Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

Il Foglio Rassegna Stampa
26.05.2023 La Russia di Putin deve essere sconfitta
Analisi di Cecilia Sala

Testata: Il Foglio
Data: 26 maggio 2023
Pagina: 1
Autore: Cecilia Sala
Titolo: «Washington piccata»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 26/05/2023, a pag.1, con il titolo "Washington piccata", l'analisi di Cecilia Sala.

Cecilia Sala (@ceciliasala) | Twitter
Cecilia Sala

Le armi russe in Ucraina e la difficile caccia alle componenti occidentali  - SWI swissinfo.ch

Roma. Per la prima volta dall’inizio dell’invasione totale dell’Ucraina, questa settimana abbiamo visto un’arma americana di quelle che sono state date a Kyiv negli ultimi quindici mesi utilizzata in un attacco sul territorio di Mosca. E’ un evento che Washington avrebbe voluto evitare, l’Amministrazione Biden è sempre stata limpida in proposito. Alcuni combattenti della Legione della Russia libera e dei Corpi volontari russi erano seduti su Humvee americani mentre superavano il confine e cercavano di “liberare” la regione russa di Belgorod dal “dittatore odioso” Vladimir Putin. Gli Humvee non sono né preziosi né potenti: sono dei semplici veicoli leggeri per il trasporto truppe con quattro ruote. Non c’è nessun segreto militare da proteggere in un Humvee, e in passato li hanno rubati o portati a casa del nemico un po’ tutti: ad agosto 2021 i militari dell’esercito afghano che avevano collaborato per vent’anni con gli occidentali, nel momento in cui è diventato chiaro che Kabul sarebbe stata presa dai talebani, sono scappati di corsa nella Repubblica islamica dell’Iran varcando il confine ovest a bordo di una colonna di Humvee. Nel 2014 circolavano le foto dei miliziani dello Stato islamico a bordo di Humvee rubati all’esercito iracheno. Il video dei mezzi americani nella regione di Belgorod è stato verificato, i russi ci hanno ricamato molto sopra per ragioni di propaganda e la Casa Bianca ha rilasciato una dichiarazione per prendere le distanze da quell’attacco. Mercoledì, due giorni dopo il raid più spettacolare e mentre continuavano le incursioni minori, il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha annunciato l’inizio di un’indagine per scoprire se l’equipaggiamento americano sia stato usato a Belgorod e, in quel caso, come i miliziani russi siano stati in grado di ottenere le attrezzature. L’imbarazzo è dato anche dal fatto che i combattenti che hanno portato scompiglio nell’ovest della Russia sono gruppi di estremisti di destra o apertamente neonazisti. Uno dei più famosi si chiama Denis Nikitin, in arte White Rex, si è già fotografato con armi occidentali e ha postato gli scatti online, ma il contesto era diverso perché si trattava di un lanciarazzi inglese da usare contro i russi in Ucraina, non in Russia. Nikitin a marzo dell’anno scorso, a Kyiv, ha registrato un video in cui dice: “Zelensky vuole svendere questo paese all’occidente e promuove i peggiori valori liberali” – non proprio un manifesto in linea con i princìpi per cui Washington aiuta materialmente la resistenza ucraina. Kyiv non ragiona come un paese in pace ma in ottica di sopravvivenza, per l’intelligence militare a cui rispondono le legioni straniere che combattono in Ucraina come Russia libera, se dei russi sono disposti a rischiare la loro pelle invece di farla rischiare a delle truppe ucraine e compiere un’azione che è utile a Kyiv: bene così. Gli Stati Uniti invece mettono dei limiti. L’Amministrazione Biden ha messo in chiaro che “Kyiv si difende con i mezzi che Kyiv ritiene opportuni”, non contesta il diritto di compiere raid in Russia che possono essere utili a far finire prima la guerra in Ucraina, ma “non li promuove e non li supporta”. Questo nel caso si tratti di attacchi sul territorio di Mosca perpetrati senza armi americane, con le armi americane invece è vietato farli. La Casa Bianca è stata generosa in aiuti militari, ma allo stesso tempo molto timida rispetto all’invio di missili a lungo raggio, e ha sempre giustificato questa prudenza con il timore che quelle munizioni venissero usate per colpire il territorio di Mosca. Il caso degli Humvee è molto diverso dall’ipotesi in cui fossero caduti in Russia dei proiettili potenti e tecnologicamente avanzati come le munizioni dei lanciarazzi Himars, cosa che l’esercito di Kyiv è sempre stato attentissimo a evitare. Nel caso degli Humvee il problema non è militare ma d’immagine. Poche ore dopo le dichiarazioni di Kirby, alcuni funzionari americani hanno chiamato il New York Times per dargli una notizia: l’intelligence degli Stati Uniti è quasi sicura che sia stata una squadra speciale di ucraini a far volare i due droni che sono esplosi sul tetto del Cremlino il 3 maggio. Dal caso dell’autobomba che ha ucciso Daria Dugina ad agosto, gli americani hanno usato le rivelazioni al New York Times per comunicare al mondo che dietro agli attacchi in Russia ci sono gli ucraini e per segnalare il fatto che gli Stati Uniti non sono coinvolti. L’ultima rivelazione è arrivata in concomitanza con l’indagine sugli Humvee a Belgorod e l’articolo inserisce anche l’omicidio a San Pietroburgo del blogger Vladen Tatarsky fra le operazioni ucraine all’estero. Se il New York Times ha buone fonti, a questo punto tutti gli attacchi rilevanti sul territorio russo a cui abbiamo assistito nell’ultimo anno sono stati pensati a Kyiv.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui