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Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 04/11/2022, a pag. 2, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo ''L’autrice di 'Trans' contestata a Cambridge. Il preside si scusa con gli studenti (!)''.
Giulio Meotti Pippa Rogerson, preside che censura Roma. Helen Joyce, saggista nonché editor dell’Economist, era stata invitata a Cambridge per un dibattito sull’ideologia di genere. Tuttavia, prima che parlasse, la professoressa Pippa Rogerson, preside del Caius College (il quarto più antico di Cambridge), ha detto agli studenti che le opinioni di Joyce erano “polemiche”. Il preside della facoltà di Sociologia di Cambridge si è poi scusato con gli studenti per lo “stress” causato dall’invito a Joyce. Centinaia di manifestanti si erano intanto radunati fuori dalla sala conferenze, dove hanno suonato la batteria e cantato “i diritti dei trans sono diritti umani”. Ex studenti facoltosi di Cambridge hanno minacciato di ritirare i finanziamenti a causa dell’aggressione a Joyce e Arif Ahmed, un professore di Filosofia di Cambridge che sostiene la libertà di espressione, ospiterà una serie di eventi contro la cancel culture. Inizierà con John Locke e John Milton, che oggi farebbero non poca fatica a parlare in un college anglosassone. “Sono sempre stata orgogliosa di avere Cambridge nel mio curriculum, fino alla scorsa settimana, quando ho dovuto nascondermi in una stanza per due ore”, racconta Joyce. “Con me c’erano studenti che temevano di essere visti mentee assistevano alla mia lezione e altri spaventati dalle proteste. Alcuni ragazzi mi hanno detto che si erano intrufolati ore prima perché avevano paura di essere riconosciuti”. Il personale del college ha organizzato un evento in cui gli studenti potevano manifestare la loro “comprensibile rabbia” a causa della presenza di Joyce. “Molto prima che entrassi nell’aula magna al Caius, i manifestanti stavano sbattendo pentole e padelle per strada, gridando che ero una fascista. A metà della mia presentazione, sono entrati nel college battendo rumorosamente sulla porta dell’auditorium nel tentativo di farmi tacere”. Cosa ha fatto di cosa scandaloso Joyce? Ha scritto “Trans”, best seller dove racconta come l’ideologia transgender sta cercando di “soppiantare la biologia” e che il movimento è l’equivalente di una “nuova religione di stato, completa di leggi sulla blasfemia”. “Nella versione semplicistica del nuovo credo, che si è indurito nell’ortodossia della giustizia sociale, ciò che viene richiesto non è più flessibilità, ma una ridefinizione di ciò che significa per chiunque essere un uomo o una donna. Una totale riscrittura delle regole della società”. E a proposito di ortodossia, ieri Hadley Freeman ha annunciato di aver smesso di scrivere la sua rubrica sul Guardian perché era stanca “di essere vista come una Phyllis Schlafly” (la conservatrice americana anti femminista). Il giornale della sinistra inglese è accusato da uno dei suoi editorialisti di “censurare” le discussioni sull’identità di genere. Freeman, che ha lavorato per il Guardian per 22 anni, rivela che i redattori temevano di affrontare le questioni transgender per i timori di una reazione da parte del personale e di essere etichettati come “bigotti” (Suzanne Moore si era già dimessa dal giornale per motivi simili). Freeman ha espresso le critiche in una lettera d’addio a Katharine Viner, il caporedattore: “E’ sorprendente che i media progressisti abbiano consegnato alla destra un simile autogol. Hai detto che entrambe le parti nel dibattito sul genere sono ugualmente appassionate, ma solo una parte richiede la censura. Mi sembra che al Guardian quella parte abbia vinto”. E forse non soltanto lì.
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