Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

Il Foglio Rassegna Stampa
03.03.2023 La più grande battaglia tra carri armati, Putin la sta perdendo
Analisi di Cecilia Sala

Testata: Il Foglio
Data: 03 marzo 2023
Pagina: 1
Autore: Cecilia Sala
Titolo: «La più grande battaglia tra carri armati, Putin la sta perdendo»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 03/03/2023, a pag.1, con il titolo "La più grande battaglia tra carri armati, Putin la sta perdendo", l'analisi di Cecilia Sala.

Cecilia Sala (@ceciliasala) | Twitter
Cecilia Sala

Putin e Hitler in un fotomontaggio

Roma. In questo momento, a Vuhledar, si combatte tra carri armati sovietici: gli ucraini sopra i T-64 e i russi sui T-72. Come a volte accade per battaglie che sono strategiche per entrambi gli eserciti – e quella di Vuhledar lo è sia per l’Ucraina che per la Russia – le notizie che arrivano dal campo sono scarse. Vuhledar è nel sud del Donetsk, a 80 chilometri da Mariupol e vicina a una superstrada che corre dritta verso la città portuale. I russi tentano un assalto quasi ogni giorno e subiscono molte perdite. E’ la più grande battaglia tra carri armati dall’inizio della guerra e Kyiv sa che non si può permettere di perderla. Una settimana fa il comandante Nazarii Kishak, della Settantaduesima brigata schierata a Vuhledar, diceva al Foglio che anche tra i suoi uomini ci sono numeri spaventosi di vittime, e che, per poter passare al contrattacco, devono prima arrivare i mezzi militari occidentali, almeno i Leopard 1 tedeschi (“ma sarebbe meglio i Leopard 2”) e veicoli per il trasporto truppe come i Bradley americani. Vuhledar è dove – se qualcuno prevale – finisce lo stallo e si capisce chi è in vantaggio in questa fase del conflitto. I calcoli sulla battaglia dei carri armati si fanno indagando due variabili: quanto ci mettono i Leopard 1 o 2 a raggiungere Vuhledar e fino a quando si può permettere di andare avanti a questo ritmo Mosca, considerando la sua capacità di sostituire i mezzi distrutti in battaglia. L’addestramento dei soldati ucraini all’uso dei Leopard 2 è più rapido delle previsioni iniziali e i primi Leopard 2 sono già arrivati dalla Polonia, ma sono pochi e le future consegne saranno con il contagocce. Invece lo stato maggiore di Kyiv sperava di poter recuperare due battaglioni, cioè 62 carri armati, entro la primavera. I Leopard 2 sono il tipo di carro di cui si è discusso molto al vertice di Ramstein e per il quale, dopo alcuni tentennamenti, era arrivato il via libera della Germania che è il paese produttore. I Leopard 1 sono meno preziosi e potenti ed è stato più semplice mettere insieme una coalizione di paesi che ne offrisse più di cento. Sembrava la soluzione migliore per tappare un buco fino all’arrivo dei modelli più moderni promessi, invece spedire i Leopard 1 si sta rivelando complicato, perché sono armi ancora più vecchie: gli europei hanno scoperto che quelli nei propri arsenali avevano tutti bisogno di manutenzione, che i pezzi di ricambio erano quasi introvabili e che neppure gli ufficiali dei propri eserciti sapevano farli funzionare, quindi non potevano insegnare ai soldati di Kyiv a farlo. Hanno dovuto richiamare i militari anziani, in pensione, che fossero pratici con il mezzo. Per il momento, anche con i vecchissimi carri sovietici, gli ucraini riescono a difendersi a Vuhledar e i russi – secondo Kyiv – lì avrebbero perso 130 carri armati in tre settimane di assalti continui. Quello che si vede nei video girati dai droni è che Mosca sta commettendo lo stesso errore che aveva rovinato i piani del Cremlino all’inizio dell’invasione: i carri armati che avanzano in colonne ordinate e visibili, cioè in una formazione perfetta per permettere le imboscate e gli agguati ai fianchi degli ucraini. In questo modo, i russi avevano perso centinaia di mezzi nella zona della capitale a febbraio e marzo scorsi. I carri sono stati l’arma preferita dei sovietici e oggi lo sono dei russi, per questo gli insuccessi degli assalti a Vuhledar bruciano più di altri ai blogger militari russi. Alcuni di loro hanno scritto su Telegram che le famiglie dei carristi morti a Vuhledar hanno “istinti omicidi nei confronti dei vertici militari” di Mosca. La domanda è se l’esercito di Putin si possa permettere di insistere con questa tecnica e per quanto. Nella seconda guerra mondiale l’Unione sovietica aveva perso 80 mila carri armati, nonostante questo alla fine della guerra ne aveva più di quanti ne avesse quando è cominciata. All’epoca erano armi più semplici e anche le industrie che normalmente producevano automobili o trattori si erano messe a fare carri armati. Oggi sono armi sofisticate e la Uralvagonzavod – l’unica azienda russa che li fabbrica – secondo Novaya Gazeta riesce a produrne 20 al mese e non di più, mentre durante la guerra contro Hitler ne produceva mille al mese. Mosca ha già dato fondo alle riserve nei depositi della Guerra fredda, ma non è in grado di modernizzarne più di 90 al mese. Il totale è meno dei 150 carri armati che perde mediamente in Ucraina nello stesso lasso di tempo. La Russia non può continuare con questa intensità di assalti a Vuhledar a meno di indebolire altri fronti o mandare i propri soldati a fare tentativi suicidi su mezzi ancora più antichi e scadenti.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui