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Il Giornale Rassegna Stampa
24.10.2022 Femminismo e Politica
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 24 ottobre 2022
Pagina: 6
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Per un femminismo conservatore»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 24/10/2022, a pag.6, l'analisi di Fiamma Nirenstein, dal titolo "Per un femminismo conservatore"

A destra: Giorgia Meloni

PM Netanyahu Appoints Fiamma Nirenstein as Ambassador to Italy | Prime  Minister's Office
Fiamma Nirenstein

Se una donna di destra sia veramente una donna, se possa essere considerata femminista, se possa rappresentare un progresso per tutta quanta la condizione femminile se, come Giorgia Meloni, siede sullo scranno del primo ministro, e, di conseguenza, se questo produrrà un cambiamento positivo di mentalità, di ruolo, di struttura... è un dibattito vecchio ma di scarso senso comune come spesso i dibattiti ideologici. E' chiaro che avere una donna come primo cittadino, come è stato con Indira Ghandi, con Golda Meir, con Margaret Thatcher, persino con la giocosa Sanna Marin, suscita ammirazione, emulazione, apre la mente, cambia i costumi. Induce cioè a considerare come un'indicazione di comportamento sociale quella semplice identificazione di ruoli che, detta dalla Meloni, ha creato uno strano scandalo: "Sono una donna, sono una madre". Libera scelta, giusto? Ma già in "L'origine della famiglia", dopo la rivoluzione socialista ripresa da tante voci fra cui per esempio quella di Inessa Armand, nell'Unione Sovietica, nello schiacciamento sociale e teorico delle masse di donne inquadrate nel regime e nei suoi derivati internazionali, si spiega con determinazione che la liberazione femminile è inscindibilmente connesse al cambiamento radicale, socialista, del sistema economico. Nel passato si diceva: "La liberazione della donna è impensabile senza il comunismo, e il comunismo senza la liberazione della donna". Questo modo di pensare si è sviluppato, dato che il comunismo ha mostrato molte falle; ma si è trasformato in forme che collegano indissolubilmente la sinistra al femminismo, fra cui oggi quella più popolare è quella dell'"intersezionalità", per cui il gender, il colore, la preferenza sessuale... Tutte identità peraltro molto egoisticamente concluse e anche razziste, però si uniscono contro l'"oppressione": la Meloni, non essendo di sinistra, è destinata per forza a essere una rappresentante, un'oppressore, non un'oppressa. Che sia una donna energica con proprie scelte autonome conservatrici, risulta più che discutibile, direi insopportabile. Le contraddizioni sono palesi: le grandi conferenze internazionaliste di sinistra, sulla scia dell'internazionalismo socialista, gloriosamente pavesavano donne la cui condizione, in società islamiche, sudamericane, africane, mediorientali, era di oppressione, di sofferenza: ma della loro cultura non si parlava nè si parla, solo del colonialismo e dell'imperialismo. Da quelle conferenze, le donne israeliane, femministe di kibbutz, scienziate e artiste, o le americane, venivano cacciate via e sbeffeggiate. da altre donne. Ma quei movimenti erano non solo femministi, ma anche, e chissà perchè, pacifisti.. Oggi quando si nega alla Meloni la sua caratteristica di donna fra le donne perchè è di destra, si ribadisce il pregiudizio che non possa esistere un femminismo "liberal conservative" che invece ha espresso tante leader politiche, tanti libri. Ma attenzione: liberal è importante. Perchè anche da parte conservative deve vigere il rispetto per la diversità e la libera scelta, le proprie rispettabili scelte religiose non possono sconfinare nel restringimento della libera scelta altrui: la famiglia tradizionale, la maternità tradizionale sono bellissime cose, ma ormai si sono legittimati tanti modi di esistere. E meno male che è così. Lasciamo agli Ayatollah, le punizioni sui comportamenti personali, dato che la libertà è la prima scelta del conservatore.

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