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La Nazione Rassegna Stampa
04.11.2021 I disegni di Kafka
Commento di Roberto Giardina

Testata: La Nazione
Data: 04 novembre 2021
Pagina: 23
Autore: Roberto Giardina
Titolo: «L'altro Franz: disegni allegramente kafkiani»
Riprendiamo da NAZIONE/RESTO del CARLINO/IL GIORNO di oggi 04/11/2021, a pag.23 con il titolo "L'altro Franz: disegni allegramente kafkiani" il commento di Roberto Giardina.

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Roberto Giardina

Datei:Kafka-transition.jpg – Wikipedia

Erano stati dimenticati per decenni nella cassaforte di una banca in Svizzera, i disegni di Franz Kafka, che appaiono oggi in un volume dal titolo semplice, Die Zeichnungen, i disegni, (Beck Verlag; 44 euro), a cura Judith Butler e Andreas Kircher. In questi giorni apparirà l'edizione francese, negli Stati Uniti sarà pubblicata dalla Yale University Press, in Gran Bretagna uscirà in primavera. Prima o poi non mancherà l'edizione italiana. Un bestseller annunciato, ma molto più di una curiosità o di un libro strenna, come si potrebbe sospettare. È stato ritrovato un album completo di disegni, e decine di fogli sciolti. È una scoperta straordinaria, un tesoro artistico, un piacere e un'emozione per i lettori che sono rimasti affascinati dalle sue opere, II Castello, II Processo, Le metamorfosi, sono questi i titoli che vengono prima alla mente. Lo psicologo Géza Révész (1878- 1955), nato in Ungheria, nella Mitteleuropa di Kafka, nel saggio Talento e genio, tradotto anche in Italia, scrisse che quasi tutti gli scrittori sono portati per il disegno e la pittura. E, al contrario, i pittori sanno anche scrivere, a volte con risultati sorprendenti. Magari non a un grande livello artistico, ma a un buon livello. Basta ricordare i taccuini di viaggio dei romanzieri nell'Ottocento, quando la fotografia era agli albori, accompagnati da schizzi di paesaggi o di uomini e donne. Non è dunque una sorpresa che Kafka se la cavasse con la matita o il pennello, anzi dimostra un talento fuori del comune.

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Franz Kafka

Erano noti alcuni disegni, ma la pubblicazione quasi completa di quanto ha lasciato, fa meglio comprendere il suo genio letterario, anche se quelli che Kafka chiamava scarabocchi, non sono in rapporto diretto con romanzi e racconti, non sono una sorta di appunti, o di illustrazioni. Fin da ragazzo, Kafka amava disegnare, di rado usava gli acquarelli, lo faceva con passione, soprattutto negli anni tra il 1901 e il 1907. Con pochi tratti, semplici e raffinati, crea figure umane, sottili, quasi senza peso, che dal realistico passano nel fantastico, nel sogno o nel grottesco, a volte nella parodia carnevalesca. Lo scrittore Daniel Kehlmann, che gli italiani conoscono per La scrittura del mondo (Feltrinelli), è autore del commento. Giustamente sottolinea l'aspetto buffonesco e ironico delle tavole. In questo la raccolta è utile per capire o, meglio, per gustare in altro modo, o nella giusta maniera le sue opere letterarie. Kafka sosteneva che i suoi romanzi non fossero tragici. In altre parole, non erano kafkiani. Erano anche umoristici, secondo lui. Kehlmann si stupisce come con pochi tratti di penna, riesca a dare alle sue figurine «una presenza, e un profondo effetto comico»: un uomo irato sembra affrontare un bicchiere di vino sulla tavola. Una silhouette nera tratteggiata dall'alto sembra abbandonata su una scrivania, dorme o piange?, un uomo è colto in un passo di danza ma si appoggia a un bastone. Kafka era un ebreo céco, e il suo umorismo è particolare. Le sue figurine non appaiono mai compassionevoli, o suscitano tristezza, anche quando sono in una posa che potrebbe apparire sconsolata, o di resa. Sono autoironiche, sorridono di se stesse, fragili e allo stesso tempo indistruttibili. Che Kafka tenesse ai suoi scarabocchi lo dimostra il fatto che li abbia conservati con molta cura, anche se aveva ordinato al suo amico, lo scrittore e giornalista austriaco Max Brod di distruggerli insieme ai manoscritti. Uno di quegli ordini che si ha il dovere di non eseguire. Brod lasciò in eredità le carte di Kafka, compresi gli schizzi, alla sua segretaria Esther Hoffe, con la raccomandazione di consegnarli dopo la sua morte (nel 1968) alla Biblioteca Nazionale di Israele. Anche Frau Hoffe disobbedì, ma alla sua maniera, per troppi anni li ha negati a tutti, anche agli studiosi. Depositò i documenti nel caveau di una banca svizzera. È scomparsa nel 2007 a 101 anni. Solo dopo un'annosa e complicata battaglia legale, nel 2016, la Corte Suprema israeliana ha deciso che il «tesoro di Kafka» fosse consegnato alla Biblioteca. Due anni fa si è potuto cominciare a digitalizzare tutti gli autografi in modo che siano consultabili anche dal pubblico normale, non solo dagli addetti ai lavori.

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