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Il Foglio Rassegna Stampa
12.03.2022 Chi vuole che l'Ucraina (e l'Europa) ceda di fronte a Putin?
Luciano Capone intervista Paolo Flores d'Arcais

Testata: Il Foglio
Data: 12 marzo 2022
Pagina: 2
Autore: Luciano Capone
Titolo: «Resistenza e pace»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 12/03/2022, a pag. 2 l'analisi di Luciano Capone dal titolo "Resistenza e pace".

La sentenza di Paolo Flores D'Arcais: ormai il M5s è finito | Globalist
Paolo Flores d'Arcais

Roma. Da oltre 35 anni Paolo Flores d'Arcais, attraverso la rivista MicroMega, anima il dibattito politico e culturale della sinistra nella sua parte più radicale. E' da sempre schierato per le ragioni del pacifismo, contro le guerre imperialiste degli Stati Uniti e il militarismo occidentale. Ma dall'invasione dell'Ucraina voluta da Vladimir Putin, Flores d'Arcais è la voce critica del movimento pacifista che invoca la "neutralità", il "disarmo" e la "diplomazia" come mezzi per risolvere il conflitto. Da subito, su MicroMega ha invitato l'Europa a contrastare "il programma imperiale esibito con lucido delirio di onnipotenza da Putin", ha criticato il pacifismo della Cgil di Maurizio Landini e di altri esponenti della sinistra dicendo che "la pace si difende difendendo la libertà degli ucraini". E quindi inviando armi. Flores d'Arcais impersona una sorta di Grillo Parlante, voce della coscienza del pacifismo, che invita la sinistra a non voltarsi dall'altro lato. Perché la sensazione è che in questa parte di mondo tanti avrebbero preferito che il disegno di Putin si fosse realizzato: una guerra-lampo e la sostituzione di Zelensky con un governo fantoccio così tutto sarebbe proseguito come prima. Come dopo l'annessione della Crimea nel 2014. E' la resistenza ucraina, imprevedibile per Putin e per noi, che ha rovinato tutto? "Certamente, l'establishment era largamente pro Putin - risponde Flores d'Arcais -. In Italia c'è stato il capo di governo più putiniano al mondo, Silvio Berlusconi, che non faceva dichiarazioni su Putin ma faceva dei ditirambi. O, se vogliamo usare un linguaggio a lui più consono, faceva a Putin dei pompini ideologici santificandolo come il più liberale dei leader al mondo. Per fortuna buona parte di questo establishment, sebbene con ritardi, reticenze e contraddizioni, ora è schierato contro Putin. Sarebbe necessario che capissero e spiegassero perché erano così entusiasti di quel regime. Purtroppo, se la resistenza ucraina non ci fosse stata la cosa avrebbe fatto tanto comodo anche a quanti si dicono pacifisti che però, negando gli aiuti che gli ucraini ci chiedono, rafforzano il mostruoso squilibrio di forze sul campo a tutto vantaggio della Russia di Putin".

Per Tomaso Montanari, ieri sul Fatto, lei rientrerebbe tra i "militaristi da divano". Il mondo pacifista, tendenzialmente utopista, invita a un bagno di realismo: c'è un'enorme sproporzione di forze, gli ucraini non potranno mai farcela contro l'armata russa, inviare armi prolungherebbe solo l'agonia. "I dati di fatto sono due. Il primo è l'invasione da parte di Putin, pronto a usare una guerra di sterminio nei confronti del popolo ucraino. Il secondo è la resistenza di questo popolo. Per cui, chi non vuole aiutare gli ucraini che si stanno difendendo, ripeto di-fen-dendo, dovrebbe avere l'onestà intellettuale di dire: `Cari ucraini, fareste meglio ad arrendervi. Anzi, avreste fatto meglio ad arrendervi sin dall'inizio'. L'unico che l'ha detto con chiarezza è un maestro di cinismo reazionario: Vittorio Feltri. Se si pensa che la resistenza non vada aiutata - e di fronte ai carri armati l'unico modo per aiutarla sono i missili anticarro - la logica conclusione deve essere quella di Feltri". Ha citato diverse volte la parola "resistenza", ma è proprio questo che viene contestato. L'Anpi invita a deporre le armi, a cercare il dialogo. Si dice che non si può paragonare la resistenza ucraina con la nostra Resistenza partigiana, perché Hitler non è Putin, non ci sono gli Alleati in guerra, e poi ora c'è la minaccia atomica... "Tutti i paragoni storici sono inadeguati, perché ogni caso ha delle sue specificità-dice Flores d'Arcais -. Ma qui c'è un despota che ormai è venuto fuori chiaramente nella sua natura, che all'insaputa della maggior parte dei suoi più stretti collaboratori e ingannando i soldati cui veniva detto che andavano a fare delle esercitazioni, ha scatenato una guerra di massacro. Perché quando si gettano bombe su scuole e ospedali pediatrici, è una guerra di massacro. E poi c'è un esercito assolutamente inferiore, per numero e armamenti, con migliaia e migliaia di civili volontari che per la prima volta prendono in mano un'arma o si fabbricano delle molotov. Che senso ha continuare a dire che si dovrebbe volere la pace? Certo, che ci vorrebbe la pace: ma Putin non vuole! Per cui le possibilità sono due: dire agli ucraini `arrendetevi, la vostra resistenza non ha senso'; oppure mandiamo le armi a chi resiste. Il resto è chiacchiera". Inviare armi anche di fronte a una sproporzione di forze come questa? "Quando in Cile ci fu il golpe di Pinochet contro Allende, benché fosse evidente la sproporzione tra l'esercito schierato con Pinochet e i civili che potevano armarsi, Lotta continua lanciò una sottoscrizione: `Armi al Mir', che era l'ala sinistra del governo Allende. Bisognava dire ai cileni: `Non provate nemmeno a resistere'? Ecco, io trovo questi atteggiamenti... non mi vengono gli aggettivi".

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