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La Nazione Rassegna Stampa
21.11.2021 Giuseppe Culicchia: 'Le ossessioni del politicamente corretto'
Lo intervista Marcella Cocchi

Testata: La Nazione
Data: 21 novembre 2021
Pagina: 14
Autore: Marcella Cocchi
Titolo: «'Ossessionati dal linguaggio corretto. Chiameremo 'autisto' l'uomo che guida'»
Riprendiamo da NAZIONE/RESTO del CARLINO/IL GIORNO di oggi 21/11/2021, a pag.14 con il titolo 'Ossessionati dal linguaggio corretto. Chiameremo 'autisto' l'uomo che guida' l'intervista di Marcella Cocchi.

A Canelli Giuseppe Culicchia racconta la vita tra “il cuore e la tenebra” -  La Stampa
Giuseppe Culicchia

Nella «splendida cornice» del Belpaese diventato ultimamente anche bravino grazie a Draghi, alla Nazionale (ma solo fino agli Europei) e ai Maneskin sempre più fluid, ci sentiamo tutti «resilienti» e più «smart», meglio se senza working. Basta però fare una chiacchierata con Giuseppe Culicchia per capire quanto siano «obnubilati dall'idiozia omologatrice» anche gli ambienti più avanzati. Lo scrittore, che tra le altre cose ha tradotto il Bret Easton Ellis della lotta al politicamente corretto in America, accetta di di aggiornare un po' con noi due suoi spassosi vocabolari sui luoghi comuni («Mi sono perso in un luogo comune») e sulle ipocrisie («E finsero felici e contenti»).

Culicchia, possibile che tutto debba essere ricoperto odi catrame o di piume? «Pare di sì. E nel tempo questo metodo ha preso la forma della tempesta di cacca su internet».

Come spiega l'ondata di conformismo collettivo? «Non viene più sollecitato il pensiero critico, a partire dalla scuola e fino alle bolle social in cui ognuno è amico solo delle persone affini, mentre quel che resta fuori va demolito».

Qual è il luogo comune peggiore di oggi? «Tutti riteniamo sempre di avere ragione, non siamo capaci di accettare il confronto, eppure ci professiamo tolleranti».

Alla voce "decadenza" scrisse che si tratta dello stato in cui versa sempre l'Italia a partire dalla caduta dell'Impero romano, salvo brevi, inspiegabili interruzioni. Siamo ora in una di queste parentesi? «Ma restiamo molto lontani da una fase come il Rinascimento. Aggiornerei però il mio dizionario con "pax draghiana": il 6% di Pil in più ha certo un impatto positivo, ma per esempio smette di averlo pensando agli esiti del summit sul clima di Glasgow».

Il termine «bio» è ovunque... «Si usa sì, ma è solo greenwashing, ecologismo di facciata. Frase fatta?».

Lei non è forse resiliente? «Altra parolina alla moda. Andiamo a chiedere a una di quelle persone in fila alla mensa pubblica cos'è la resilienza».

Quando iniziò la deriva da politicamente corretto? «Anni '60-70. Nei campus americani alcune biblioteche vietarono di tenere l'Huckleberry Finn di Mark Twain perché usava il termine "negro". Bizzarro, perché a metà '800 non avrebbe potuto usare altra espressione, e assurdo, perché Twain disertò dall'esercito sudista ed era contro la schiavitù».

Il delirio revisionista adesso è un'ossessione... «Come sempre in Europa e in Italia le cose arrivano dopo. Ora poi tutto è amplificato dai social. L'uso dell'asterisco (*) al posto delle desinenze maschili e femminili per non urtare sensibilità gender ha un effetto grottesco. Finisce che una questione dibattuta dalla minoranza di una esigua minoranza sia amplificata al punto che davvero si pensa che abbattere le disuguaglianze equivalga a usare un lessico come "caru tuttu" invece che "cari tutti". Vogliamo dire "fare sessa" per non offendere le donne? Poi però chiamiamo anche "autisto" un guidatore se è uomo».

La sinistra è diventata più bacchettona della destra? «Altro paradosso. Un tempo era la destra ad avere manie censorie, soprattutto riguardo al sesso. Ora arrivano da sinistra. Per chi è un millennial e ricorda che in questo Paese venivano pubblicati fogli satirici di sinistra come II Male è uno choc. Indimenticabile Cuore: nella classifica delle cose per cui vale la pena vivere al primo posto mise la figa. Adesso non sarebbe possibile. Era inimmaginabile un tale rovesciamento del mondo. Tranne che per Pasolini».

Pasolini disse che «ognuno in Italia sente l'ansia, degradante, di essere uguale agli altri nel consumare, nell'essere felice, nell'essere libero»... «Il ragazzo ci vedeva lungo, già negli anni '70 aveva capito il pericolo. lo ho sentito criticare Cuore di tenebra di Conrad, uno dei prodotti più importanti di denuncia del colonialismo, per la prospettiva troppo europeista. Ma Conrad era un migrante: polacco trasferitosi in Inghilterra. Come si arriva a una tale ottusità?».

Se non si è neri non si può parlare di razzismo, se non si è trans mai dire nulla sui trans... «Se per poter scrivere di un personaggio io dovessi essere quel personaggio sarebbe la fine di tutto. Dovremmo buttare a mare tutta la nostra cultura. Voglio dire: Dostoevskij non ha mai ammazzato nessuno! Di che cosa stiamo parlando?».

C'è sempre una minoranza che potrebbe offendersi, no? «Bukowski e Easton Ellis sono stati demoliti dalle critiche femministe e democratiche senza che i feroci censori si rendessero conto che gli autori in realtà sbeffeggiavano le miserie - per usare il termine di Guccini - degli uomini e dei leader. Mi colpisce la superficialità con cui anche persone istruite prendono cantonate tali da obnubilare la mente».

Semplificazione e scontro. «Per esempio si tende, soprattutto sotto elezioni, ad affibbiare l'epiteto di "fascista" a chiunque non abbia idee conformi alle nostre (basta che uno sia contrario, che so, all'utero in affitto). Da un lato è un travisa mento della parola fascista, dall'altro una foglia di fico per la sinistra che da anni non dice più niente di concreto sul tema lavoro. Ma se i giovani oggi si trovano in una posizione di precariato pressoché totale è dovuto a leggi introdotte da governi di sinistra. Vorrei che i politici si occupassero di lavoro, giovani, scuola, sanità. Altro che "eccellenze" e "splendida cornice"».

E ora che fa? Torna al nuovo libro? Qualche anticipazione? «Mai! Ma ci sto lavorando. "Alacremente"».

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