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La Repubblica - Il Foglio Rassegna Stampa
03.08.2022 Nancy Pelosi a Taiwan
Analisi di Giulia Pompili, Gianluca Modolo

Testata:La Repubblica - Il Foglio
Autore: Giulia Pompili - Gianluca Modolo
Titolo: «Nancy Pelosi a Taiwan - 'Qui per la democrazia'. Ma contro Pelosi a Taipei Pechino manda i caccia»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 03/08/2022, a pag.1, con il titolo "Nancy Pelosi a Taiwan" l'analisi di Giulia Pompili; dalla REPUBBLICA, a pag. 12, con il titolo " 'Qui per la democrazia'. Ma contro Pelosi a Taipei Pechino manda i caccia", la cronaca di Gianluca Modolo.

A destra: Nancy Pelosi

Ecco gli articoli:

Giulia Pompili: "Nancy Pelosi a Taiwan"

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Giulia Pompili

Bangkok. Ieri, un’ora prima dell’atterraggio all’aeroporto di Songshan della speaker della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, l’iconico Taipei 101, il grattacielo simbolo della capitale dell’isola di Taiwan, si è illuminato con un messaggio: “Benvenuta. Grazie”. Nancy Pelosi alla fine è atterrata nell’isola che la Repubblica popolare cinese rivendica come proprio territorio il giorno dopo la festa delle Forze armate cinesi, il suo aereo ha volato da Kuala Lumpur a Taipei facendo una deviazione enorme, per evitare il sorvolo del Mar cinese meridionale – un altro pezzo di mondo che la Cina rivendica come suo territorio, e che militarizza da almeno un decennio. Ad accogliere la speaker della Camera in aeroporto c’erano il ministro degli Esteri taiwanese, Joseph Wu, e Sandra Oudkirk, direttrice dell’American Institute di Taiwan, una specie di ambasciata americana in un territorio non formalmente riconosciuto. Subito dopo la conferma della visita a Taiwan, che fino all’ultimo momento non compariva sull’agenda ufficiale, il ministero degli Esteri di Taipei ha messo a disposizione un live streaming dell’atterraggio: nel cerimoniale diplomatico significa che il governo di Taiwan non sta cercando di mantenere un basso profilo sulla visita di Pelosi, anzi. Per la prima volta dal 1997 (all’epoca fu lo speaker Newt Gingrich) la terza carica in linea di successione del presidente degli Stati Uniti mette piede in uno dei luoghi più complicati per le relazioni internazionali con la Repubblica popolare cinese. Fino a una decina di anni fa una visita di questo livello avrebbe avuto meno risonanza mediatica ma oggi è tutto diverso: è diversa l’America, ma soprattutto è diversa la Cina di Xi Jinping, che ha sempre più tra le sue priorità l’integrità territoriale, la “riunificazione inevitabile” con Taiwan. L’isola de facto indipendente, però, negli ultimi anni si è allontanata sempre di più dal modello cinese – lo dicono i sondaggi, lo dicono i taiwanesi alle urne – e questo nonostante l’enorme interscambio commerciale con Pechino. Ieri, come prevedibile, la Cina ha reagito in modo scomposto a quella che considera una “provocazione” del governo americano, e non personale di Pelosi. Mentre l’aereo della speaker si avvicinava a Taipei, alcuni caccia dell’aviazione cinese avrebbero attraversato lo Stretto di Taiwan, e l’Esercito popolare di liberazione ha annunciato nel giro di pochi minuti esercitazioni militari attorno all’isola a partire dalla notte di ieri – come “deterrente contro la recente escalation degli Stati Uniti sulla questione di Taiwan” – e poi altre a cominciare dal 4 agosto, cioè non appena la delegazione americana volerà verso la Corea del sud. Lo stesso era avvenuto durante l’ultima crisi dello Stretto, la terza, quella del 1995-1996. “Il rischio è una quarta crisi”, dice al Foglio Giulio Pugliese, senior fellow all’Istituto Affari internazionali. “Né Biden né Xi Jinping possono mostrarsi troppo remissivi alla vigilia di importanti appuntamenti di politica interna, soprattutto se la leadership di entrambi vacilla a causa dell’economia che rallenta”. La politica Zero Covid in Cina ha fatto molti danni all’economia, e l’inflazione in America mette a rischio le elezioni di midterm di Biden. Parte dell’Amministrazione americana non ha preso bene l’annuncio del viaggio di Pelosi, che è avvenuto negli stessi giorni in cui Biden provava a trattare con Pechino l’alleggerimento dei dazi di epoca trumpiana. “Il governo cinese sente che deve rispondere perché la politica americana ambisce a un crescendo di mosse su Taiwan”, dice Pugliese. “La versione americana della tattica che la Cina usa nel Mar cinese meridionale è quella dell’‘affettare il salame’”, in cui l’opposizione si supera dividendo e conquistando, fetta per fetta, gli avversari.

Gianluca Modolo: " 'Qui per la democrazia'. Ma contro Pelosi a Taipei Pechino manda i caccia"

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Xi Jinping

Sull’iconico grattacielo “Taipei 101” per l’occa sione è comparsa una scritta illuminata: «Benvenuta a Taiwan, presidente Pelosi». La sfida è compiuta. Il leader cinese Xi Jinping, in un colloquio telefonico con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, aveva invitato gli americani a non «giocare con il fuoco». Ma gli avvertimenti di Pechino non l’hanno fermata. La presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi è sbarcata a Taipei diventando dopo Newt Gingrich nel 1997, 25 anni fa, il più alto funzionario statunitense a visitare l’isola rivendicata dalla Cina. Una foto di rito dopo l’arrivo in tarda serata a bordo di un aereo della Us Air Force e poi via in auto fino al Grand Hyatt Hotel senza mostrarsi alla folla di curiosi che la attendeva. «La visita della nostra delegazione parlamentare dimostra il sostegno incondizionato dell’America alla vivace democrazia di Taiwan », ha affermato l’82enne che da anni sostiene i movimenti democratici cinesi e che era andata in piazza Tienanmen nel 1991 a due anni dalla repressione. Parole a cui ha fatto eco il ministro degli Esteri di Taiwan Joseph Wu: «La visita rafforzerà le relazioni strette e amichevoli tra Taiwan e Usa e approfondirà la cooperazione complessiva tra le due parti in tutti i campi». Un viaggio appoggiato, in una rara dimostrazione di sostegno bipartisan, anche da 26 legislatori repubblicani tra cui il leader repubblicano del Senato Mitch McConnell. Ma una «provocazione » per Pechino che, per bocca del ministero degli Esteri, ha denunciato «una grave violazione del principio di un’unica Cina» che «mina gravemente la pace e la stabilità regionale ». «Gli Stati Uniti si assumeranno la responsabilità delle conseguenze e dovranno pagare il prezzo del loro attacco alla sovranità e alla sicurezza della Cina», ha affermato Hua Chunying, portavoce della diplomazia cinese. La Russia gli ha dato man forte: Washington vuole «destabilizzare il mondo», ha scritto su Telegram la portavoce degli Esteri Maria Zakharova, sostenendo che la Cina ha il diritto di adottare «le misure necessarie per proteggere la sua sovranità e integrità territoriale». Pechino non si è limitata alle dichiarazioni di rito. Ha già sospeso l’importazione di alcuni beni taiwanesi, come prodotti ittici, tè e miele, e convocato l’ambasciatore Usa in Cina. E dopo aver minacciato «azioni militari mirate», ha annunciato l’avvio di molteplici manovre militari «con proiettili veri» in sei zone nelle acque e nei cieli vicino a Taiwan. Ventun aerei militari cinesi avrebbero già violato lo spazio aereo nel Sud-Ovest dell’isola, ha denunciato ieri l’esercito taiwanese. Il Pentagono, dal canto suo, ha aumentato i suoi movimenti nella regione indo- pacifica. La portaerei Uss Ronald Reagan e il suo gruppo d’attacco, nonché la Uss Tripoli, l’incrociatore Uss Antietam e il cacciatorpediniere Us Higgins navigano da lunedì nel Mar delle Filippine. «La probabilità diuna guerra o di un incidente grave è bassa», ha twittato Bonnie Glaser, direttrice del programma Asia presso il think tank Usa German Marshall Fund, aggiungendo: «Ma la probabilità che la Cina adott i una serie di misure militari, economiche e diplomatiche non è trascurabile». Benché gli esperti, come Glaser, escludano il rischio di un conflitto armato, la tensione resta alta. E si ripercuote sulle Borse che ieri erano in perdita. Oggi Pelosi incontrerà la presidente democratica taiwanese Tsai Ing-wen e il reduce di Piazza Tiananmen Wu’er Kaixi. Ma, secondo gli osservatori, la vera portata delle minacce di Pechino sarà chiara soltanto dopo la sua partenza. A pagare, dicono, sarà innanzitutto la popolazione di Taiwan.

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