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Il Giornale Rassegna Stampa
26.08.2021 Afghanistan: quali le conseguenze? Il viaggio di Bennett a Washington
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 26 agosto 2021
Pagina: 3
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Il premier israeliano alla Casa Bianca e le inquietudini del mondo mediorientale»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 26/08/2021, a pag. 3 con il titolo "Il premier israeliano alla Casa Bianca e le inquietudini del mondo mediorientale", l'analisi di Fiamma Nirenstein.

A destra: la vignetta di Dry Bones: in Israele il nuovo governo di Bennett deve fronteggiare un vecchio problema: il nucleare iraniano

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Fiamma Nirenstein

Un banco di prova per il futuro dell'intero Medio Oriente sarà l'incontro odierno fra Biden e il Primo ministro d'Israele Naftali Bennett in visita alla Casa Bianca. La tragedia afgana cambia un larghissimo e delicato scenario, in cui guerra e terrore sono di casa: saranno molte le tappe in cui si svilupperanno i cambiamenti psicologici e concreti che porta con sé l'abbandono americano dell'Afghanistan e la rapidissima riconquista talebana. La scelta del "Nation Building" del 2000 è fallita clamorosamente, vent'anni di miglioramenti collassati nelle grinfie islamofasciste dei talebani ne sono una prova, e anche l'Iraq non è diventato certo una democrazia. Non funzionarono nè gli accordi di Oslo, nè il sostegno di Obama alle Primavere Arabe. le forze islamiste integraliste sono andate per la loro strada armandosi sempre di più, scegliendo la strada del terrorismo e dell'incitamento.

Un mondo brutale che non è mai cambiato e oggi è rafforzato. In opposizione, certo i Paesi arabi moderati del Patto di Abramo e i coraggiosi Egitto, Giordania, Marocco, e anche l'Arabia Saudita, per ora hanno scelto strade di stabilità, di rapporti amichevoli con l'Occidente e di opposizione alla conquista sciita e anche della Fratellanza Musulmana, di cui Erdogan è campione. Tutti hanno puntato sul sostegno e la presenza americana. Adesso, l'America se ne è andata, e seguiterà ad abbandonare la scena. Questo provocherà l'organizzazione mondiale del pericolo terrorista guidato dall'Iran con eserciti e missili: Israele lo sa bene, e lo sanno anche i Paesi moderati. Nell'assenza americana, si disegna un ruolo nuovo per Israele, che infatti vive questo incontro con Biden in maniera drammatica. Il primo sguardo, oggi alla Casa Bianca, è quello che conta: sarà quello di due amici fedeli, quasi innamorati, che dopo l'intervallo Obama-Bibi si cercano di nuovo, o quello che non può nascondere il sospetto, o persino l'ironia? Sarà quello rassicurante che dice "siamo qui alla fine, l'uno per l'altro”, o quello che dice "ok, adesso tutto è cambiato, vediamo come si compone il nuovo puzzle". O Naftali Bennett non potrà celare la condiscendenza con cui si tratta un importante signore in difficoltà? Bennett va da Biden all'ombra delle immagini umilianti di Kabul; ha un doppio compito, rinsaldare l'amicizia con un Paese indispensabile a Israele quanto a economia, armi, sostegno diplomatico all'ONU e nelle altre istituzioni, deve dimostrare che la sua Israele post Bibi non è amica solo dei Repubblicani ma anche dei Democratici di Biden e dell'ebraismo americano di sinistra, ma nello stesso tempo deve mantenere un comportamento deciso e portare a casa un risultato attendibile Biden vuole due cose che Israele non vuole, un accordo con l'Iran, sul piede di guerra con tutto il resto dell'Islam jihadista contro l'Occidente; e un accordo coi Palestinesi, che non riconoscono lo Stato Ebraico mentre Hamas ha dichiarato che l'Afganistan mostra che gli ebrei verranno spazzati via. Biden deve aver certo preparato l'incontro perché risulti superamichevole: deve comunicare che l'America sarà nell'area per interposto Israele, con la sua tecnologia, le sue armi, la sanità, l'acqua, la sua cultura democratica.

La vicenda Afgana solleva molti dubbi sull' affidabilità americana: Biden senza cedere sull'Iran, dovrà ascoltare con comprensione la promessa di Bennett che Israele reagirà contro l'evidente minaccia atomica. Il resto del Medio Oriente sa che se gli americani se ne vanno lasciando tutti nei guai, Israele resterà un partner inamovibile salvo rivolgimenti globali quanto a nessi culturali e politici con l'Occidente e a sicurezza contro l'Iran e i suoi alleati; Israele resta nell'area come una piccola America. Ma deve badare di più a se stessa.

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