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Il Giornale Rassegna Stampa
28.11.2024 Cosi Netanyahu ha indebolito l’Iran
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 28 novembre 2024
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Cosi Netanyahu ha indebolito l’Iran»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 28/11/2024 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo: "Cosi Netanyahu ha indebolito l’Iran". 


Fiamma Nirenstein

Benjamin Netanyahu, con buona pace dei suoi numerosi nemici, sta vincendo la guerra. Ha distrutto Hamas e Hezbollah e sta indebolendo l'Iran. Siglando una tregua con il Libano, smonta anche la tesi che voglia la guerra per preservare il potere: ha scelto la pace, pur alienandosi alleati ed elettori.

La folta schiera dei critici di Netanyahu in Israele e nel mondo intero è sul piede di guerra: interessante che i pacifisti siano contro il cessate il fuoco, sostenendo con buone ragioni che non contiene la garanzia per i settantamila cittadini israeliani sloggiati da casa di potervi tornare in sicurezza; da destra molti avrebbero voluto vedere stavolta, dato che il lavoro era ben avviato, la fine degli Hezbollah, la maggiore organizzazione terroristica del Medio Oriente, il braccio destro del drago omicida, l’Iran. Anche questo non è accaduto. E tuttavia, se l’onestà per una volta prevarrà sulla politica, non si può altro, adesso, che lodare Netanyahu per la leadership e il coraggio che ha portato a questa pace: intanto la maggiore accusa di questi 14 mesi di guerra su sette fronti è stata che egli la volesse perpetuare senza riguardo per rapiti e soldati così da conservare un potere senza scadenza.

Questo punto viene smontato da una scelta che gli aliena parte del suo elettorato e che vede quanto il famoso superdestro ministro Ben Gvir sia invece lontano dal Primo Ministro, da cui dissente senza che Bibi dia segno di fastidio. Dal punto di vista strategico, Netanyahu ha compiuto la scelta onesta di affrontare la realtà senza fantasie di vittorie assolute nel contesto jihadista dell’area mediorientale. Gli Hezbollah anche se azzoppati e monchi vorranno tornare sul campo, ma intanto si è rotto il cerchio di fuoco formato da Nasrallah e Sinwar, ambedue eliminati con gesti di rocambolesca abilità dalla scena; le spaventose riserve di missili sono in parte state distrutte, la via con la Siria è tagliata, Hamas ha perso la sua sponda maggiore, e chiede di riaprire finalmente la questione degli ostaggi chiamando da Gaza ormai frammentata come mai non era stata. Lo Tzir Philadelphi, il suo polmone di rifornimento è in mano a Israele, i suoi leader dispersi o morti. La schiera di mallevadori dell’attuale cessate il fuoco ha dovuto compiere dei passi che portano a pensare che l’antagonismo contro Israele sia temporaneo e labile: la Turchia si è messa disposizione, dopo che Erdogan chiamò “Hitler” il Primo Ministro israeliano e gli giurò odio eterno; la Francia pur di partecipare alla svolta ha rinunciato all’idea criminale di arrestare Netanyahu e Gallant secondo l’ordine della Corte Penale Internazionale.  Si apre uno scenario in cui si riaffaccia l’Arabia Saudita, ha detto Biden, e si intravede, fra poco meno di due mesi quando Trump si instaurerà, una situazione per cui l’Iran ha già cominciato a acquattarsi e a fingersi contenta della tregua: in realtà e stata schiacciata dalla forza autonoma di Israele e dalla sua alleanza con gli USA, forte oggi con Biden, e più forte domani con Trump. E questo, nonostante si sia cercato in questi mesi di imporre senza sosta a Netanyahu di abbandonare il campo, di lasciare Hamas in vita e gli Hezbollah padroni del confine nord. Rifiutandosi di farlo Netanyahu e esercitando il diritto alla difesa, mai dimenticando il 7 di ottobre e l’Iran, è diventato oggetto delle calunnie e le offese del mondo intero: assassino, guerrafondaio, criminale genocida. Il terribile risveglio di Beri per lui è stata una svolta conoscitiva simile probabilmente a quella che il mondo dovette affrontare con la salita al potere di Hitler. La sua decisione di distruggere Hamas ma di trovare un varco nella vicenda libanese per riaprire a un grande processo di pace che tenga nell’orizzonte la promessa di distruggere la macchina motrice della guerra, l’Iran, è la strada che con la sua determinazione, la sua prepotenza, il suo soldatesco e sofisticato impegno intellettuale ha evitato la sconfitta e portato a imboccare una strada nuova.

 Bibi sa che Israele è sola a difendersi, ma che ha dalla sua la solidità della storia ebraica plurimillenaria e la giovinezza dei soldati sul campo, lo Stato d’Israele che parte dell’Occidente sa, nonostante tutto, essere il suo scudo ultimativo. Hezbollah adesso è stato costretto a accettare un cessate il fuoco senza legarlo all’uscita da Gaza, e questo rompe l’anello di fuoco dell’Iran. Altro verrà, Netanyahu sa che il Medio Oriente prepara una sorpresa al giorno; ma l’Iran adesso è molto più debole del 6 ottobre.   

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