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Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 08/06/2023, a pag.1, con il titolo "Un’Ue macroniana" l'analisi di Giulia Pompili.
Emmanuel Macron Roma. Per il 65 per cento degli italiani, in caso di guerra a Taiwan, l’Italia non dovrebbe sostenere gli Stati Uniti e dovrebbe restare neutrale. E’ un dato significativo, comunque inferiore a quello di Bulgaria e Austria (dove il numero aumenta rispettivamente al 79 e 80 per cento), che emerge da un sondaggio condotto dallo European Council on Foreign Relations (Ecfr) e i cui risultati sono stati diffusi ieri. Lo studio aiuta a capire come sta cambiando l’opinione pubblica europea un anno e quattro mesi dopo l’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia e come si sta adattando al nuovo contesto geopolitico sempre più polarizzato. L’Ecfr ha preso un campione di più di mille persone in undici diversi paesi europei, e ha cercato di interpretare i segnali che arrivano dalla popolazione che potrebbero influire sulla nuova politica estera dell’Ue. Se la Russia è considerata da più della metà degli europei un nemico, quando si parla di Cina il discorso cambia. Per quanto riguarda l’Italia, solo il 3 per cento degli intervistati ha dichiarato che la Russia oggi può essere considerata un’alleata, ma c’è una grossa porzione di persone (il 21 per cento) che crede sia un “partner necessario”. Il dato è in linea con la media degli altri paesi europei, dove Mosca è un attore con cui “dobbiamo cooperare strategicamente” dal 19 per cento degli intervistati. La maggioranza degli europei, il 55 per cento di media, è concorde nel considerare la Russia “un avversario con cui siamo in guerra” – il dato sale al 74 per cento in Danimarca, e scende a solo il 17 per cento in Bulgaria, seguita dall’Italia (37 per cento) e dall’Ungheria (46 per cento). La bassa considerazione della Russia come un avversario in Italia dimostra quanto abbia lavorato bene la propaganda pro Cremlino in questi anni: secondo l’Ecfr, l’Italia “si trova a metà strada. Un quarto degli intervistati considera la Russia ‘alleata’ o ‘partner’ dell’Europa o del proprio paese, mentre solo un terzo la considera un’‘avversaria’. L’ambiguità dell’opinione pubblica italiana nei confronti della Russia potrebbe mettere in discussione la durata del sostegno del governo italiano all’Ucraina”. Anche se, dati alla mano, l’Italia è il paese in cui la percezione pubblica della Russia è cambiata maggiormente negli ultimi due anni, secondo gli analisti del think tank europeo un cambio di Amministrazione in America potrebbe far saltare l’appoggio di Roma alla coalizione anti Russa. Ma c’è un’altra narrazione, quella cinese, che ha lavorato a lungo in Italia e in Europa ed è riuscita a farsi strada nell’opinione pubblica. “Quando pensano alla Cina, gli europei non sembrano collegarla all’esperienza della dipendenza dell’Europa dalla Russia e alla conseguente crisi energetica”, si legge nello studio dell’Ecfr. E’ sorprendente per esempio il dato che mostra come il 26 per cento degli italiani – numero record in confronto con il resto d’Europa – risponda di non sapere che Russia e Cina sono partner “senza limiti”. Una delle domande poste dal sondaggio chiedeva agli intervistati cosa dovrebbe fare la coalizione occidentale nel caso in cui Pechino decidesse di fornire direttamente armi alla Russia, e una media del 33 per cento di europei ha risposto: non dovrebbe fare niente. In Italia il partito di chi non imporrebbe sanzioni contro la Cina sale al 42 per cento. “L’opinione prevalente in quasi tutti i paesi della nostra indagine è che i rischi e i benefici delle relazioni commerciali e di investimento dell’Europa con la Cina siano equilibrati”: insomma funziona il modello di Emmanuel Macron, secondo il quale il rapporto economico con Pechino va privilegiato rispetto alla situazione politica internazionale, e in parte anche quello del cancelliere tedesco Olaf Scholz. La scarsa consapevolezza da parte dell’opinione pubblica europea delle tecniche coercitive e repressive della Cina, unita alla propaganda di Pechino presente in modo capillare in Europa, ha portato a una generale cautela sugli aspetti più concreti della presenza economica cinese sul proprio territorio, una preoccupazione che è aumentata sin dal 2020, scrive l’Ecfr, ma “in nessun paese la maggior parte degli intervistati ritiene che il commercio europeo con la Cina comporti più rischi che benefici”. Secondo il sondaggio la maggior parte degli intervistati vede la Cina non come un alleato, ma nemmeno come un rivale o un avversario. Piuttosto, un partner strategico. A oggi, tra i paesi presi in considerazione dallo studio, Germania e Svezia sono i due più falchi sulla Cina.
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