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Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 08/04/2009, l'articolo di Stefano Magni dal titolo " Le armi di Hezbollah e le parole di Assad ", dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale dal titolo " Ministro Frattini ci pensi bene ", dal RIFORMISTA, a pag. 11, l'intervista di Francesco De Leo a Ali Dagmoush, responsabile per gli Esteri di Hezbollah, dal titolo " Il mondo spiegato da Mr. Diplomazia di Hezbollah " e da La REPUBBLICA, a pag. 16, la breve dal titolo "Libano, l´impegno di Frattini 'Pressioni su Israele per la pace' " preceduti dal nostro commento. Sull'argomento Ecco gli articoli: L'OPINIONE - Stefano Magni : " Le armi di Hezbollah e le parole di Assad " Libano e Siria sono le due tappe della missione mediorientale del ministro degli Esteri Franco Frattini. Oggi incontrerà il presidente/dittatore siriano Bashar al Assad e il suo omologo di Damasco Walid al Moallem. Libano e Siria sono (volente o nolente) accomunati dal 1975 (dallo scoppio della guerra civile libanese e dal conseguente intervento siriano) e tuttora sono legati da una serie di intrighi politici più o meno oscuri. Non è chiaro quanto Damasco soffi sulle ceneri del conflitto interno, appoggiando l’opposizione interna e il partito islamista Hezbollah, per mantenere la sua egemonia sul vicino. Hezbollah e l’opposizione filo-siriana condizionano il governo da quasi un anno, dopo un vero e proprio golpe contro la maggioranza e gli accordi di Doha. In questo contesto, Frattini ha auspicato che le prossime elezioni, che si terranno in giugno, siano libere. Sulla missione di interposizione Onu Unifil2, al confine fra Israele e Libano, Frattini è più ottimista (o diplomatico) dell’ex ministro della Difesa Antonio Martino (che voleva ritirare il contingente italiano, visto che Hezbollah si riarma comunque) e ritiene che la forza internazionale, guidata dal generale italiano Claudio Graziano, sia “essenziale”, perché “...altrimenti questo territorio cadrebbe sotto il controllo di quelle che Israele, a torto o a ragione, considera organizzazioni pericolose”. Allo Stato ebraico, invece, Frattini ha rivolto l’appello perché si ritiri dal villaggio di Ghajar, controllato dall’Idf dal 2006. Il disimpegno, possibilmente prima delle elezioni libanesi, “sarebbe un segnale importante per la comunità internazionale”. Comunque non è Israele ad aver innescato la miccia del conflitto libanese, ma la Siria, che ha armato e sostenuto politicamente Hezbollah. E’ probabile che oggi, a parole, i siriani si dimostrino concordi su tutto con il ministro italiano. Ma che i loro termini abbiano un significato differente rispetto al nostro. “Siamo d’accordo su tre cose: terrorismo, pace e armi di distruzione di massa. E in disaccordo su altre tre: terrorismo, pace e armi di distruzione di massa”, scriveva l’ex ministro siriano Mahdi Dahlallah dopo l’incontro fra Assad e le delegazioni di Obama. Uno studio approfondito condotto dal Middle East Media Research Institute rivela quante insidie diplomatiche vi siano nei negoziati con Damasco. Ad esempio emerge chiaramente dalla stampa siriana che il regime baathista locale (che ieri festeggiava il suo 62mo anniversario) si considera vincitore sugli Stati Uniti e su Israele, vede questa distensione diplomatica occidentale come la prova della sua vittoria. Mentre l’Occidente cambia politica nei suoi confronti, la Siria ritiene di aver mantenuto fermamente la sua linea di appoggio al terrorismo (che loro chiamano “resistenza”) contro Israele. E’ convinta che occorra stroncare il “terrorismo di Stato” israeliano per avere la pace nella regione. E che occorra eliminare le armi di distruzione di massa: quelle di Israele. Appoggiando contemporaneamente il “pacifico” programma nucleare iraniano. Questo è quel che pensano i vertici del regime di Damasco che oggi Frattini si appresta ad incontrare.Il FOGLIO : " Ministro Frattini ci pensi bene " Ai primi di giugno, più o meno contemporaneamente alle elezioni europee, i libanesi andranno alle urne per eleggere il Parlamento, dove oggi siede una maggioranza indipendente dall’influenza siriana, che però è stata decimata dagli attentati che le hanno impedito di eleggere un proprio candidato alla presidenza della Repubblica, costringendola alla fine ad accettare quella del capo delle forze