Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

La Repubblica - Il Giornale Rassegna Stampa
07.01.2021 Trump, la scelta sbagliata
Editoriale di Maurizio Molinari, commento di Paolo Guzzanti

Testata:La Repubblica - Il Giornale
Autore: Maurizio Molinari - Paolo Guzzanti
Titolo: «Uno scempio della libertà - Istituzioni profanate come mai nella storia, Usa traditi da Donald»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA, di oggi 07/01/2021, a pag. 1, con il titolo "Uno scempio della libertà", il commento di Maurizio Molinari; dal GIORNALE, a pag. 1-17, con il titolo "Istituzioni profanate come mai nella storia, Usa traditi da Donald", l'analisi di Paolo Guzzanti.

A destra: l'assalto al Campidoglio da parte di sostenitori di Donald Trump

Ecco gli articoli:

REPUBBLICA - Maurizio Molinari: "Uno scempio della libertà"

Visualizza immagine di origine
Maurizio Molinari

L’assalto a Capitol Hill da parte dei sostenitori di Donald Trump offende e mette in pericolo la democrazia americana,cuore del mondo libero. L’invasione dell’aula del Senato è avvenuta per impedire la ratifica dell’elezione del democratico Joe Biden, chiaro vincitore delle elezioni del 3 novembre, è stata preceduta dalla contestazione del voto dell’Arizona da parte di un manipolo di eletti repubblicani guidati dal texano Ted Cruz ed è stata accompagnata dalla campagna di delegittimazione delle istituzioni federali da parte dello stesso Trump. Si tratta di azioni e immagini scioccanti, espressione di un disprezzo per la Costituzione che divide l’America fra chi compone e sostiene il manipolo di violenti e chi difende i principi dei Padri Fondatori della Repubblica. La responsabilità di questa lacerazione ricade sul presidente uscente che non ha riconosciuto la sconfitta nelle urne, ha tentato inutilmente e illegalmente di contestarla, ed infine si è appellato all’ala più violenta dei suoi fan, convocandoli per una marcia populista che ha elettrizzato con il comizio di ieri mattina. Pur di non ammettere la sconfitta, Trump si è dimostrato pronto a minacciare la democrazia che lo ha espresso. Scrivendo una delle pagine più buie della Storia americana, il cui esito resta in bilico. Il presidente eletto Biden è stato lapidario nel definire la violazione del Capitol «non una protesta ma un’insurrezione» facendo capire che Trump era ad un soffio dal reato di offesa alla Costituzione che prevede l’uso della forza per difenderla. Da qui l’appello finale di Trump a togliere il bivacco che ha umiliato la nazione. E fatto comprendere a tutti — americani e non — dove può portare l’ideologia populista di offendere le istituzioni. In attesa di conoscere l’epilogo dello scempio di Washington, non ci possono essere dubbi sul fatto che fra i pochi a brindare ieri sera ci sia stato Vladimir Putin, il leader del Cremlino che ha dedicato anni al disegno strategico di lacerare l’America.

IL GIORNALE - Paolo Guzzanti: "Istituzioni profanate come mai nella storia, Usa traditi da Donald"

Immagine correlata
Paolo Guzzanti

Per evocare qualcosa di vagamente simile bisognerebbe tornare ai tempi in cui uno sconosciuto capitano Tejero entrò nel Parlamento spagnolo con la pistola in pugno, ma nulla di simile è mai accaduto o sarebbe mai stato neanche lontanamente immaginabile non solo negli Stati Uniti, ma in alcuno dei cinque grandi Paesi di lingua inglese, compreso Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Trump viene descritto mentre scriviamo davanti al televisore mentre guarda ciò che accade sulla scalinata di Capitol Hill dove la folla dei suoi sostenitori seguitava a scontrarsi con la polizia. Mentre scriviamo nulla è finito, nulla è chiaro, salvo il fatto che una massa di sostenitori del presidente ancora per pochi giorni in carica, in suo nome e proclamandosi dalla sua parte, è insorta convinta che le elezioni di novembre siamo state una truffa, che l'elezione di Joe Biden sia una finzione e che dunque siano stati violati i diritti costituzionali dei repubblicani, l'ala trumpiana che è una frazione importante, ma che non copre l'intero partito. Siamo come tutti esterrefatti, sicuri che qualcosa di terribilmente nuovo e inquietante sia accaduto ieri e stia ancora accadendo, probabilmente innescato dalla ulteriore frustrazione per la mancata conquista dei due seggi al Senato in Georgia, andati entrambi al partito democratico. La Cnn trasmette commenti in cui si accusa il presidente di tradimento e di essere lui stesso il fomentatore di ribellione e istigazione ai più gravi crimini di guerra civile. Uomini armati nel Congresso, spari nel tempio della democrazia, nel cuore della più antica repubblica democratica del mondo. Trump è considerato in questo momento come Catilina fu visto dal Senato romano: un attentatore sedizioso e responsabile di una sollevazione che non ha precedenti. Il vicepresidente Mike Pence sta prendendo le distanze da Trump dicendo che non è disposto in alcun modo a tollerare o a essere parte di questa sedizione. Resta da chiedersi che cosa abbia animato la folla che ha assaltato il Capitol mentre era in corso seduta di proclamazione ufficiale del nuovo presidente eletto da parte dei cosiddetti grandi elettori. Mai nessuno finora aveva osato penetrare con violenza nel Parlamento, mai nessuno armato, ma mai nessuno esplodendo colpi, da cui per ora si sa che una donna è stata colpita uccisa, secondo le prime informazioni da un colpo forse esploso dalla polizia benché non sia chiaro mentre scriviamo. Inaudito: tutto ciò è non solo inaudito ma apre una nuova pagina, inattesa e terribile, nella storia della democrazia americana. È chiaro che quel che è accaduto e che accadrà anche oggi dipende interamente dall'atteggiamento assunto da Donald Trump il quale non si è limitato a non concedere la vittoria al suo opponente dopo aver perso tutti i livelli di ricorso e di protesta, ma ha chiamato folle armate e infuriate a scendere in strada così come le folle hanno fatto e stanno ancora facendo, in aperta sfida contro il Parlamento e la democrazia. La situazione è terribilmente ambigua perché Trump è ancora nel pieno possesso dei suoi poteri di presidente in carica e il nuovo presidente ha dovuto posporre la propria nomina. L'esecutivo dunque, ed è questa la cosa più scioccante, sta dalla parte dei rivoltosi contro il Parlamento e dunque il fatto sciagurato e inaudito è che presidente stesso in carica sia l'animatore della ribellione contro lo Stato federale. I membri del Congresso e il presidente eletto hanno chiesto invano al Presidente di richiamare la folla. Si sa che il Presidente, ancora per pochi giorni, si sarebbe limitato ad un blando invito a «calmare gli animi». Lo stato delle cose purtroppo non consente di evitare il sospetto di una insurrezione armata contro lo Stato federale, sostenuta da un presidente che già viene dai media definito traditore. Biden ha implorato Trump di andare davanti alle telecamere e richiamare la rivolta, ma finora nulla del genere è accaduto.

Per inviare la propria opinione ai quotidiani, telefonare:
Il Giornale 02/85661
La Repubblica 06/489821
Oppure cliccare sulle e-mail sottostanti

rubrica.lettere@repubblica.it
segreteria@ilgiornale.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui