Riportiamo di seguito un post di Gianni Pellegrini:
Il TG1 ha appena mandato in onda un servizio sui poveri Palestinesi che protestano per l'uccisione di un loro ragazzo questa mattina, e ovviamente "si sospetta che sia stata una vendetta per l'uccisione dei tre ragazzi israeliani". Il tutto ovviamente condito con chi dice "non siamo stati noi a uccidere i tre ragazzi" e la madre del ragazzo arabo che dice "è stata una vendetta".
Ho postato sulla pagine FB del TG1 (https://www.facebook.com/tg1online?fref=ts) il seguente commento:
"Ho appena ascoltato il VERGOGNOSO servizio da Gerusalemme, dove la vostra inviata ha utilizzato e stravolto la notizia del rapimento e assassinio di tre adolescenti israeliani per indottrinare gli Italiani e fare propaganda filopalestinese. Un ragazzo arabo trovato assassinato questa mattina e subito "si sospetta" che sia una vendetta israeliana... Nessun accenno invece al fatto che il ragazzo appartenesse a una famiglia di malavitosi, e che sarebbe stato assassinato dai suoi perché era gay, e era già sfuggito altre volte a dei rapimenti per ammazzarlo.
Complimenti a chi usa uno stipendio pubblico per fare propaganda personale!!"
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/07/2014, a pag.8, l'articolo di Davide Frattini dal titolo "Ucciso ragazzo arabo, rivolta a Gerusalemme", dal GIORNALE a pag. 15 l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo "Non cedere alla legge del taglione", dalla STAMPA a pag.11 l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Rapito e ucciso 17enne arabo. Abu Mazen accusa i coloni"
Nella cronaca di Davide Frattini, pur con estrema cautela, per altro più che dovuta, si fa cenno all'eventualità - che anche un imam conferma essere tra le ipotesi al vaglio delle indagini - che la causa dell'omicidio possa essere legata al concetto di "onore".
Questo concetto, nella società palestinese, per quanto riguada il sesso maschile è molto spesso legato al comportamento omosessuale, molto spesso considerato motivo per l'eliminazione fisica del congiunto da parte della famiglia.
Per chi vive nei territori palestinesi, la salvezza consiste nella fuga del giovane gay in Israele, dove è prassi concedre l'asilo temporaneo. Nel caso in cui però il giovane gay sia un arabo-israeliano, paradossalmente il rischio è ancora maggiore perché il giovane vivendo nella società israeliana dove tutti i diritti vengono tutelati e garantiti, come israeliano può illudersi che questo riguardi anche lui. Si tratta però di una illusione, perché la società araba considera l'omosessualità un crimine da elimnare con la morte, quasi sempre causata all'interno della famiglia.
Ricordiamo il caso di Vittorio Arrigoni, sgozzato a Gaza, pur essendo un fanatico odiatore di Israele e un'attivista pro Hamas, perché i suoi comportamenti sessuali erano giudicati scandalosi.
E' bene quindi che Israele indaghi in maniera approfondita sulle reali cause che hanno portato all'ucccisione del giovane Mohammed Abu Khdeir.
In alto a destra, Mohammed Abu Khdeir, il ragazzo arabo ucciso
Di seguito, gli articoli:
CORRIERE della SERA - Davide Frattini: "Ucciso ragazzo arabo, rivolta a Gerusalemme"
Davide Frattini
GERUSALEMME — Le granate assordanti rimbombano nella moschea. Le preghiere non si fermano come gli scontri tra arabi e poliziotti israeliani che fuori vanno avanti da ore. Da quando nel quartiere di Shuafat sono cominciate a girare le voci che il corpo trovato carbonizzato nella foresta attorno a Gerusalemme sia quello di Mohammed, che il giovane palestinese sia stato ucciso per vendetta. È quello che pensano i parenti: «È un crimine dei coloni, la rappresaglia per l’uccisione dei tre ragazzi israeliani», dice il cugino Said. È quello che ripete Abu Mazen, il presidente palestinese: «Sono stati loro, il premier Benjamin Netanyahu adesso deve dare la caccia ai responsabili». È quello che temono i politici israeliani che si affrettano a condannare ogni forma di ritorsione personale.
Gli amici avevano avvertito il padre di Mohammed all’alba: «È stato rapito, lo hanno costretto a salire su un’auto». Le telecamere sul negozio di famiglia hanno ripreso la scena, è uno degli elementi su cui lavora la polizia. Che per ora continua a mantenere aperte tutte le ipotesi: l’omicidio potrebbe avere motivazioni non politiche. «Mi hanno detto che pensano a una lite all’interno del clan, a questioni di onore — dice l’imam della moschea —. Non è possibile, l’ultima disputa tra cugini è stata due anni fa e sono stato io a mediare la riconciliazione».
