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Il Foglio Rassegna Stampa
17.06.2022 Contro la pace forzata
Analisi di Paola Peduzzi

Testata: Il Foglio
Data: 17 giugno 2022
Pagina: 1
Autore: Paola Peduzzi
Titolo: «A Kyiv c'è un gran treno chiamato Occidente»
Riprendiamo dal FOGLIO del 17/06/2022 a pag.1, con il titolo "A Kyiv c'è un gran treno chiamato Occidente", l'analisi di Paola Peduzzi.

A destra: Mario Draghi, Emmanuel Macron, Olaf Scholz

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Paola Peduzzi

Milano. Al centotredicesimo giorno di guerra, Mario Draghi, Emmanuel Macron e Olaf Scholz sono andati a Kiyv a incontrare Volodymyr Zelensky – con loro c’era anche il presidente romeno Klaus Iohannis, ma per lui, a differenza dei suoi colleghi, questa non era la prima volta. I tre leader dell’Europa occidentale – c’è una distinzione evidente tra l’Europa dell’est e quella dell’ovest, la prima è la più battagliera: l’unica eccezione è l’Ungheria – erano attesi nella capitale ucraina con la preoccupazione di dover subire pressioni sull’accettare condizioni che di fatto non salvano l’Ucraina dall’aggressione russa. Draghi, Macron e Scholz hanno fugato molti dubbi: la visita a Irpin, dove le tracce della brutalità dell’esercito di Vladimir Putin sono ovunque e dove non è possibile credere ai termini anestetici con cui abbiamo preso a definire questa guerra sanguinosissima, ha reso chiaro, se ce ne fosse bisogno, qual è il compito dell’Europa. “Deve avere lo stesso coraggio che ha avuto Zelensky”, ha detto Draghi, che ha escluso “una pace forzata” che “non è realistica” e porta “a nuovi conflitti”. Il premier ha detto che il presidente ucraino non ha chiesto armi, ma “l’integrità territoriale” è la premessa ai negoziati, anche se “non si vedono margini o forse non li vedo io”, ha aggiunto, ricordando però che è in corso “un’iniziativa diplomatica mondiale che non c’era un mese fa”. Il coraggio è (anche) accogliere l’Ucraina nel consesso europeo: l’Italia era già a favore, ora dicono di esserlo anche Francia e Germania, le riluttanti. Draghi ha ribadito che l’Italia “vuole l’Ucraina nell’Ue, vuole che abbia lo status di candidato e sosterrà questa posizione nel prossimo Consiglio europeo” previsto per il 23 e il 24 giugno.

Anticipando le solite recriminazioni sulle lungaggini europee, il presidente del Consiglio ha detto: “Zelensky sa che è una strada da percorrere, non solo un passo”. Macron, che aveva fatto circolare un documento sulla sua “Comunità politica europea” (che rischia di fare la fine dell’Unione del Mediterraneo di Nicolas Sarkozy) e che frena sempre sull’allargamento, ha detto che “tutti e quattro i nostri paesi sosterranno lo status di candidato dell’Ucraina e nei prossimi giorni costruiremo l’unanimità dei 27”. Mentre i leader europei arrivavano a Kyiv con il treno della notte, un consigliere di Macron aveva detto alla Cnn che la Francia vuole “una vittoria totale con la restaurazione dell’integrità territoriale su tutti i territori conquistati dai russi, compresa la Crimea”, e c’erano stati non pochi sussulti: dal non umiliare Putin e accettare compromessi territoriali l’Eliseo è passato a chiedere non il ripristino della situazione pre invasione, ma pre 2014. Macron ha spiegato durante la conferenza stampa: “Le modalità della pace non saranno decise che dall’Ucraina e dai suoi rappresentanti. Francia e Germania non negozieranno mai con la Russia alle spalle dell’Ucraina”. Molti hanno commentato lo sguardo tra Macron e Zelensky mentre si stringevano la mano per la prima volta: parevano sospettosi. Ma Macron ha inviato sei obici Caesar (a lungo raggio) e ha detto che l’Ucraina deve “poter resistere e vincere” e che il suo sostegno è “senza ambiguità”. Anche il sostegno della Germania all’adesione ucraina è una vittoria del traino di Draghi. Come per Macron è stato coniato un verbo che vuol dire: far telefonate inutili, per Scholz ce n’è uno che significa: fare promesse che non puoi del tutto mantenere. Il cancelliere tedesco ha una posizione piuttosto confusa, ha fatto grandi annunci anche dal punto di vista militare ma al momento soltanto il 35 per cento di quel che ha promesso è arrivato a destinazione, ed esercita un freno consistente sull’embargo energetico. Soprattutto Scholz dice che l’Ucraina non deve perdere ma ha più difficoltà nel dire che deve vincere, ma questa sua visita e l’appoggio alla candidatura dell’Ucraina nell’Ue marcano un cambiamento anche nel suo approccio. Ora che l’appartenenza di Kyiv alla famiglia europea è stata dichiarata, serve convincere il resto dell’Ue. Ma serve anche sbloccare i porti (sotto l’egida dell’Onu: Draghi chiederà una road map per evitare una carestia mondiale), indagare sui crimini commessi dai russi, ricostruire tutto e riconoscere che l’Ucraina non è soltanto un candidato a entrare in Europa: la sta un po’ facendo, questa Europa.

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