenzioni di Teheran, si sottolinea l'importanza del ruolo iraniano nel puntellare militarmente Assad (in modo diretto e con le milizie sciite), si ha paura che il pragmatismo di Rouhani sia svuotato dal radicalismo di Khamenei. Altri analisti ribattono: i) E necessario coinvolgere di più Teheran nella ricerca di una soluzione politica in Siria; 2) È vero che l'Iran ha bisogno di Damasco, però il conflitto sta drenando risorse importanti in quanto gli iraniani finanziano l'alleato. In mezzo o sopra, a seconda delle interpretazioni, c'è la questione Israele, che vuole uno stop deciso al programma nucleare dell'Iran e agita il bastone del raid. Articoli hanno spostato la data del possibile blitz alla primavera. Tutti elementi noti a Washington che però vuole «vedere» le carte. II momento può essere vicino. In occasione della prossima assemblea delle Nazioni Unite a New York. Varie fonti non hanno escluso un incontro tra Kerry e Zarif e c'è chi ha persino ipotizzato un colloquio Obama-Rouhani. II presidente iraniano potrebbe anche vedere il ministro degli Esteri britannico William Hague per finalizzare la ripresa dei rapporti diplomatici interrotti dopo l'assalto all'ambasciata inglese. Sono ovviamente solo degli spiragli che però non bisognerebbe lasciar chiudere. IT.DANIELPIPES.ORG - Daniel Pipes : " Dimenticare la Siria e mirare all'Iran" Per l'originale in lingua inglese, cliccare qui
Un consiglio ai membri del Congresso chiamati a votare l'attacco americano al governo siriano: stabilite delle priorità, mettendo a fuoco ciò che più conta per il Paese. L'amministrazione Obama indica a ragione due questioni urgenti: fermare la proliferazione nucleare iraniana e mantenere la sicurezza di Israele. A queste se ne aggiunge una terza: ristabilire la credibilità deterrente minata dallo stesso presidente Obama. Si potrebbe ad esempio rovesciare il regime di Assad. Una prospettiva allettante di per sé, soprattutto perché elimina l'alleato numero uno di Teheran e taglia le linee di rifornimento di Hezbollah ma questo scenario scoperchia un vaso di Pandora generando l'anarchia in Siria, l'ingerenza dei Paesi vicini, l'eventualità che gli islamisti legati ad al-Qaeda vadano al potere a Damasco, ostilità contro Israele sulle alture del Golan finora tranquille e il trasferimento di armi chimiche del regime alle organizzazioni terroristiche. L'idea di rovesciare il presidente Bashar Assad rischia di reiterare l'eliminazione dei dittatori di lunga data in Iraq e in Libia, rispettivamente nel 2003 e nel 2011, portando ad anni, o anche decenni, di instabilità e violenza. Peggio ancora, questo esito potrebbe vivificare la carriera diversamente agonizzante di Recep Tayyip Erdogan, il bullo turco, che attualmente è quasi sopraffatto dai suoi passi falsi. E infine, si potrebbe non fare nulla. Questo scenario ha diversi svantaggi: lascia che Assad non sia punito per il suo attacco chimico, erode la credibilità di Obama dopo la sua dichiarazione che l'impiego di armi chimiche costituisce "una linea rossa" e incoraggia i fautori della linea dura in Iran. Tuttavia, ciò presenta i vantaggi ancora maggiori di non infiammare ulteriormente il teatro di guerra, di mantenere la situazione di stallo – benefica da un punto di vista strategico – tra il regime e i ribelli e, cosa più importante, di non distrarre Washington dall'Iran, il Paese realmente importante. Tali minacce fanno sì che i metodi con cui i siriani si uccidono gli uni con gli altri costituiscano per il Congresso una questione indubbiamente meno importante dell'intento iraniano di mettere in ginocchio gli Stati Uniti. In quest'ottica, va notato che Obama ha seguito le orme del suo collega democratico Bill Clinton, pronto a ricorrere all'uso della forza laddove gli interessi americani non sono oltremodo coinvolti, come in Somalia, Bosnia, Kosovo, Haiti, Libia e ora in Siria. Occorre davvero sostenere che le truppe americane siano dispiegate unicamente allo scopo di proteggere il proprio Paese? Per inviare la propria opinione a Stampa, Corriere della Sera, it.danielpipes.org, cliccare sulle e-mail sottostanti lettere@lastampa.it lettere@corriere.it meqmef@aol.com |
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