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La Stampa Rassegna Stampa
14.05.2023 Walter Siti riceverà il premio Fuori! al Salone del Libro
Lo intervista Fabrizio Accatino

Testata: La Stampa
Data: 14 maggio 2023
Pagina: 41
Autore: Fabrizio Accatino
Titolo: «"Il museo dell'omosessualità per ricordare le nostre lotte"»
Riprendiamo dalla STAMPA - Torino di oggi, 14/05/2023, a pag.241 con il titolo "Il museo dell'omosessualità per ricordare le nostre lotte" l'intervista di Fabrizio Accatino.

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Walter Siti

«Mi sono unito civilmente con il mio compagno perché ha 24 anni di meno e quando non ci sarò più voglio che possa godere della mia reversibilità. Onestamente però non ho mai pensato che questo facesse di noi l'esatto equivalente di una coppia eterosessuale. Mi rendo conto che è politicamente scorretto dirlo, ma quando la diversità diventa norma ti viene il desiderio di essere diverso anche da quello». Walter Siti ama percorrere i sentieri del pensiero in direzione ostinata e contraria. Complesso, a volte ombroso, sempre autentico, lo scrittore modenese pare sentirsi a proprio agio all'opposizione dell'opposizione, come il Nanni Moretti di "Caro diario".

All'indomani della manifestazione che ha riunito i sindaci a Torino in favore dei diritti delle famiglie arcobaleno, le sue parole imboccano strade poco battute. «Oggi c'è un'idea irenica dell'omosessualità, la mamma che ti porta la colazione a letto mentre sei con il tuo compagno. E chi come me sbava dietro ai corpi sudati e muscolosi viene considerato nevrotico, tossico».

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I corpi maschili sono al centro dei racconti del suo nuovo libro, "Tutti i nomi di Ercole" (Rizzoli), che sabato 20 al Salone del Libro riceverà il premio Fuori! . Che cosa la lega al movimento di Angelo Pezzana? «Ricordi di vita dei primi Anni 70, quando a Pisa incontrai due radicali, Laura Fossetti e il torinese Francesco Merlini, che fecero da tramite tra me e il Fuori! . Angelo lo incontrai per la prima volta a casa loro. Leggere la rivista del movimento e anche l'altra, Lambda, era il mio modo per rendere politico qualcosa che fino ad allora era stato esclusivamente privato».

Com'era essere omosessuali negli anni Settanta? «C'era questa strana idea, che oggi trovo un po' ridicola, che essere gay fosse la condizione sufficiente per risultare interessanti. Basta guardarsi intorno per rendersi conto invece di quanti siano gli omosessuali poco interessanti. Aveva ragione Sandro Penna in quella sua breve poesia: «Felice chi è diverso / Essendo egli diverso. / Ma guai a chi è diverso / Essendo egli comune».

FUORI! 1971 – 2021. 50 anni dalla fondazione del primo movimento  omosessuale in Italia”, al Polo del '900 - Zipnews.it

L'Ercole nel titolo del suo libro rappresenta l'archetipo della mascolinità? «Per anni lo è stato, ma nel mito sono presenti anche elementi che denotano la fragilità e bisessualità del personaggio. C'è l'episodio in cui diventa prigioniero di una regina che lo veste da donna e lo mette a filare la lana, con un satiro che cerca di possederlo. O il rifiuto di salire sulla barca con gli Argonauti perché non trova il giovane di cui è innamorato. Questo suo essere un maschio non pieno è ciò che di lui mi interessa di più».

Il suo sguardo sul corpo maschile è uguale a quello di Pasolini? «No. Innanzitutto all'epoca non c'era ancora la cultura dell'immagine come mercificazione del corpo. E, a differenza mia, lui desiderava solo ragazzi eterosessuali, in vita sua non credo abbia mai amato un omosessuale. Il che fa scattare una sorta di cortocircuito logico abbastanza curioso. Come Groucho Marx quando diceva: "Non vorrei mai far parte di un club che accettasse tra i suoi soci uno come me».

Insieme al premio, sabato festeggerà i suoi 76 anni. Pesano? «Sto completando il mio ultimo romanzo, poi se riuscirò ancora a lavorare mi dedicherò a progetti più piccoli. La cosa strana è che da un po' ho iniziato a contare gli anni al contrario, prendendo come riferimento gli 85. Oltre quella età credo subentri inevitabile il rincoglionimento».

Che cosa ne pensa del progetto di Pezzana e del suo vice Maurizio Gelatti di creare a Torino un museo dell'omosessualità? «Mantenere viva la storia nostra e delle lotte che abbiamo dovuto passare credo sia positivo, anche sul modello di diversi Paesi stranieri. In ogni caso non ci andrei, alla mia età mi sento già museificato a sufficienza».

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