Mohammed Abu Khudair aveva sedici anni. Ieri si è svegliato alle 3.30, ha consumato il piccolo pasto prima della preghiera, ha giocato al computer con il fratello, è uscito per andare in moschea. È stata l’ultima volta che la madre Suha lo ha visto. Un’auto sarebbe arrivata dalla direzione della colonia di Pisgat Zeev — dicono i testimoni — e avrebbe compiuto un’inversione per avvicinarsi al ragazzo. «Quando abbiamo capito che lo stavano portando via — ci siamo messi a urlare e abbiamo provato a inseguirli».
Benjamin Netanyahu, il premier israeliano, promette di trovare i colpevoli di quello che John Kerry, segretario di Stato americano, definisce un «crimine efferato»: «Quelli che intraprendono azioni di vendetta finiscono solo per destabilizzare una situazione già esplosiva». Al tramonto le sirene sono suonate nel sud di Israele: la fine della giornata di digiuno per il mese di Ramadan è coincisa con i lanci di razzi dalla Striscia di Gaza.
Il palo del cartello stradale usato come clava non basta a distruggere quel che resta della pensilina. Qui passa il treno leggero che attraversa Gerusalemme. Adesso sono solo fiamme e la nebbia dei gas lacrimogeni. I palestinesi sospettano che qualunque straniero o faccia sconosciuta possa essere un agente israeliano. Minacciano, fermano, perquisiscono. Gli scontri sono andati avanti fino alla notte, i feriti sono almeno settanta, l’asfalto coperto dalle pietre lanciate sembra bianco.
La casa di Mohammed sta in mezzo alla violenza. La madre nomina tutti i suoi figli, sette, uno dopo l’altro fino a quello che non tornerà. La polizia ha portato lei e il marito Hussein nella caserma in centro, ha prelevato la saliva per i test del Dna. Per riavere il corpo devono aspettare l’autopsia, i funerali sono previsti per oggi.
«I palestinesi non hanno bisogno di aspettare i risultati del medico legale — scrive Amos Harel sul quotidiano Haaretz —. A differenza degli investigatori non hanno dubbi su chi e perché abbia commesso l’omicidio». Martedì sera, dopo i funerali dei tre ragazzi israeliani uccisi in Cisgiordania, gruppi di estremisti ebrei hanno marciato per le strade di Gerusalemme gridando slogan razzisti e attaccando chi sembrava arabo.
IL GIORNALE - Fiamma Nirenstein: "Non cedere alla legge del taglione
Fiamma Nirenstein Benjamyn Netanyahu
Gerusalemme. Netanyahu ha definito "un delitto abominevole" l'assassinio del diciasettenne Muhammad Hussein Abu Khader, il sindaco di Gerusalemme Nir Barkat l'ha chiamato un atto "orribile e barbarico", e ancora più terribile apparirebbe se si trattasse di un atto di vendetta dopo l'assassinio di Gilad, Eyal e Naftali. Il primo ministro ha anche chiesto alla polizia di presentare al più presto i risultati delle indagini, e ha detto che Israele è uno Stato di diritto dove la giustizia non si fa con le proprie mani. Il sospetto è che estremisti legati ai nuclei detti del "Tag Mehir" cioè del "prezzo da pagare" abbiano rapito il ragazzo all'alba di ieri nel quartiere di Shuafat a Gerusalemme est, dove il ragazzo è stato visto salire su una macchina contro la sua volontà. "Tag Mehir" dal 2005 imbratta i muri delle moschee con scritte razziste, danneggia le proprietà, spaventa i villaggi arabi. La polizia cerca in tutte le direzioni, batte le piste familiari come quelle dell'estremismo. Ma come in un desiderio spasmodico di simmetria dopo lo shock del rapimento, le accuse internazionali... la certezza dei palestinesi che gli assassini siano estremisti ebrei è assoluta, e subito si è trasformata in rivolta di piazza ed è diventata, anche nelle parole del deputato arabo Ahmad Tibi, colpa del Governo. Mentre scriviamo sono ancora in atto violenti scontri fra dimostranti e polizia a Gerusalemme. Oltretutto, intanto tre sono nella capitale gli incendi che crepitano uccidendo preziosi cipressi e i pini piantati nella terra assettata della città. Gli scontri si svolgono nel quartiere di origine del ragazzo ucciso, non lontano dall'Università. Sono volate pietre di tutte le dimensioni e sette ordigni esplosivi oltre a bottiglie molotov, la polizia ha sparato fumogeni e caricato la folla di giovani col volto coperto dalla kefia. Un giornalista e una fotografa sono rimasti feriti, un israeliano finito nel mezzo dei dimostranti si è salvato a stento accusato di essere una spia. Per ora, non c'è prova che gli estremisti di destra israeliani siano gli assassini. Ma anche Abu Mazen ha già invitato Netanyahu a condannare subito l'assassinio, ricordando la sua condanna del rapimento dei tre giovani israeliani e la richiesta di restituirli. Ma Bibi aspetta una certezza che per ora non esiste. Il gruppo "Tag Mehir" è odioso, ma per ora non si è macchiato di assassini; tuttavia molte volte ha dato segno di un' indegna, ignorante, irresponsabile aggressività, si è svergognato con le sue stesse mani compiendo crimini odiosi al pubblico israeliano. Con le sue provocazioni, si presta a essere una chiave molto gradita di delegittimazione internazionale di Israele. Ma in questi terribili 18 giorni di attesa nella dignità e nel rispetto della legge nessuno ha mai detto una parola d'odio. Uno dei parenti delle vittime del rapimento ieri è stato chiaro: chiunque compie un delitto agisce contro la volontà di Dio, nessuno potrà mai perdonarli se l'hanno fatto. Il delitto ha già fatto sorgere nei media una gran voglia di comparare l'assassinio di Gilad, Eyal e Naftali con quello di Muhammad, di plasmare una simmetria. Ma non regge: ammettendo la possibilità che si tratti di coloni dell'estrema destra israeliana, la polizia li cerca e li prenderà, la morale comune li condanna senza appello, la giustizia non farà sconti.Sono una minoranza irrisoria,non una grande organizzazione come Hamas, partner di governo di Abu Mazen. Inoltre, la società palestinese ha accompagnato con stupefacente simpatia il rapimento e l'assassinio. E' delle ultime ore l'ascolto più accurato della telefonata in cui Gilad dice alla polizia: "Mi hanno rapito". Oltre alla la voce che intima "giù la testa" e gli spari, alla fine si sentono anche i rapitori che cantano per la gioia di aver ucciso i ragazzi.
LA STAMPA - Maurizio Molinari: "Rapito e ucciso 17enne arabo. Abu Mazen accusa i coloni"
Maurizio Molinari
Un ragazzo palestinese di 17 anni è stato rapito e ucciso a Gerusalemme e Abu Mazen accusa i «coloni estremisti»: «Sono stati loro ad assassinarlo, il governo israeliano deve trovarli e punirli, è una loro responsabilità».
Mohammed Abu Khdeir è stato visto per l’ultima volta alle 3,45 del mattino di ieri mentre andava alla moschea di Beit Hanina per le preghiere di Ramadan. Testimoni oculari affermano che sarebbe stata «una Toyota bianca proveniente dalla direzione dell’insediamento di Pisgat Zeev» a farlo salire a bordo. La denuncia della scomparsa ha portato la polizia a ritrovare la salma alle 6 del mattino e da quel momento sono iniziati i disordini a Shoafat, il quartiere di Gerusalemme Est dove abita la famiglia, con i manifestanti che hanno reso inutilizzabili tre stazioni del treno leggero e attaccato i soldati con bombe incendiarie. Gli scontri di sono prolungati nella giornata, portando a 50 arresti. I portavoce dell’Autorità palestinese hanno attribuito l’omicidio a «coloni estremisti» intenzionati a vendicare la morte dei tre ragazzi israeliani rapiti e il presidente Abu Mazen si è rivolto a Benjamin Netanyahu chiedendogli di «portarli davanti alla giustizia e punirli».
Il premier da parte sua ha parlato di «atto deprecabile» chiedendo alla polizia di «agire in fretta per trovare i responsabili» e lanciando un appello affinché «nessuno si faccia giustizia da solo». «Ci troviamo davanti a un atto barbarico» ha aggiunto il sindaco di Gerusalemme, Nir Barkat.
Ma gli inquirenti frenano, lasciando trapelare l’esistenza di dubbi «fra pista politica e atto criminale». Anche sull’identificazione della salma vi sono discordanze perché i famigliari di Mohammed affermano di averlo «già riconosciuto nel pomeriggio» mentre la polizia non conferma. «Chi altro può aver commesso un’aggressione come questa se non i coloni estremisti?» si chiede Saed Abu Khdeir, padre della vittima. Sempre gli agenti stanno esaminando un video nel quale si vede il ragazzo fatto salire con forza su una vettura bianca.
A Washington l’amministrazione Obama ha parlato di «crimine odioso», con il Segretario di Stato John Kerry e il consigliere per la Sicurezza Susan Rice accomunati dall’estendere le «condoglianze al popolo palestinese». Proprio Washington in marzo aveva incluso nel Rapporto sul terrorismo internazionale un riferimento ai «coloni» denominati «Price Tag», imputandogli 269 atti contro musulmani e cristiani nel 2013. Intanto, da Gaza continuano a piovere razzi e colpi di mortaio sulle località israeliane nel Negev.
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