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Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/03/2019, la cronaca di Paolo Levidal titolo "Gilet gialli, governo sotto accusa"; dal CORRIERE della SERA con il titolo 'Io ci andrò, anche se ricorda un'operazione alla Castro', l'intervista di Stefano Montefiori a Pascal Bruckner.
Ecco il link al nostro commento di ieri: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=74017 Ecco gli articoli:
La Stampa-Paolo Levi: "Gilet gialli, governo sotto accusa"
«Ora basta»: all’indomani delle devastazioni senza precedenti sugli Champs-Elysées, la Francia conta i danni e si moltiplicano le accuse di «lassismo» contro Emmanuel Macron e il governo che riconosce delle falle nella tutela dell’ordine pubblico durante la diciottesima mobilitazione dei gilet gialli. Il Presidente, tornato precipitosamente dal contestato week-end sulla neve dei Pirenei, promette «decisioni forti», ma la ricerca della giusta formula per porre fine alle violenze si rivela un rompicapo per l’esecutivo. Corriere della Sera-Stefano Montefiori: 'Io ci andrò, anche se ricorda un'operazione alla Castro'
«Sono stato invitato e ho accettato. Sarà una cosa lunghissima, una spaventosa prova fisica più che intellettuale, durerà quattro o cinque ore, e credo che servirà a ben poco». Pascal Bruckner, romanziere e saggista, è un amico molto critico di Macron. Cosa si aspetta da questo incontro? «Non granché. Ma ci vado perché è sempre bene parlare senza filtri ed esprimere quello che si pensa della situazione, specie dopo i moti di sabato sugli Champs Elysées. Anche se sarà un esercizio molto inquadrato, ognuno può parlare solo cinque minuti, cominceremo alle 18 e finiremo intorno a mezzanotte». Cosa dirà a Macron? «Penso di toccare due punti: il mantenimento dell’ordine pubblico e la riforma dell’islam di Francia, annunciata molto tempo fa e della quale non si parla più». Che cosa suggerirà sull’ordine pubblico? «La proibizione delle manifestazioni al sabato, il divieto di accesso dei gilet gialli nelle grandi città, la punizione dei leader, la dissoluzione dei gruppi anarco-fascisti organizzati che spaccano tutto. Su questi temi negli ultimi mesi io e Macron ci siamo parlati spesso». Come mai Macron è stato preso di sorpresa, quattro mesi dopo l’inizio della rivolta? «Perché il potere è debole. I rivoltosi lo sanno e si sentono incoraggiati dall’inerzia dello Stato e del governo. I gilet gialli mostrano le condizioni della Francia, ovvero un Paese in uno stato di quasi guerra civile, diviso in tribù, nel quale l’unico cemento collettivo è l’odio di ciascuno contro tutti». Eppure lei è considerato vicino al presidente. «È così, ho votato per lui e lo rifarò a queste europee. L’ho sostenuto nei momenti più difficili ma mi prendo la libertà di essere critico quando è il caso. Lo stimo da un punto di vista personale e posso parlargli apertamente, anche durante questo dibattito che mi sembra un’operazione cosmetica, una manovra di comunicazione, una versione amabile di Fidel Castro». Per inviare la propria opinione, telefonare: lettere@lastampa.it https://www.corriere.it/scrivi/ |
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