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Il Foglio - La Ragione Rassegna Stampa
03.07.2021 Michela Murgia incita all'odio contro Israele: non è una gaffe
Commenti di Andrea Minuz, Massimiliano Fanni Canelles

Testata:Il Foglio - La Ragione
Autore: Andrea Minuz - Massimiliano Fanni Canelles
Titolo: «Non definitela 'gaffe': C'è coerenza nell'odio della Murgia per la democrazia - Hamas e il terrorismo per conto terzi»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 03/07/2021, a pag. 2, con il titolo "Non definitela 'gaffe': C'è coerenza nell'odio della Murgia per la democrazia" l'analisi di Andrea Minuz; dalla RAGIONE, a pag. 3, l'analisi di Massimiliano Fanni Canelles dal titolo "Hamas e il terrorismo per conto terzi".

A destra: la posizione di totale sostegno ai terroristi di Hamas di Michela Murgia

Ecco gli articoli:

IL FOGLIO - Andrea Minuz: "Non definitela 'gaffe': C'è coerenza nell'odio della Murgia per la democrazia"

Ecco un rapido elenco delle cose che Michela Murgia avrebbe difficoltà a fare "stando con Hamas", come ha scritto su WhatsApp. Anche se vaccinata con doppia dose e col green pass, non potrebbe viaggiare, né presentare libri, neanche sotto casa, senza chiedere il permesso a un parente prossimo maschile, papà, cugino, fratello, zio, eventualmente figlio (vale anche per le presentazioni su Zoom). Poi dovrebbe cambiare titoli ai suoi libri: "Istruzioni per diventare integralisti", "Stai zitta. E altri nove frasi che vorremmo sentire di più", e fare il podcast "Solo il mansplaining arabo ci salverà". Addio asterischi, addio "schwa" su Repubblica, addio lotta al patriarcato, addio editoriali, corsivi, cancelletti e arcobaleni su Instagram e battaglie per femminicidi, gender gap, delitti d'onore. Addio gay pride e addio ddl Zan. Benvenuto reato di "turpitudine morale", con cui scatta la condanna a morte senza processo. Casomai avesse voglia, perché la passione per lo sport s'accende improvvisa e non conosce età, non potrebbe la Murgia partecipare alla maratona di New York, a meno di non correre fianco a fianco a un uomo, per esempio Chef Rubio sarebbe perfetto. Non potrebbe salire in moto e sfrecciare sul litorale nelle notti d'estate, ma forse questo le interessa meno, e non potrebbe fumare in pubblico, anche se lei non fuma. Ha detto anzi, Murgia, che eliminerebbe dal mondo i fumatori, vorrebbe un paese governato da letterati e obbligherebbe tutti a fare teatro, con un editto di quelli che piacerebbero a Hamas (a patto che a teatro s'insegni l'odio per Israele). Ma cambiando battaglie sui giornali e aggiustando un po' il tiro non è detto che si troverebbe poi così male. Anzi. La fascinazione degli intellettuali per chi odia la democrazia e viola i diritti umani (purché fuori dall'occidente) ha origini antiche, ma ogni volta si ripete uguale a se stessa e da noi va sempre fortissimo. Ecco un ex presidente del Consiglio che esalta lo "straordinario salto verso la modernità e il progresso" compiuto dalla Cina. Ecco un'editorialista di punta dei giornali più giusti che "sta con Hamas". Non c'è da stupirsi. Bisogna invece essere grati a Massimo D'Alema e Michela Murgia. Perché queste non sono gaffe, "scivoloni" o frasi infelici estrapolate fuori contesto, ma rievocazioni di una solida tradizione di pensiero. Conclusioni logiche, trasparenti, coerenti. Mao come un benefattore dell'umanità, il partito unico come sfolgorante segno di progresso e desiderabile progetto di modernità, Hamas come epica resistenza all'ordocapitalismo giudaico (e pazienza per il patriarcato, una cosa alla volta). E' questo da sempre il vantaggio del pensiero marxista su tutti quanti gli altri, la lotta degli oppressi contro gli oppressori come schema unico per interpretare il mondo e la possibilità di far coesistere gli opposti, con una magnifica nonchalance. Più ci si batte per la laicità dello stato e l'ingerenza della chiesa in Italia, più ci si stringe il cuore per il terrorismo di ispirazione religiosa in medio oriente. Dov'è la contraddizione? Valga allora anche per gli Azzurri. Se il Black Lives Matter non convince fino in fondo, possiamo sempre inginocchiarci per Hamas, per la Cina, o contro l'ordoliberismo dei consulenti di Draghi.

LA RAGIONE - Massimiliano Fanni Canelles: "Hamas e il terrorismo per conto terzi"

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Michela Murgia

Semplificando forse troppo, possiamo dividere il mondo islamico in tre `universi' contrapposti: i sunniti wahhabiti e salatiti che fanno capo all'Arabia Saudita, i fratelli mussulmani (sunniti) che fanno capo a Turchia e Qatar, e il mondo sciita che si riferisce all'Iran. Oltre alle questioni di dottrina religiosa, queste strutture si dividono il controllo dei più grandi giacimenti energetici fossili: il petrolio è prevalentemente saudita mentre il gas è distribuito fra fratellanza mussulmana e sciismo iraniano. La filosofia jihadista nacque negli anni Sessanta e Settanta dall'estremizzazione wahhabita/salafita filo saudita — che si concretizza nelle organizzazioni terroristiche di Al Qaeda in Afghanistan e dell'Isis in Siria e Iraq — ma anche da alcune frange dei fratelli mussulmani, che sviluppano l'organizzazione Hamas prevalentemente in Palestina. E proprio Hamas adesso è alla ribalta per il riaccendersi del conflitto israelo-palestinese. Le sue origini nascono quando il controllo della striscia di Gaza era ancora sotto l'influenza egiziana e quando in Egitto la fratellanza mussulmana controllava ancora i rapporti di potere. Nel 1987 nacque quindi Hamas, a tutti gli effetti l'ala palestinese della fratellanza mussulmana. Per alcuni — Iran, Russia, Cina, Norvegia, Svizzera, Brasile, Turchia e Qatar — Hamas rappresenta soltanto un partito; per altri — Unione europea, Stati Uniti, Israele, Canada, Egitto e Giappone — è a tutti gli effetti un'organizzazione terroristica. Come detto, in particolare il Qatar e la Turchia mantengono il controllo economico e politico sulla fratellanza mussulmana e quindi anche sulle truppe terroristiche di Hamas: le Brigate Ezzedin al Qassam. Bisogna però aggiungere che un appoggio considerevole arriva anche dall'Iran sciita, che vede Hamas come elemento funzionale a provocare una scissione nel mondo sunnita. L'odio dell'Iran verso Israele trascende infatti le divergenze tra sciiti e sunniti. L'ideologia jihadista promulgata da Hamas spinge quindi la comunità islamica su posizioni che non sono solo antisraeliane ma anche antisemite. Yusuf al Qaradawi, il leader spirituale della fratellanza mussulmana ha sottolineato come quello fra Hamas e Israele sia un conflitto religioso contro gli israeliani in quanto ebrei. E celebre il suo discorso in cui dichiarava di voler morire «finendo il lavoro non completato da Hitler». A questo punto viene spontaneo chiedersi quanto Michela Murgia abbia approfondito gli equilibri del complesso mondo islamico prima di formulare le sue opinioni sulla questione israelo-palestinese.

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