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La Nazione Rassegna Stampa
28.04.2022 La Germania dopo 80 anni torna ad armarsi, ma questa volta per difendere la pace
Commento di Roberto Giardina

Testata: La Nazione
Data: 28 aprile 2022
Pagina: 4
Autore: Roberto Giardina
Titolo: «La Germania mette l'elmetto. Addio a 70 anni di pacifismo»
Riprendiamo da NAZIONE/RESTO del CARLINO/IL GIORNO di oggi 28/04/2022, a pag.4 con il titolo "La Germania mette l'elmetto. Addio a 70 anni di pacifismo" il commento di Roberto Giardina.

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Roberto Giardina

Qui Berlino, Scholz difende linea cautela - Mondo - ANSA
Olaf Scholz

La Germania va alla guerra. Una svolta storica, dopo 77 anni di convinto pacifismo, dal 1945, dalla fine del Ill Reich. Era l'unico Paese in Europa a non allinearsi all'aiuto incondizionato all'Ucraina e a dire no all'invio di armi pesanti. II cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz si piega alle pressioni internazionali e interne sempre più forti. Berlino darà a Kiev carri armati Gepard e cannoni Haubitze (il nome di un rapace). Un primo passo, ma importante. I Gepard sono panzer leggeri e antiquati, mandati in pensione dall'esercito tedesco. Sarà necessaria una revisione per renderli pronti a tornare in azione. Scholz si è trovato a fronteggiare l'opposizione di liberali e verdi, suoi alleati al governo. Si rischiava una crisi. La sua Spd è a sua volta divisa, la base è a favore di un aiuto senza riserve. E chiede di espellere dal partito l'ex cancelliere Gerhard Schröder, amico personale di Putin, e di fatto a foglio paga della Gazprom (un milione di dollari all'anno). II presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier, socialdemocratico, ha chiesto scusa per i rapporti di lunga data con Putin: mi sono sbagliato.

Anche i cristianodemocratici attaccano Scholz, ma tacciono sui 16 anni al potere della Merkel. Frau Angela detestava Putin, ma era l'unica leader occidentale in grado di mantenere un dialogo con lo Zar. E i media nazionali compatti attaccano Scholz. In base ai sondaggi, se si votasse oggi, l'Spd potrebbe essere superata dalla Cdu/Csu. Scholz si è difeso in un'intervista sull'ultimo numero dello 'Spiegel': non sono un pacifista, come non lo erano i miei predecessori, bisogna armarsi per difendere la pace. Ma continua a dire 'nein' allo stop immediato al gas russo. Non è possibile, sostiene, domani avremmo tre milioni di disoccupati, molte aziende chiuderebbero per sempre. Senza dimenticare che, per i contratti a lungo termine, fino al 2030, la Germania dovrebbe pagare quasi 138 miliardi di euro in cambio di niente. Dopo due guerre mondiali perdute nel XX secolo e due dittature, il pacifismo tedesco era una costante. Tre generazioni sono cresciute sotto il peso del passato. Willy Brandt iniziò la sua Ostpolik nel '69, per riallacciare i rapporti con i vicini dell'est, invasi dalla Germania nazista. E nel dicembre '70 si inginocchiò nel ghetto di Varsavia. Fu il primo passo che vent'anni dopo portò alla caduta del «muro» a Berlino. Fu osteggiato dagli Stati Uniti che non si fidavano dei tedeschi. Brandt per la sua politica ottenne il via libera del Cremlino. Era un comunista? Nel 1989, molti erano contro la riunificazione, come Günter Grass, o il leader della sinistra Oskar Lafontaine. La Germania con la divisione doveva scontare le colpe del passato. Helmut Kohl non volle partecipare alla prima guerra contro l'Iraq. Si limitò a inviare a Bush padre un assegno da un miliardo di marchi, come contributo spese. Nel 2003 Schröder e il presidente francese Chirac dissero «no» a Bush figlio. Gli americani si attendevano ("opposizione di Parigi ma non quella di Berlino. Frau Merkel si tenne fuori dalla Libia e dalla Siria. E fu accusata di egoismo, tipicamente tedesco per il 'New York Times'. Da quel che è accaduto poi, non aveva torto. Ma la Germania ha partecipato alla missione in Afghanistan, dove ha perso 59 uomini. Le pressioni, dopo l'attentato del'11 settembre a New York, furono troppo forti.

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