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Il Giornale Rassegna Stampa
14.03.2022 La sfida di Bennett e la partita in Medioriente. Così Israele diventa protagonista nella crisi Ucraina
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 14 marzo 2022
Pagina: 4
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «La sfida di Bennett e la partita in Medioriente. Così Israele diventa protagonista nella crisi»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 14/03/2022,  a pag. 4, l'analisi di Fiamma Nirenstein dal titolo "La sfida di Bennett e la partita in Medioriente. Così Israele diventa protagonista nella crisi".

A destra: un eroe (Volodymyr Zelensky secondo Dry Bones)

Mo, Nirenstein:

Fiamma Nirenstein

Se Putin e Zelensky atterreranno a breve a Gerusalemme per discutere di pace è assai incerto, e somiglia di più alla speranza di un miracolo che a una previsione politica: ma di sicuro, ambedue i leader hanno parlato con Naftali Bennett con inaspettata frequenza e in un modo o nell'altro fino a ieri la presenza del piccolo Stato Ebraico nella discussione globale sulla questione più drammatica del mondo, è cresciuta. Si possono considerare le quattro telefonate con Zelensky e le due conversazioni con Putin stesso il seguito dell'incontro del 5 marzo, quando Bennett è volato fra molte sopracciglia alzate a incontrare a Mosca lo zar in guerra. Poi, ieri ancora uno scambio di idee. Zelensky stesso spiega: "Ho detto a Bennett che al momento non è costruttivo parlarsi in Russia, Ucraina o in Bielorussia. Se considero Israele, e in particolare Gerusalemme, un posto adatto? La risposta è sì". Perché? le risposte di Zelensky, sempre memori del riferimento alla sua appartenenza ebraica parlano di "tradizione e storia comune".

Naftali Bennett - Wikipedia
Naftali Bennett

Ma è vero: sono circa mezzo milione qui gli israeliani di discendenza ucraina, un milione i russi immigrati negli anni '90. Fino ad ora erano sposati felicemente fra di loro, parlavano un po’ russo e un po’ ucraino e mangiavano borsch a casa loro. Ora, alcuni in casa parlano solo ucraino anche se la moglie è russa, per solidarietà con Zelensky. Golda Meir e Zeev Jabotinsky erano ucraini, Chaim Weizmann, primo presidente, russo... Gli ucraini, dall'inizio della guerra, hanno insistito perchè Israele mandasse armi e condannasse a piena voce: invece mentre il cuore popolare batteva all'unisono con Zelensky con tutta la stampa, le tv, i social, il governo ha scelto accoglienza,(ci si aspetta qui un'ondata di decine di migliaia di rifugiati e da ieri saranno ammessi tutti quelli che qui hanno qualche famiglia, anche non ebrei, e questa non è l'Europa, è un Paesino di nove milioni di abitanti), enorme sforzo di assistenza in loco con ospedali da campo e salvataggi difficili di orfani, donne, vecchi. L'ambasciatore ucraino, forse ignorando Zelensky, ha seguitato a chiedere che Israele si affiancasse nella lotta armata. Ma la Russia occupa la Siria con Assad, Iran e Hezbollah, e se Israele vuole seguitare a bloccare e eliminare i terroristi, le fabbriche e i trasporti d'armi, deve conservare l'indifferenza Russa, e non vedersi abbattere gli F 15 all'opera. L'equilibrio però non ha lasciato posto al dubbio politico: Bennett, Lapid hanno ripetuto la scelta per la libertà e la democrazia, hanno condannato l'invasione, si impegnano in aiuti che migliorano ogni giorno, si dice che forniscano anche armi da tempo... Qualcuno ha scritto che Bennett vuol convincere Zelensky ad arrendersi, ovvero a accettare la rinuncia al Donbass, la semidemilitarizzazione, la neutralità. Bennett ha risposto infuriato, negando del tutto. E in realtà, un piccolo popolo come quello israeliano tutto impegnato nella difesa della propria democrazia ormai da 80 anni, non può che essere anima e corpo con Zelensky.

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