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Il Foglio Rassegna Stampa
07.01.2020 Gran lezione di Lieberman sull'ipocrisia democratica su Suleimani
Commento di Claudio Cerasa

Testata: Il Foglio
Data: 07 gennaio 2020
Pagina: 4
Autore: Claudio Cerasa
Titolo: «Gran lezione di Lieberman sull'ipocrisia democratica su Suleimani»
Riprendiamo oggi, 07/01/2020, da IL FOGLIO, a pag. 4, con il titolo "Gran lezione di Lieberman sull'ipocrisia democratica su Suleimani", il commento di Claudio Cerasa.

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Il Wall Street Journal di ieri ha offerto due spunti ulteriori per farsi un'idea rispetto a quello che sta succedendo in medio oriente, alla luce dell'uccisione di Suleimani. Il primo spunto di riflessione è dato da un editoriale che ricorda come Suleimani fosse "un combattente in guerra contro l'America", come "le sue battaglie per procura hanno preso di mira le truppe americane undici volte negli ultimi mesi prendendo d'assalto l'ambasciata americana la scorsa settimana" e che "la sua uccisione è stata giustificata dalle leggi di guerra ed è un colpo di deterrenza contro coloro che avrebbero ucciso impunemente altri americani". Il secondo spunto di riflessione viene offerto da un intervento efficace di Joe Lieberman, ex senatore americano, prima democratico poi indipendente, candidato nel 2000 come vice di Al Gore nella corsa alla presidenza e sostenitore otto anni dopo della corsa alla Casa Bianca di John McCain. Lieberman si pone una domanda semplice: perché i candidati del Partito democratico americano non possono semplicemente ammettere che la morte di Qassem Suleimani rende gli americani più sicuri? Lieberman dice che l'ordine del presidente Trump di far fuori Suleimani era "moralmente, costituzionalmente e strategicamente corretto" e che quell'intervento "meriterebbe un sostegno più trasversale rispetto a quello ricevuto finora". "Alcuni democratici - scrive Lieberman - dicono che l'uccisione di Suleimani ci porterà alla guerra con l'Iran. Io penso che sia più probabile il contrario: che la sua morte faccia diminuire le possibilità di un conflitto più ampio perché la dimostrazione della nostra volontà di ucciderlo darà ai leader iraniani (e probabilmente anche ad altri come Kim Jong Un) buone ragioni per ponderare bene le loro azioni in futuro". Lieberman ricorda poi come in molte occasioni, in passato, anche il presidente Obama ha ordinato, "in modo sensato", attacchi con droni contro pericolosi leader terroristici, tra cui Anwar al Awlaki, un imam statunitense naturalizzato yemenita che venne inserito nel 2010 nell'elenco della persone che la Cia era autorizzata a uccidere a causa della sua attività terroristica e che venne ucciso in Yemen il 30 settembre 2011 all'età di 40 anni nel corso di un attacco avvenuto sempre via drone, organizzato dal Comando congiunto delle operazioni speciali sotto la supervisione della Cia. In quell'occasione, l'intervento avvenne senza una specifica autorizzazione del Congresso e senza una significativa opposizione democratica. "Su questo punto, i democratici dovrebbero mettere da parte la politica partigiana e qualunque sia la loro opinione del presidente Trump dovrebbero schierarsi insieme contro l'Iran e contro leader pericolosi come Qassem Suleimani". Vale per i democratici americani e vale anche per i democratici di tutto il mondo, anche ieri (Macron a parte) non hanno trovato il modo di dire parole chiare sull'escalation di violenza che arriva non dagli Stati Uniti ma dall'Iran degli ayatollah.

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