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Il Foglio Rassegna Stampa
03.10.2022 Francia, l’offensiva islamista nelle scuole pubbliche
Analisi di Le Figaro

Testata: Il Foglio
Data: 03 ottobre 2022
Pagina: 10
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «A che punto è l’offensiva islamista sulla scuola pubblica in Francia»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 03/10/2022, a pag.10 l'articolo "A che punto è l’offensiva islamista sulla scuola pubblica in Francia".

Salvare l'islam di Francia dall'islam politico – Analisi Difesa

Sconfortante, l’unica parola adatta a commentare a caldo la nota del Cipdr (Comitato interministeriale di prevenzione della delinquenza e della radicalizzazione) circolata internamente lo scorso 27 agosto e che è appena uscita sul settimanale Express”, commenta la saggista e insegnante francese Barbara Lefebvre, autrice di “Génération j’ai le droit” (Albin Michel, 2018). “Su questo documento viene evidenziata l’ennesima offensiva dei movimenti vicini ai Fratelli musulmani e salafiti per destabilizzare la scuola pubblica, incitando gli allievi, attraverso social network come TikTok e Twitter, a indossare abiti religiosi (hijab in classe o in gita scolastica, burkini durante i corsi di nuoto), o a imporre un certo numero di pratiche culturali all’interno degli istituti scolastici (preghiere, digiuno collettivo, ricatti agli studenti musulmani ‘non allineati’). Alcuni media si fanno prendere dal panico, titolando per esempio con falsa ingenuità: ‘Scuola: la laicità in pericolo?’, come se la risposta non fosse già chiara dalla rentrée del 1989 alla scuola di Créil. Sconfortante per quelli che da quasi vent’anni danno testimonianza di questa offensiva islamista nella scuola pubblica, simbolo della Repubblica laica. La nostra scuola ‘delle competenze e dei saperi’ è in linea con lo slogan della catena di cibo spazzatura americana: ‘Venite come siete’: un progressismo iperindividualista che mostra la nostra alienazione a tutti gli standard della sottocultura consumistica americana. Gli islamisti lo hanno analizzato bene e dagli anni Novanta hanno continuato a migliorare il loro discorso, ad adattarlo all’evoluzione della società e alle nuove generazioni. Per questo, dagli attentati del 2015, hanno messo nettamente in sordina la dimensione jihadista violenta, preferendole un discorso incentrato sull’individuo e la sua libertà di praticare la propria religione in uno stato di diritto. L’utilizzo dell’hijab, elemento centrale del patriarcato islamico e pietra angolare dell’islam politico contemporaneo, è diventato in occidente un segno di emancipazione femminista. Complimenti agli artisti! L’attuale idillio tra i barbuti talebanizzati e le nostre neofemministe ricorda gli ammiccamenti di Sartre e Foucault all’ayatollah Khomeini nel 1979. Rispondendo alla ricerca di identità di una parte dei giovani francesi musulmani, che non si riconosce nella società occidentale liquida del Ventunesimo secolo, gli islamisti parlano di orgoglio, di progetto collettivo, di radici comuni. Parlano anche del nemico che ostacola il loro piano per una vita conforme ai princìpi islamici: la Francia laica, quella che separa la sfera politica dalla sfera religiosa, quella che distingue il cittadino e il credente, che considera la donna uguale all’uomo (…)”. “L’offensiva anti laica è multiforme – scrive ancora Lefebvre – ma a scuola sono gli islamisti che tengono la corda. Perché loro non vogliono fondare scuole senza contratto integraliste o ghettizzarsi, bensì vogliono cambiare la società francese, frammentarla, atomizzarla dall’interno. Minare la scuola pubblica significa far esplodere la Francia. Poiché conoscono perfettamente la sua storia, la sua cultura, il suo immaginario, il loro obiettivo è sempre stato doppio: da una parte attaccare la scuola pubblica, dall’altra attaccare la libertà delle donne. Dal 1989, tutto sembrava procedere senza ostacoli, ma si sono arrabbiati quando la legge del 2004, benché tardiva, ha sbarrato la strada al loro entrismo a scuola. Anche il rafforzamento del discorso laico istituzionale nel corso degli anni ha contribuito al rallentamento della loro avanzata, ma non bisogna essere ingenui: ci sono state delle risposte modeste. La nota del Cipdr, del resto, lo sottolinea: ancora troppi insegnanti preferiscono restare in silenzio e lasciar fare, mentre altri incoraggiano l’entrismo islamista per benevolenza verso le pseudo ‘vittime dell’islamofobia di stato’. Sconfortante per una come me che ha partecipato nel 2002 a un libro collettivo di insegnanti, sotto la direzione di Georges Bensoussan, il cui titolo viene oggi utilizzato da qualsiasi persona anche se chi lo cita non lo ha letto: ‘Les territoires perdus de la République’. Senza eccessiva presunzione, non possiamo non sottolineare che tutto ciò che viene detto nel documento del Cipdr, tutto ciò che conteneva il rapporto Obin del 2004 (sui segni e sulle manifestazioni di affiliazione religiosa nelle scuole, ndr), tutto ciò che viene scritto nei rapporti parlamentari, nelle note dei servizi segreti, era già presente nelle nostre testimonianze nel 2002”.
(Traduzione di Mauro Zanon)

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