armate. Franco Frattini, in visita al paese dei Cedri esprime la speranza, giustissima, e la convinzione, che lo è assai meno, che la consultazione sarà libera e democratica. Alla competizione parteciperanno candidati di Hezbollah, partito armato che, secondo un recente studio del Pentagono, è passato da una struttura guerrigliera a quella di una forza armata vera e propria. Un partito armato, finanziato dalla teocrazia iraniana, è in grado quantomeno di intimidire elettori e avversari: la sua sola presenza rende assai dubbio il carattere libero della consultazione popolare. Ovviamente non spetta a una diplomazia straniera intervenire nel processo politico di un altro paese, ma questo dovrebbe consigliare un po’ di prudenza. La missione di Frattini in medio oriente, i suoi incontri con esponenti libanesi di tutte le fazioni e con i dirigenti del regime siriano, fanno parte di uno sforzo diplomatico multilaterale che punta a far ripartire con la mediazione turca le trattative tra Siria e Israele. L’obiettivo, per quanto assai arduo, è lodevole, ma finora, nonostante gli sforzi profusi, per esempio, da Nicolas Sarkozy, non ha registrato progressi. Frattini ha ribadito, in ogni occasione e anche nei suoi incontri in Libano, l’amicizia italiana con Israele della quale ha dato prova concretamente denunciando la bozza antiisraeliana della conferenza dell’Onu sul razzismo. Non è lecito nutrire dubbi sulle sue intenzioni, ma queste raramente sono sufficienti a rendere praticabile un terreno disseminato di ostilità preconcette e di fondamantalismi irriducibili che non meritano alcun avallo seppure indiretto. Il RIFORMISTA - Francesco De Leo : " Il mondo spiegato da Mr. Diplomazia di Hezbollah " De Leo intervista, ascolta e riporta. Forse se avesse fatto consocere il suo pensiero attraverso qualche domanda che contestava le affermazioni dell'intervistato, rendeva un servizio ai lettori. Peccato che non l'ha fatto. Infatti, Ali Dagmoush dichiara : " Noi su questo abbiamo una visione assolutamente democratica. Nella terra di Palestina esistono cristiani, ebrei e musulmani. Ci piacerebbe potessero vivere insieme, pensiamo ad uno Stato in cui possano convivere tutte le diverse comunità (...) Israele è nato su terra palestinese, ha violato il diritto di un altro popolo. Come faccio a riconoscere una persona che occupa la mia casa, la mia terra? ". Periferia sud di Beirut, pomeriggio afoso, la primavera si è presentata così in Libano. È l'ora del tramonto, tantissimo traffico, il rumore dei clacson delle macchine si confonde con il suono della musica araba proveniente dalle autoradio. Sono appena uscito da un grande suv nero con vetri oscurati, un membro di Hezbollah mi ha portato qui senza che potessi vedere la strada e mi ha affidato alla guardia del corpo di Ali Dagmoush, ulema e responsabile delle relazioni esterne del "Partito di Dio". Questa parte della città è casa loro, grande prevalenza sciita, controllo assoluto del territorio con staffette in motocicletta, ma il livello di attenzione è comunque massimo. Mi perquisiscono all'ingresso di una palazzina anonima tre ragazzi muniti di radiotrasmittente. «Assalamu alaikum», «Benvenuto», e su fino al primo piano. Altri controlli e poi l'ingresso in una piccola stanza, divanetti in pelle nera, la bandiera gialla di Hezbollah accanto a quella libanese con il cedro. La REPUBBLICA : " Libano, l´impegno di Frattini 'Pressioni su Israele per la pace'" La redazione di REPUBBLICA, come al solito, "dimentica" che la capitale di Israele è Gerusalemme e non Tel Aviv. BEIRUT - Da presidente di turno del G8 l´Italia lavorerà affinché il processo di pace in Medio Oriente riprenda quanto prima con l´obiettivo di portare anche ad uno Stato palestinese «libero e indipendente», che viva in pace e sicurezza accanto a quello israeliano. E´ questo l´impegno formulato ieri a Beirut dal ministro degli esteri Franco Frattini nel corso della prima tappa della missione nella regione all´indomani dell´insediamento dell´esecutivo israeliano guidato dal conservatore Benjamin Netanyahu e dal "falco" Avigdor Lieberman al ministero degli Esteri. Per inviare il proprio parere a Opinione, Foglio e Repubblica, cliccare sulle e-mail sottostanti diaconale@opinione.it lettere@ilfoglio.it info@ilriformista.it rubrica.lettere@repubblica.it |
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